- Domani intervista il procuratore capo di Catanzaro, che definisce quella della ministra Marta Cartabia una riforma che non serve alla sicurezza dei cittadini italiani, non serve a dare giustizia alle parti offese, a coloro i quali hanno subito vessazioni da parte di mafiosi o criminalità comune.
- Non era inimmaginabile che si potesse proporre una riforma così giustificandola con l’arrivo dei soldi dall’Europa. Dire che bisogna fare la riforma perché altrimenti l’Europa non ci darà i soldi è umiliante.
- Per coerenza non bisognava celebrare queste ricorrenze, i morti non si possono difendere, non possono parlare. Falcone e Borsellino si saranno girati tre volte nella tomba a sentire questo tipo di riforma.
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La ministra Marta Cartabia continua a difendere la sua riforma della giustizia. Lo ha fatto lo scorso 19 luglio, giorno del ricordo della strage di via D'Amelio dove furono uccisi il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta: Agostino Catalano,. Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela. Loi e Claudio Traina. Cartabia, da Firenze, ha parlato degli interventi di Falcone e Borsellino collegandoli all'attualità, al progetto di revisione del processo penale che la ministra ha fortemente voluto.
«Spesse volte nei loro scritti nei loro interventi torna una sottolineatura che non può sfuggirci anche oggi nel nostro contesto di riflessione e cioè che una giustizia che funziona non è soltanto all'inseguimento di un'immagine di efficienza. Ma una giustizia che funziona è il primo presidio contro la legge del più forte», ha detto Cartabia. Ma proprio mentre chiamava in causa i due magistrati uccisi dalla mafia dei corleonesi, le toghe antimafia hanno duramente attaccato la riforma. «Non bisognava andare a queste ricorrenze, i morti non si possono difendere, non possono parlare. Falcone e Borsellino si saranno girati tre volte nella tomba a sentire i contenuti di questa riforma», dice a Domani Nicola Gratteri, procuratore capo della repubblica di Catanzaro, da anni sotto scorta.
In commissione giustizia alla camera dei Deputati ha duramente criticato la riforma Cartabia sulla giustizia come la definerebbe?
È una riforma che non serve alla sicurezza dei cittadini italiani, non serve a dare giustizia alle parti offese, a coloro i quali hanno subito vessazioni da parte di mafiosi o criminalità comune. Una riforma che è una tagliola.
Allora a chi serve?
Premia tutti quelli che sono imputati in un processo. Da questo momento in poi l’imputato farà di tutto perché il processo non si celebri e si arrivi al fatidico traguardo dei due anni in appello (tre per i reati più gravi, ndr), o dell'anno in Cassazione (al massimo 18 mesi). Considerando che mediamente in appello ci vogliano tre anni e mezzo per concludere un processo di secondo grado, vuol dire che quasi la metà dei processi verrà ghigliottinato.
Quindi, secondo lei, vincerà l’impunità?
Si sfregheranno le mani delinquenti e faccendieri. Una riforma che favorisce tutti coloro i quali sono implicati in un processo penale.
Con questa riforma che fine farebbe Rinascita Scott, il maxi processo contro la ‘ndrangheta che lei e la sua procura avete istruito?
Rinascita Scott non si concluderà in appello negli anni previsti dalla nuova riforma. Se qualcuno dovesse chiedere la riapertura dell’istruttoria in appello, come spesso accade per una nuova prova o nuovi elementi, il processo non si chiuderà più.
Quindi lei sta dicendo che questa riforma è un favore alle mafie e alla borghesia mafiosa?
Sicuramente sì.
Si aspettava un intervento di questo tipo dal governo Draghi e della ministra Cartabia?
No. Non era immaginabile che si potesse proporre una riforma così giustificandola con l’arrivo dei soldi dall’Europa. Dire che bisogna fare la riforma perché altrimenti l’Europa non ci darà i soldi è umiliante. Umiliante per l’Italia e per i cittadini.
Ha mai visto una proposta simile?
No. È la peggiore riforma che ho visto dal 1986 a oggi. Farà sprofondare ancora di più la fiducia nella giustizia degli italiani. Vanificherà il lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine.
Nella riforma si prevede l’iscrizione retrodatata, è utile?
È una follia sul piano pratico, rallenterà ancora di più il lavoro dei tribunali e delle corti d’appello. Un magistrato dovrà studiare migliaia di pagine per accertare se l’iscrizione è stata corretta a quella data o doveva essere anticipata. Non è un dettaglio da poco perché si discute la decorrenza dei termini a partire dall’iscrizione.
Intanto ieri è stato celebrato il ventinovesimo anniversario della strage di via D’Amelio dove sono stati uccisi Paolo Borsellino e la sua scorta.
Per coerenza non bisognava andare a queste ricorrenze, i morti non si possono difendere, non possono parlare. Falcone e Borsellino si saranno girati tre volte nella tomba a sentire questo tipo di riforma. Conoscendo la vita, l’integrità di questi grandi uomini che sono morti in nome di un’idea, io penso che non bisognava avvicinarsi nemmeno alla tomba, alla lapide di questi grandi uomini nel momento in cui si produce un sistema di norme che favorirà i faccendieri e i mafiosi.
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