L'ultimo mistero finanziario nella complicata storia della ministra del Turismo Daniela Santanchè ruota attorno a una sigla: D1 Partecipazioni. La vicenda, una storia di soldi, chiama in causa Santanchè e il suo ex compagno, il giornalista Alessandro Sallusti.
La ministra, attraverso una sua società, ha prestato 250 mila euro a Sallusti, che, stando alle carte, non li ha mai restituiti. Sarebbe una questione privata se non fosse che quel prestito è finito nelle carte giudiziarie dell'inchiesta sulle aziende gestite dall'imprenditrice, indagata per falso in bilancio e bancarotta.
Coppia di fatto
D1 Partecipazioni, la sigla da cui tutto parte, è la ragione sociale di una piccola srl, solo 10 mila euro di capitale, nata nel 2013 dalla scissione di Visibilia, la holding che all'epoca tirava le fila delle attività di Santanchè. Nel 2015 l'usufrutto sul 90 per cento del capitale di D1 partecipazioni è stato girato dalla stessa Santanchè a Sallusti, il direttore del quotidiano Libero che all'epoca era il compagno della futura ministra. D1 Partecipazioni si trova in liquidazione dal 2019, ma la coppia di ex fidanzati (si sono lasciati nel 2016) è ancora iscritta a libro soci della srl: l'uno come usufruttuario e l'altra come titolare della nuda proprietà del 90 per cento del capitale.
Sallusti non è coinvolto nelle inchieste, il suo nome è però citato in diversi atti ora all'esame del tribunale fallimentare chiamato a decidere se omologare la richiesta di ristrutturazione dei debiti presentata da Visibilia.
Il direttore di Libero compare in alcuni passaggi della perizia contabile commissionata dai pm, così come nelle relazioni presentate ai giudici fallimentari dai consulenti della ministra. Infine, il ruolo del giornalista è finito anche sotto la lente del commercialista milanese Ezio Simonelli, incaricato dal tribunale fallimentare di Milano di verificare, in qualità di attestatore, la veridicità dei dati aziendali di Visibilia.
L'operazione che ha stimolato la curiosità di chi indaga è un contratto di cessione crediti tra Visibilia e Sallusti, relativo a finanziamenti concessi dalla stessa Visibilia, controllata da Santanchè, a D1 Partecipazioni. Un contratto del valore di 240mila euro che risale al marzo del 2016. La storia, di quel credito è costellata di sorprese.
La prima è questa: dagli atti risulta che il giornalista non avrebbe mai versato il prezzo fissato per l'acquisto del credito, passato di mano al valore nominale, cioè, appunto, 240 mila euro, una somma a cui vanno aggiunti interessi per 12.500 euro. Tutta la vicenda ruota attorno a un interrogativo: Sallusti prima o poi pagherà quanto deve a Visibilia, che quindi potrà mettere il credito all'attivo del suo bilancio?
La doppia perizia
Ebbene, i professionisti che hanno studiato le carte danno risposte diverse. E qui si passa alla seconda sorpresa. I consulenti della ministra scrivono: il «credito, prudenzialmente, non è stato valorizzato ai fini del piano (di salvataggio, ndr)». In altre parole, le possibilità che Visibilia riesca a riscuotere i 250 mila euro dovuti da Sallusti sono minime.
Del tutto diverse le conclusioni a cui è giunto l'attestatore Simonelli: «In base alle verifiche effettuate, il prezzo del credito ceduto non è stato ancora corrisposto dal cessionario», come dire che Sallusti finora non ha pagato quanto dovuto. Simonelli prosegue: «In base alle contabili bancarie relative ai versamenti effettuati da D1 Partecipazioni in favore di Alessandro Sallusti negli anni 2016 e 2017 è emerso che il credito ceduto è stato integralmente incassato dal cessionario».
Quindi, il giornalista, forte del credito acquistato, avrebbe battuto cassa da D1 Partecipazioni, che ha pagato per intero. Di conseguenza, il credito (di Visibilia, ndr ) nei confronti di Sallusti è «certo, liquido, legale», afferma l'attestatore. La recuperabilità di quei 250 mila euro è legata alla «solidità patrimoniale del dott. Alessandro Sallusti», scrive Simonelli, segnalando che, «trattandosi di crediti risalenti al 2016-2017, potrebbe risultare difficoltoso il loro recupero».
Le carte restituiscono almeno un'evidenza: al salvataggio di Visibilia potrebbe alla fine contribuire anche il giornalista per molti anni legato alla ministra. Resta un mistero per quale motivo quei soldi non siano ancora stati restituiti e perché, nel 2016, Santanchè abbia fatto credito a Sallusti. Domani lo ha chiesto al direttore di Libero, che non ha risposto alle nostre domande.
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