Il senatore e leader di Italia Viva ha risposto nella sua Enews a chi chiedeva conto delle sue relazioni con il principe Mohammed bin Salman. Renzi ha detto che «difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti» ma non rinnega le lodi fatte nella conferenza a cui ha partecipato
Il Partito democratico, il Movimento cinque stelle e Sinistra italiana chiedono chiarimenti sul viaggio di Matteo Renzi in Arabia Saudita avvenuto in piena crisi di governo.
Chiedono che il senatore fiorentino chiarisca i suoi rapporti con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman, e tronchi la collaborazione con la fondazione Future Investment Iniziative. I commenti arrivano dopo la pubblicazione del rapporto del National Intelligence che afferma un diretto coinvolgimento del principe saudita nell’uccisione di Jamal Khashoggi.
A distanza di un giorno è arrivata la replica del leader di Italia Viva, attraverso la sua Enews, che afferma: «È giusto intrattenere rapporti con l’Arabia Saudita perché è un baluardo contro l’estremismo islamico ed è uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni. Anche in queste ore il presidente Biden ha riaffermato la necessità di questa amicizia in una telefonata al Re Salman. Ma Biden ha chiesto giustamente di fare di più. Soprattutto sulla questione del rispetto dei giornalisti».
Sugli elogi fatti al regime saudita durante la conferenza a cui ha partecipato ha detto di non pentirsi: «Credo in questo programma. Vision2030 è la più grande possibilità per modernizzare l’Arabia Saudita attraverso una serie di iniziative nel mondo del turismo, dell’innovazione, delle infrastrutture, dell’intelligenza artificiale. Ed è una grandissima opportunità anche per le aziende di tutto il mondo che lavorano lì, tra cui moltissime italiane. Rispettare i diritti umani è una esigenza che va sostenuta in Arabia Saudita come in Cina, come in Russia, come in tutto il Medio Oriente, come in Turchia. Ma chi conosce il punto dal quale il regime saudita partiva sa benissimo che Vision 2030 è la più importante occasione per sviluppare innovazione e per allargare i diritti».
A proposito dell’uccisione del giornalista saudita del Washington Post ha detto di aver condannato «già tre anni fa la morte di Khashoggi» e che «difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti».
Il senatore ha poi concluso attaccando le compagini politiche: «Mi spiace solo che si utilizzi la vicenda saudita per coprire le difficoltà interne italiane e per giustificare un’alleanza dove – come spesso è accaduto a una certa sinistra – si sta insieme contro l’avversario e non per un’idea».
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