Nei mesi invernali dalla Sardegna saranno tagliate tre rotte per Trieste, Bari e Treviso e saranno ridotti i voli su sette tratte. La decisione del governo contenuta nel decreto anti-rincari, secondo la compagnia, è «illogica e illegale»
La risposta di Ryanair al decreto contro il caro voli approvato il 7 agosto dal consiglio dei ministri è arrivata. Quest’inverno è previsto il taglio per i mesi invernali di tre rotte nazionali per Trieste, Bari e Treviso dalla Sardegna. Inoltre, saranno ridotti i voli su sette rotte, inclusi alcuni collegamenti fondamentali per Roma, Milano, Catania, Napoli, Venezia e Bruxelles Charleroi.
Il taglio, che tocca quasi il dieci per cento rispetto a quanto programmato, è da imputare completamente «al decreto del governo italiano che consideriamo totalmente illegale e che avrà il solo effetto di ridurre la connettività», ha detto il chief commercial officer Jason Mc Guinness.
La richiesta della compagnia, quindi, è quella di abrogare immediatamente il provvedimento che impone il tetto alle tariffe per i voli che collegano le isole e di togliere «la tassa addizionale municipale su tutti gli aeroporti della penisola». Questa tassa corrisponde a un’aggiunta di 6,50 euro sul prezzo di ogni biglietto.
I contenuti del decreto
Nello specifico, il decreto ha imposto uno stop agli algoritmi che aumentano i prezzi sui voli da e per le isole durante i periodi di massima richiesta e nei casi in cui il prezzo di vendita superi del 200 per cento la tariffa media. Inoltre, ha introdotto il divieto di proporre le tariffe sulla base della profilazione web o del dispositivo utilizzato per la ricerca.
Il decreto era stato fin da subito giudicato da Eddie Wilson, amministratore delegato della compagnia irlandese, «ridicolo». La decisione del governo, bollata da Mc Guinness come «illogica e illegale», avrà come unica conseguenza l’aumento dei prezzi e il peggioramento della connettività insulare, «in particolare nei mesi invernali non di punta, quando compagnie aeree come Ryanair in genere scontano fortemente le tariffe per stimolare la domanda».
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