Il quarantenne di nazionalità ruandese e di religione cattolica si è presentato in gendarmeria per autodenunciarsi. Gli investigatori ipotizzano che il gesto sia dovuto ai suoi problemi psichiatrici
Un sacerdote è stato assassinato a Saint-Laurent-sur-Sèvre, cittadina situata a una ventina di chilometri a sud di Cholet, in Vandea, nell’ovest della Francia, a pochi chilometri da Nantes. Il corpo è stato ritrovato nei locali della comunità dei frati missionari Monfortain.
L’assassino è un quarantenne, cattolico e di nazionalità ruandese, sotto processo per l’incendio alla cattedrale di Nantes del 18 luglio 2020. L'uomo, che viveva lì da anni, era il volontario cui era affidato il compito di assicurare che fosse tutto in ordine in chiesa, «conosciuto ed apprezzato», avevano scritto allora i media francesi.
Anni fa aveva chiesto lo status di rifugiato, ma «aveva dei problemi psichici e aveva cercato di regolarizzare la sua situazione sulla base di questi problemi», aveva spiegato all'epoca il procuratore di Nantes. La domanda era stata respinta e dal 2019 aveva ricevuto l'ordine di espulsione, ordine che era stato sospeso dopo l'incendio perché sotto sorveglianza giudiziaria.
L’uomo è stato rilasciato a giugno, pur rimanendo sotto controllo giudiziario, dopo alcuni mesi di carcerazione preventiva. Si è recato alla gendarmeria di Mortagne-sur-Sèvre spontaneamente, autodenunciando l’omicidio commesso.
Dopo la confessione, i gendarmi si sono recati nel luogo da lui indicato e hanno trovato il cadavere del sacerdote. La pista che stanno privilegiando gli inquirenti al momento è quella dei disturbi psichiatrici dell’assassino, riporta Le Figaro.
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