Nel referendum per legalizzare l’aborto, i «sì» hanno vinto con il 77 per cento dei voti: l’interruzione di gravidanza sarà legale nelle prime 12 settimane di gravidanza. Era un reato con pene dai tre ai sei anni di carcere
È passata con una maggioranza schiacciante di «sì» la depenalizzazione dell’aborto a San Marino, dove domenica 26 settembre si è votato il referendum che cancella il reato per le donne che interrompono la gravidanza.
Viene così abrogata una legge di 150 anni fa che rendeva l’aborto un reato. Il 77 per cento degli elettori ha approvato la legalizzazione nelle prime 12 settimane di gravidanza. L’affluenza è stata del 41 per cento.
Il referendum popolare
Erano chiamati alle urne 35.411 elettori della piccola Repubblica, che ha una forte tradizione cattolica: 22.970 interni e 12.441 esteri (residenti nelle vicine Romagna e Marche) che potevano esprimere il loro parere in uno dei 32 seggi aperti nei nove castelli della Repubblica.
L'aborto sarà legale anche dopo le 12 settimane se la vita della madre è in pericolo o se le sue condizioni fisiche sono a rischio a causa di malformazioni del feto. A San Marino, in base alla legge finora vigente, le donne non potevano abortire neanche se in pericolo di vita e l’interruzione di gravidanza era punita con la reclusione dai tre ai sei anni.
La campagna elettorale
La campagna per il referendum di iniziativa popolare ha visto schierati su fronti opposti le attiviste dell’Unione donne sammarinesi e le associazioni Pro Vita. Con la vittoria del Sì, il Congresso di stato sarà chiamato a redigere entro sei mesi un progetto di legge volto a disciplinare l’interruzione di gravidanza.
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