Tutto rinviato al 18 settembre. La difesa: «Il patteggiamento avrebbe consentito di evitare ad entrambi un lungo e doloroso processo». La parte offesa: «Così diamo voce anche a chi non ha avuto la forza di denunciare». La commissione Femminicidi ha acquisito gli atti
La gup del tribunale di Roma ha respinto la richiesta di patteggiamento del professor Luca Richeldi, pneumologo presso il policlinico Gemelli e indagato per violenza sessuale aggravata dal rapporto medico-paziente. Ora, il medico dovrà scegliere se procedere con rito ordinario e dunque andare a dibattimento, chiedere il rito abbreviato, così da poter beneficiare della riduzione di un terzo della pena in caso di condanna oppure presentare una nuova richiesta di patteggiamento, riformulandola alla luce delle indicazioni della gup e dopo un nuovo parere favorevole della procura. La prossima udienza è stata fissata per il 18 settembre.
La richiesta di patteggiamento non accolta prevedeva una pena di 10 mesi e 20 giorni convertiti in pena pecuniaria di 49.50 euro, sospesa insieme alle pene accessorie. Per arrivare a questo calcolo, la difesa di Richeldi aveva applicato una serie di attenuanti tra le quali il risarcimento del danno offrendo alla parte offesa - la professionista romana G.P. - 10 mila euro, che sono però stati rifiutati.
La giudice ha respinto il patteggiamento perchè, per come è stato formulato, non rispetta la nuova normativa introdotta dalla riforma Cartabia del 2022 sulla quantificazione della pena. Secondo quanto introdotto dalla riforma, infatti, la pena detentiva fino a un anno può essere sì convertita in pena pecuniaria ma non anche sospesa, come era invece stato previsto nel patteggiamento (e come permetteva la normativa precedentemente in vigore). Prima dell’udienza la difesa di Richeldi aveva anche fatto pervenire una memoria in cui forniva altre sedi in cui il medico avrebbe potuto svolgere il il percorso riabilitativo previsto dalla legge. Nella richiesta di patteggiamento il luogo indicato era il Gemelli – quindi l’ospedale dove Richeldi lavora - invece che in uno dei centri convenzionati per uomini autori di violenza (Cuav) e la scelta era stata contestata dalla legale della parte offesa. La giudice però non ha considerato questa ulteriore memoria, ritenendo il patteggiamento inaccoglibile per l’incongruità della pena proposta.
Le reazioni
«Il patteggiamento sarebbe stata la soluzione migliore perchè penalizzante per il mio assistito ma sicuramente non dannosa per la parte offesa; inoltre avrebbe consentito di evitare ad entrambi un lungo e doloroso percorso processuale. Ragioneremo con calma sulle nostre future determinazioni» è stato il commento dell’avvocata di Richeldi, Ilaria Barsanti, al termine dell’udienza.
Di diverso avviso Ilenia Guerrieri, che difende G.P., la quale ha definito il rigetto del patteggiamento «Un grande successo. Quando si tratta di violenza sessuale con l’aggravante del rapporto di fiducia, anche i palpeggiamenti sono violenza sessuale se non c’è consenso, quindi devono essere adeguatamente puniti. Così diamo voce anche alle persone che non hanno avuto la forza di denunciare, dimostrando che non ci sono persone intoccabili».
G.P., professionista romana ed ex portavoce di un ministro del precedente governo, si è detta «soddisfatta» della decisione della giudice e che ora si aspetta che «il policlinico Gemelli, l’ordine dei medici e l’università prendano atto di questa decisione e facciano qualcosa di concreto».
Il caso
La vicenda dell’abuso, resa nota da Domani nel febbraio scorso, risale all’inizio del 2022. L’accusa a carico di Richeldi è di violenza sessuale, aggravata dall’aver commesso il fatto abusando della sua autorità, visto il suo ruolo di medico di fiducia della donna. Per questo reato la pena prevista va dai 6 ai 12 anni, aumentata di un terzo per l’aggravante e la possibile pena accessoria della sospensione dall’esercizio della professione. Secondo la denuncia della parte offesa, lo pneumologo le avrebbe imposto di subire palpeggiamenti «sotto i vestiti e a contatto con la pelle», poi le si sarebbe gettato addosso «baciandola sulla bocca». Avrebbe continuato anche «dopo che lei si era alzata per sottrarsi alla condotta, esplicitando il suo diniego», infine «le cingeva alle spalle con le braccia stringendole il seno con le mani ed appoggiandosi con il suo corpo contro di lei». L’aggressione sessuale sarebbe avvenuta subito dopo una visita, in un ufficio dentro al complesso del Gemelli.
Durante l’interrogatorio del 19 novembre 2023, Richeldi ha confermato di aver visitato la donna, ma che «dopo la visita si è rivestita, abbiamo fatto due chiacchiere, non ricordo se sempre seduti sul divano e se ci siamo anche alzati», è stata la sua ricostruzione, e «la visita in sé sarà durata cinque minuti, poi qualche minuto per salutarsi».
Nella precedente udienza dell’8 maggio, la legale di Richeldi ha detto che «l’ipotesi accusatoria contestata si limita a poco più di un tentativo di bacio» e «tale ipotesi accusatoria, peraltro già smentita dal professor Richeldi, non è supportata da prove».
Intanto, risulta a Domani che la commissione parlamentare sul fenomeno dei femminicidi abbia chiesto e già ricevuto dalla procura di Roma gli atti del procedimento.
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