Le forze della maggioranza hanno chiuso sulla riforma della giustizia. I 5 Stelle, i più scettici, hanno parlato di accordo unanime. Cartabia: «È una giornata importante. Tutte le forze politiche si sono impegnate a ritirare tutti gli emendamenti»
Il governo, dopo una difficile riunione del consiglio dei ministri, ha trovato l'intesa sulla riforma della giustizia. È quanto si apprende da fonti di maggioranza. L’accordo unanime sulle modifiche alla riforma voluta dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, è stato confermato anche dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, parlando con i cronisti all'uscita da palazzo Chigi.
«Direi che è una giornata importante – ha detto invece Cartabia – ci sono state lunghe riflessioni e lavoro per arrivarsi incontro. C'è stata un'approvazione all'unanimità con convinzione da parte di tutte le forze politiche con l'impegno a ritirare tutti gli emendamenti presentati da forze politiche di maggioranza con l'obiettivo di accelerare il più possibile il lavoro in parlamento e se possibile concludere prima della pausa estiva questa importantissima riforma».
Il nodo sulla mafia
Il movimento 5 Stelle non era d’accordo su alcuni passaggi, in particolare sui alcuni reati di mafia che rischiavano di finire nell’elenco sui quali avrebbe pesato l’improcedibilità oltre un certo periodo di tempo.
E invece anche su questo è stato trovato l’accordo: a quanto si apprende da fonti di governo, riporta l’agenzia di stampa LaPresse, per i reati di mafia - quindi anche il 416 bis e ter - è stato previsto un regime speciale con l'esclusione dall'improcedibilità mentre per i 416 bis 1, cioè i reati con aggravante mafiosa, nel regime transitorio sono previsti tempi più lunghi fino a sei anni. Tempi più lunghi garantiti anche per terrorismo, violenza sessuale, traffico di droga. Resta esclusa la corruzione, però.
E tuttavia c’è chi vede nella mediazione una sconfitta dei grillini, come Osvaldo Napoli, l’ex berlusconiano ora con Coraggio Italia di Giovanni Toti: «Posso ben capire l’ansia da prestazione di Giuseppe Conte, da quasi tre mesi leader solo “in pectore” del M5s, ma immaginare di bloccare il governo e rischiare il naufragio del Pnrr al solo scopo di apportare modifiche alla riforma Cartabia per tenere uniti i Cinquestelle è scandaloso. La riforma del ministro della Giustizia è un punto di equilibrio trovato con grande fatica. La disponibilità del governo a rimodulare alcuni aspetti tecnici in materia di improcedibilità non è masi venuta meno. Ma pensare di riaprire l’intera partita sulla riforma della giustizia come vorrebbero i Cinquestelle, e non solo, è soltanto una manifestazione di irresponsabilità politica. Trovato l’accordo, il M5s griderà alla vittoria, ma la verità è che la riforma Cartabia va avanti nel suo impianto. Per fortuna dell'Italia».
Giuseppe Conte ha dichiarato di sentirsi fiducioso, il Movimento voterà compatto in aula sulla riforma.
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