Non c’è solo il caso dell’assessore leghista della città nel pavese: l’ex ministro dell’Interno è spesso intervenuto, da segretario della Lega ma anche da vicepremier, a sostegno di chi si è fatto giustizia da solo
«La difesa è sempre e comunque legittima», ripete più volte il segretario della Lega Matteo Salvini nel video in cui prende le parti di Massimo Adriatici, assessore alla sicurezza – anche lui leghista – di Voghera, che martedì sera ha ucciso con un colpo di pistola – «partito accidentalmente», ha dichiarato agli investigatori – un 39enne di origini marocchine.
Nel video pubblicato sulle sue pagine social, il leader del Carroccio afferma che «si fa strada l’ipotesi della legittima difesa, altro che Far West a Voghera». Da quanto si apprende dalle agenzie, la procura di Pavia al momento ha modificato il capo di imputazione per l’assessore, da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa. Non sono però ancora chiare le dinamiche dei fatti che hanno portato il 39enne a essere raggiunto da un proiettile al torace. Insomma, non è ancora possibile sapere come il colpo sia partito accidentalmente.
Quella sulla legittima difesa è stata una battaglia di Matteo Salvini, che ha fatto cambiare la normativa quando era vicepremier e la Lega era al governo con il Movimento 5 Stelle nel marzo del 2019: la modifica della legge è nell’aggiunta di una parola, «sempre», tra «la difesa» ed «è legittima».
Sia prima che dopo la modifica della legge, Salvini non ha mai fatto mancare il suo appoggio a chi ha sparato e ucciso un ladro o un aggressore. Casi diversi, alcuni che hanno portato a condanne da parte dei giudici, altri in cui chi ha usato le armi contro qualcuno è stato prosciolto. Ma tutti con una costante: la strumentalizzazione del Capitano e la sua passione per la giustizia fai-da-te.
Il gommista di Arezzo
Il 28 novembre 2018 un gommista e venditore di bici da corsa, Fredy Pacini, spara a due rapinatori moldavi che sono entrati nel suo magazzino di Monte San Savino, in provincia di Arezzo: uno dei due, un ragazzo di 29 anni, muore dopo essere stato raggiunto da cinque colpi di pistola.
Salvini è al governo e utilizza la tragedia per pubblicizzare il decreto, allora in discussione alla Camera, per cambiare la norma sulla legittima difesa: «La mia solidarietà al commerciante toscano, derubato 38 volte in pochi mesi: conti su di noi», scrive su Facebook l’allora ministro dell’Interno. «Dopo il #DecretoSalvini arriverà in Parlamento la nuova legge sulla Legittima Difesa. Io sto con chi si difende, entrare con la violenza in casa o nel negozio altrui, di giorno o di notte, legittima l’aggredito a difendere se stesso e la sua famiglia», prosegue nel post.
Il gommista sarà poi prosciolto dalla procura di Arezzo, ma l’omicidio lo segna comunque in maniera indelebile: «Aveva 29 anni, non volevo ucciderlo. Non potrà più accadermi una cosa simile perché non avrò mai più una pistola e quella che avevo non voglio più vederla in vita mia», dirà dopo la fine della vicenda giudiziaria.
Il caso Peveri
Se la storia di Fredy Pacini arriva nel momento in cui la Lega sta per presentare in Parlamento il decreto per la modifica della legge sulla legittima difesa, ce n’è un’altra che Salvini ha cavalcato per accompagnare sui media e sui social la sua “battaglia”.
La storia è quella di Angelo Peveri, imprenditore che nel 2011 spara a tre ladri che erano entrati nel suo deposito per derubarlo di gasolio. Peveri apre il fuoco contro i due rapinatori in fuga, mentre un terzo tornò indietro per riprendere la macchina: viene fermato da un dipendente e fatto inginocchiare, Peveri gli spara contro.
L’imprenditore è stato condannato a 4 anni e 6 mesi per tentato omicidio. «Una storia che con la legittima difesa non c’entra nulla», diranno i pm. Dopo la sentenza della Cassazione, nel 2019, Salvini scrive sui suoi profili social: «È un’altra vicenda che ci spinge ad approvare una legge seria sulla legittima difesa!».
L’allora vicepremier e ministro dell’Interno va anche a incontrare Peveri nel carcere di Piacenza. «Dal mio punto di vista in carcere non avrebbe neppure dovuto entrarci, ma non commento le sentenze», afferma ai giornalisti dopo la visita. «Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile».
Benzinai, custodi, pensionati
Oltre a Pacini e Peveri, ci sono anche altri casi in cui Salvini non ha fatto mancare il suo intervento. Sempre nel 2019, a dicembre, dopo l’introduzione della nuova legge voluta dalla Lega, un custode uccide un ladro a Bazzano, in provincia di Bologna. Non manca il sostegno del segretario leghista: «Purtroppo ha ucciso un ladro, ma esprimo vicinanza a questo custode, se invece del ladro quel signore avesse fatto l’operaio, il meccanico o il poliziotto non avrebbe rischiato di morire, rischi annessi e connessi al mestiere del ladro».
Pochi mesi dopo, a marzo 2020, Salvini si schiera con il carabiniere che ha sparato e ucciso il giovanissimo rapinatore Ugo Russo, 15 anni, a Napoli: «Indagato per omicidio volontario il carabiniere aggredito a Napoli da un ragazzo che aveva già rubato un Rolex e una catenina. Con tutto il rispetto per la giovane vittima, perché la morte è sempre un dramma, io sto col carabiniere».
C’è poi il sostegno, con tanto di visita, al benzinaio Graziano Stacchio. Nel 2015 difese una giovane ragazza aggredita da alcuni rapinatori: sparò e ne uccise uno. Salvini, già allora, utilizzò il fatto di cronaca per cavalcare le sue ambizioni di riforma della legge sulla legittima difesa, modificata nel 2019: «La Lega Nord (allora si chiamava ancora così, ndr) vuole cambiare il reato di eccesso di legittima difesa», disse durante la visita alla pompa di benzina.
Sempre nel 2015, Salvini si schierò anche con un pensionato che sparò e uccise un ladro, in provincia di Milano. Il leader del Carroccio contestava l’indagine nei suoi confronti: «Il pensionato sarebbe indagato per eccesso di legittima difesa. Pazzesco: giù le mani da chi si difende! Se si trattava di un ladro morto “sul lavoro”, non mi dispiace più di tanto: se l’è andata a cercare».
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