«Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno». Sono le parole che incastrano Shabbar Abbas, padre della giovane 18enne Saman, che secondo la procura di Reggio Emilia è stata uccisa tra il 30 aprile e il 1° maggio. Sono emerse dalle nuove intercettazioni tra Shabbar e un suo parente ottenute dagli inquirenti.

Per gli investigatori il movente è chiaro: Saman non voleva sottostare a quel matrimonio che i suoi famigliari le avevano combinato con il cugino in Pakistan.

L’intercettazione

«Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (...) io ho lasciato mio figlio in Italia (il fratello minorenne di Saman ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno», diceva Shabbar al parente nella telefonata intercettata di circa un anno fa, avvenuta dopo la morte di Saman quando si trovava già in Pakistan.

Il parente della telefonata è stato già sentito dai carabinieri il 25 giugno del 2021, ai quali ha riferito le parole di Abbas: «Io sono già rovinato – ha detto il padre di Saman – avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia». E ancora: «Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa», ha detto. Tuttavia non è ancora chiaro chi siano i complice di questa vicenda anche se i sospetti ricadono sulla madre di Saman Abbas, Nazia Shaheen, scappata in Pakistan insieme al marito già dall’8 giugno 2021.

La vicenda

Nel novembre del 2020 Saman Abbas denuncia i genitori alle autorità perché vogliono costringerla a sposare un cugino in Pakistan e la giovane viene inviata in una casa protetta a Bologna. Il 14 aprile Saman è costretta ad andare nuovamente a casa sua a Novellara per ottenere dei documenti ma i genitori non sono disposti a consegnarglieli. Così il 22 aprile la giovane si reca nuovamente dai carabinieri.

Il 30 aprile Saman avverte il fidanzato e gli dice che se entro 48 ore non ha più sue notizie di chiamare i carabinieri. Poco dopo la mezzanotte Saman scompare. Il suo corpo non è mai stato ritrovato nonostante le ricerche degli investigatori che sono durate mesi e si sono concentrate nell’azienda agricola e nei terreni circostanti dove Saman viveva.

Le ultime immagini che la ritraggono sono quelle delle telecamere di sicurezza dell’azienda agricola in cui si vede la giovane insieme ai suoi genitori andare verso i campi poco dopo la mezzanotte del 1° maggio. Uno dei testimoni chiavi è il fratello minore di Saman Abbas che ha 16 anni e attualmente si trova in una comunità protetta. Il fratello ha raccontato agli inquirenti che il 30 aprile c’è stata una riunione dei famigliari in cui pianificavano l'omicidio. Uno dei partecipanti avrebbe detto: «Io faccio piccoli pezzi e se volete la porto anch'io a Guastalla, e la buttiamo là, perché così non va bene».

Guido Calamosca/LaPresse Le ricerche di Saman Abbas presso l’azienda agricola Le valli dove si pensa sia stato sepolto il corpo della giovane

Il processo

Il processo è iniziato a maggio e la prossima udienza si terrà il prossimo 10 febbraio e vede coinvolte cinque persone. Oltre ai genitori di Saman Abbas anche suo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq arrestati tutti e tre tra Francia e Spagna nei mesi scorsi dove avevano cercato di scappare. Le accuse sono di omicidio e occultamento di cadavere. Secondo gli inquirenti a compiere l’omicidio sarebbe stato lo zio su richiesta dei genitori mentre i cugini avrebbero avuto un ruolo nell’occultamento del corpo. Si sono costituite parti civili nel processo l’Associazione Penelope, la sindaca di Novellara Elena Carletti e l’Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii).

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