- Anche se in Italia l’ondata epidemica provocata dalla variante Omicron è ormai alle spalle, dobbiamo sempre ricordare che in altre parti del mondo il Covid continua a mietere molte vittime.
- Il 7 marzo scorso sulla rivista scientifica Nature è stato pubblicato uno studio che dimostra che le persone che abbiano avuto anche una forma lieve di Covid-19 possono subire un invecchiamento precoce ed accelerato del loro cervello, e altre modificazioni del loro sistema nervoso centrale.
- Un altro enorme studio, pubblicato il 10 marzo sulla rivista Lancet, stima che i decessi segnalati per Covid durante la pandemia siano stati 18,2 milioni e non 5,94 milioni come riportano le statistiche ufficiali.
Anche se in Italia l’ondata epidemica provocata dalla variante Omicron è ormai alle spalle, dobbiamo sempre ricordare che in altre parti del mondo il Covid purtroppo continua a mietere molte vittime. Pochi giorni fa, il direttore generale della Organizzazione mondiale della sanità Tedros Ghebreyesus ha invitato a non abbassare la guardia contro il Sars-CoV-2. «A due anni da quando il Covid-19 è stato dichiarato una pandemia dall’Oms, più di sei milioni di persone sono morte», ha detto. «Sebbene i casi e i decessi segnalati siano in calo a livello globale e diversi paesi abbiano revocato le restrizioni, la pandemia è tutt’altro che finita e non sarà finita da nessuna parte finché non sarà finita ovunque», ha ammonito.
Infatti, in Germania i casi sono di nuovo in forte aumento, se ne contano 250mila in un giorno, un’escalation che è iniziata quando il governo ha deciso di abbandonare tutte le misure restrittive.
Il ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach ha tenuto una preoccupata conferenza stampa: «Leggo sempre che la variante Omicron è leggera, ma è falso o vero solo in parte, visto che in Germania ci sono 250 morti al giorno e sono destinati ad aumentare». La situazione è simile in Gran Bretagna, dove i casi nelle scorse settimane hanno avuto un’impennata del 60 per cento.
Non abbassare la guardia
Anche da noi i casi stanno lentamente crescendo, dai 35 mila circa di una settimana fa ai 50mila circa di questi giorni. Per ora grazie ai vaccini siamo al sicuro, ma i numeri della Gran Bretagna e della Germania ci devono invitare alla prudenza: se lasciato libero di propagarsi il virus è ancora pericoloso.
Quindi, anche se siamo vaccinati, ci conviene adottare ancora qualche cautela, come evitare gli assembramenti e indossare le mascherine in luoghi affollati al chiuso, se vogliamo passare un’estate tranquilla. E dobbiamo tenere a mente che ci sono pericolose sacche di popolazione ove il virus si potrebbe ancora diffondere: circa il 15 per cento degli individui tra 30 e 60 anni di età non si è vaccinato sinora e probabilmente non lo farà mai, e solo il 42,3 per cento dei bambini tra cinque e undici anni ha fatto almeno la prima dose.
Eppure, i motivi per vaccinarsi ci sono e se ne accumulano di nuovi ogni giorno, perché la scienza progredisce e noi acquistiamo sempre nuove conoscenze sui danni che il Covid-19 può provocare nell’uomo.
I problemi al sistema nervoso
Ad esempio, il 7 marzo scorso sulla rivista scientifica Nature è stato pubblicato uno studio che dimostra che le persone che hanno avuto anche una forma lieve di Covid-19 possono subire un invecchiamento precoce ed accelerato del loro cervello, e altre modificazioni del loro sistema nervoso centrale.
Questo studio, condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Oxford guidati da Gwenaelle Douaud e c’è il più vasto nel suo genere. Gli scienziati hanno scoperto che il cervello degli individui che si sono ammalati di Covid - non importa se in forma lieve, moderata o grave - mostra perdite di materia grigia e altre modificazioni più vaste rispetto a quello di chi non si è ammalato di Covid. Le anomalie maggiori si registrano nelle aree del cervello che controllano il senso dell’olfatto e in quelle della memoria.
«Siamo stati molto sorpresi dalle enormi differenze che abbiamo trovato anche nel cervello di chi aveva avuto un’infezione lieve», ha affermato Gwenaelle Douad, professoressa di Neuroscienze dell’Università di Oxford. La professoressa Douad e i suoi colleghi hanno esaminato la Biobanca del Regno Unito, una banca dati che contiene un enorme mole di cartelle cliniche digitali di pazienti inglesi.
