Il rompicapo riguarda la Superjet International Spa, produttrice di aerei civili a Venezia, a ridosso dell'aeroporto Marco Polo, nata da un investimento congiunto di Leonardo e United Aircraft Corporation
La scelta che il governo italiano si trova ad affrontare, ridotta all'osso, è paradossale: rispettare alla lettera la legge o rischiare il fallimento di un'azienda? Il rompicapo riguarda la Superjet International Spa, produttrice di aerei civili a Venezia, a ridosso dell'aeroporto Marco Polo: 134 dipendenti diretti, molti dei quali ingegneri, è nata nel 2007 da un investimento congiunto di Leonardo, allora Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica), e United Aircraft Corporation, meglio nota come Uac, l'azienda aeronautica dello Stato russo.
Tra Mosca e Venezia si produce da anni il Sukhoi Superjet 100, un aereo di linea regionale da circa 100 posti: in Russia si fa buona parte della produzione, in Italia ci si occupano soprattutto di certificazioni, personalizzazione interna dei velivoli e gestione post vendita.
Il socio di Leonardo
Tutto è filato più o meno liscio fino all'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, quando l'Unione europea – il 15 marzo 2022 - ha inserito nella lista delle entità sanzionate anche la Uac, che proprio come Leonardo è una società controllata dallo Stato. Due mesi più tardi, il 7 maggio del 2022, l’Italia ha congelato, oltre a 4 aerei di linea, il 90 per cento della Superjet International Spa. Valore complessivo: 122 milioni di euro. Mentre Leonardo è proprietaria del 10 per cento delle azioni della joint-venture, lo Stato russo controlla infatti la restante quota. E lo fa attraverso due società: la Aviation Holding Company Sukhoi, russa, proprietaria del 49 per cento, e la Wing Ned Bv, olandese, detentrice del 41 per cento.
Dato che la Russia è proprietaria della maggioranza dell'azienda, il problema è rilevante: che fine faranno i 134 dipendenti italiani della joint-venture, un'azienda impegnata in un settore delicato come quello dell'aviazione? E qui iniziano ad emergere i primi fatti interessanti. Cinque giorni prima che l'Ue pubblicasse nella lista dei sanzionati la Uac, una società italiana dice di aver firmato un contratto per acquistare dai russi il 41 per cento della Superjet. Lo si legge in un'ordinanza del Tar del Lazio, a cui la stressa impresa tricolore ha fatto recentemente appello per poter diventare azionista della Superjet.
Il Tar ha respinto l'appello spiegando, tra le altre cose, che l'azienda in questione non è stata in grado di presentare ai giudici quel contratto: “La ricorrente non ha però prodotto il contratto di cessione sottoscritto in data 10 marzo 2022 avente ad oggetto l’asserito passaggio in proprietà delle azioni”, si legge nella ordinanza del Tar. Proprio così.
Se però fosse stato davvero siglato, o i giudici non avessero chiesto di vederlo, quel contratto avrebbe messo in salvo l'azienda, garantendo a soggetti italiani di detenerne la maggioranza: 10 per cento di Leonardo, più il 41 per cento di quel signore. Come si chiama il titolare dell'impresa acquirente? Vittorio Guidotti, hanno scritto diversi giornali. Per Google è uno sconosciuto, non fosse per un vecchio articolo del Sole24Ore che lo descrive come papabile amministratore delegato dell'attuale Leonardo (la scelta infine non ricadde su di lui). Ma non è finita qui.
Dopo il congelamento, ai russi arriva un'altra offerta. Il fondo Mark Ab Capital Investments, con base negli Emirati Arabi Uniti, sigla un accordo con la russa Uac per acquisire il 49 per cento delle azioni della società italiana. Sembra fatta. Vincenzo Capobianco, il presidente di Superjet nominato dallo Stato italiano, annuncia: «Questo accordo ha una grande valenza per la nostra società. Ora SuperJet tornerà a dimostrare le eccellenti capacità tecniche dei suoi dipendenti, i quali sono riusciti a far fronte a un duro periodo di difficoltà con coscienza e senso di responsabilità».
Sì, perché da quando la società è finita sotto congelamento l'attività industriale si è praticamente fermata. I dipendenti italiani sono passati dalla cassa integrazione ai contratti solidarietà, che ora sta per finire.
Il fondo degli Emirati ha promesso 190 milioni di euro di investimenti e un cambio di strategia commerciale: dalle compagnie aeree dell'America Latina, predilette dai russi, si passerà a vendere negli Emirati Arabi e in India. Sembrava ormai tutto pronto per l'avvicendamento, ma a quattro mesi di distanza manca la cosa più importante: il via libera del Comitato di sicurezza finanziaria, che fa capo al Mef. Perché il via libera non arriva? Alle nostre domande il ministero dell’Economia ci ha fatto sapere che, sui beni congelati a soggetti russi, «vengono fornite informazioni su dati complessivi e sulla normativa, non entrando nel dettaglio di casi specifici».
Ombre russe
Un dipendente della Superjet, a condizione di rimanere anonimo, ci ha detto che «il Comitato sta facendo tutte le verifiche per capire se dietro il fondo arabo ci sono sempre i russi».
Di sicuro, al di là delle ipotesi, c'è un fatto. Secondo la legge italiana (decreto legislativo 109 del 2007), il congelamento delle risorse economiche determina «il divieto, in virtù dei regolamenti comunitari e della normativa nazionale, di trasferimento, disposizione o, al fine di ottenere in qualsiasi modo fondi, beni o servizi, utilizzo delle risorse economiche, compresi, a titolo meramente esemplificativo, la vendita, la locazione, l'affitto o la costituzione di diritti reali di garanzia». Insomma, i russi non possono vendere le loro quote mentre sono congelate. Vietare che questo avvenga, però, rischia di portare al fallimento la Superjet lasciando senza lavoro i suoi 134 dipendenti. Come se ne esce?
Governo alla prova
Una possibilità in teoria esiste, ed è quella che sia l'Agenzia del Demanio a vendere. Spiega l'avvocato Bruno Santamaria, dell'omonimo studio specializzato in diritto amministrativo: «Una simile opzione sarebbe anche astrattamente possibile, ma è necessariamente subordinata a due condizioni. Primo: che la cessione si renda necessaria per garantire la continuità dell'attività dell'impresa, salvando i posti di lavoro esistenti ed evitandone la liquidazione. Secondo: che l'azienda non possa essere ugualmente salvaguardata mediante la sua gestione pubblicistica».
In altre parole, la regola generale è che i beni congelati restino all'Agenzia del Demanio, la quale – spiega l'avvocato Santamaria - «previa acquisizione favorevole del parere del Comitato di sicurezza finanziaria, potrà cederli a terzi se e solo se la loro custodia diventi eccessivamente onerosa per le casse statali».
Dimostrare che la custodia della Superjet sia «eccessivamente onerosa» per lo Stato italiano è un tema che apre a possibili interpretazioni, con conseguenti richieste di indennizzo da parte della Russia che, formalmente, resta proprietaria del 90 per cento dell'azienda. Forse anche per questo, a quattro mesi di distanza dall'offerta del fondo emiratino, il Comitato di sicurezza finanziaria non si è ancora espresso sulla faccenda.
Questo articolo fa parte del progetto investigativo #RussianEscape, coordinato da EIC e CIFAR con il supporto di IJ4EU
© Riproduzione riservata