L’esperimento
Hanno selezionato 401 individui che per un qualche motivo si erano sottoposti a una Tac, a una risonanza magnetica, o ad una Pet cerebrale e che poi si erano ammalati di Covid tra il marzo 2020 e l’aprile del 2021, li hanno contattati, e a meno di quattro mesi e mezzo dalla loro guarigione li hanno sottoposti a una seconda Tac, risonanza, o Pet: in questo modo hanno potuto paragonare le immagini cerebrali di questi soggetti prima del Covid con quelle dopo il Covid.
Contemporaneamente, hanno selezionato 384 persone che avevano fatto una Tac, una risonanza o una Pet e non si erano ammalate di Covid, e hanno sottoposto anche loro a un secondo esame. I 401 individui che si erano ammalati di Covid avevano la stessa età – tra 50 e 80 anni – le stesse caratteristiche socioeconomiche e gli stessi fattori di rischio, come pressione alta e obesitàc dei 384 individui non malati di Covid; 15 di loro sono stati ricoverati in ospedale.
Normalmente, ogni essere umano durante l’invecchiamento perde dallo 0,2 allo 0,3 per cento di materia grigia all’anno nelle aree della memoria, ma gli scienziati in questo studio hanno trovato che gli individui infettati dal coronavirus avevano perso molta materia grigia in più - dallo 0,2 al 2 cento - rispetto a chi non era stato colpito dal virus. I partecipanti allo studio sono stati anche sottoposti a test per valutare le loro funzioni cognitive e le loro capacità verbali: i pazienti che avevano perdite maggiori di sostanza grigia ottenevano risultati peggiori ai test.
Anche se le parti del cervello maggiormente colpite erano quelle responsabili del senso dell’olfatto, è probabile che il coronavirus provochi altri danni meno visibili ma ugualmente gravi anche in altre aree. «Le anomalie nel cervello dei partecipanti infettati dal coronavirus potrebbero essere in parte collegate alla loro perdita dell’olfatto, ed è possibile che con il progressivo recupero delle loro funzioni olfattive anche le anomalie cerebrali ad esse associate tendano a scomparire», afferma la Douad.
«È anche probabile che gli effetti dannosi del Covid – che siano provocati direttamente dal virus o indirettamente attraverso processi infiammatori autoimmuni – diminuiscano col tempo. Per scoprirlo dovremo riesaminare il cervello di questi individui anche in futuro, tra uno o due anni».
Insomma, le lesioni cerebrali osservate dagli studiosi potrebbero spiegare sia la perdita del senso dell’olfatto e del gusto sia i deficit cognitivi, come la cosiddetta nebbia cerebrale, che colpisce spesso i malati di Covid.
Perchè vaccinarsi
Gli scienziati autori dello studio sostengono che i loro dati vanno presi con cautela perché fotografano solo la situazione clinica di questi pazienti in un determinato momento, e tuttavia «aumentano le probabilità che l’infezione da Sars-CoV-2 provochi conseguenze a lungo termine che potrebbero favorire l’insorgenza del morbo di Alzheimer o di altre forme di demenza». Una ragione in più per vaccinare gli adulti e anche i bambini che non si sono ancora vaccinati.
Un altro enorme studio, pubblicato il 10 marzo sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet, e intitolato “Stima della mortalità eccessiva dovuta alla pandemia da COVID-19”, ci ammonisce a non abbassare la guardia. Gli scienziati hanno esaminato i dati relativi alla mortalità in eccesso in 74 paesi del mondo nei due anni di pandemia e ne hanno tratto conclusioni sconvolgenti.
Scrivono gli autori: «Sebbene i decessi segnalati per Covid-19 tra l’1 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021 siano stati 5,94 milioni in tutto il mondo, stimiamo che 18,2 milioni di persone siano morte in tutto il mondo a causa della pandemia di Covid-19 (come misurato sulla base dell'eccesso di mortalità) in quel periodo. L’impatto totale della pandemia è stato molto più grande di quanto indicato dalle morti ufficiali riportate dovute al solo Covid-19».
Quindi, il numero delle vittime della pandemia nel mondo potrebbe essere tre volte più alto delle stime ufficiali. E in Italia? Nei primi due anni di pandemia il nostro paese ha riportato ufficialmente 137mila morti per Covid-19, ma secondo gli autori dello studio è probabile che siano molti di più, almeno 259mila.
L’epidemia in Italia sta passando, non scordiamoci che il coronavirus è un nemico pericoloso e letale, e può sempre tornare.
© Riproduzione riservata