«Non abbiamo mai seguito le società», aveva dichiarato alcuni mesi fa il presidente del Senato. Ma nel fascicolo d’indagine emergono i pagamenti della società Visibilia srl a favore del «cliente Ignazio La Russa» e le dichiarazioni di una dipendente sulla truffa all’Inps
Salvate Daniela Santanchè. Perché una ministra con un fallimento e debiti con lo Stato «deve dimettersi», dice uno degli indagati intercettati. Va salvata in tutti i modi, dunque.
L’ordine di scuderia è partito sul finire di ottobre 2022, dopo che la procura di Milano aveva chiesto e notificato la richiesta di liquidazione di una delle aziende Visibilia. «Vuol dire fallimento», è la sintesi fatta da Dimitri Kunz, compagno della ministra, intercettato dalla Guardia di finanza.
A muoversi, oltre al fidanzato, c’è Flavio Briatore. Le intercettazioni inedite contenute nelle migliaia di pagine depositate nell’inchiesta giudiziaria su Santanchè, lette da Domani, svelano il ruolo di Briatore nel salvataggio di Visibilia.
Dai documenti è possibile anche, attraverso testimonianze agli atti e fatture delle aziende della ministra, definire meglio i legami con il presidente del Senato, nonché fondatore di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa.
Studio La Russa
Partiamo, dunque, dai rapporti tra Visibilia e La Russa. Nel fascicolo d’indagine, c’è traccia di pagamenti della società Visibilia srl a favore del «cliente Ignazio La Russa». Si tratta di due versamenti (in totale 2.400 euro) tra il 2010 e il 2015.
Non c’è una causale specifica, potrebbero essere, quindi, dei saldi per servizi legali svolti da La Russa. «Non abbiamo mai seguito le società», aveva dichiarato al Corriere della Sera alcuni mesi fa la seconda carica dello Stato, riferendosi a notizie che lo tiravano in ballo per una riunione organizzata il 5 novembre 2022 nel suo studio assieme alla ministra Santanchè, in piena bufera giudiziaria e con La Russa già presidente del Senato. Se non ha mai seguito Visibilia, come si spiegano allora questi pagamenti?
Lo studio La Russa sembra essere punto di riferimento per la ministra. Un altro indizio in questo senso è nel verbale di interrogatorio di uno dei manager Visibilia, che ha allegato una mail del 2019 in cui «Santanchè aveva indicato il nominativo di Geronimo La Russa per un consulto legale».
Geronimo è uno dei figli del presidente, ora guida del rinomato studio legale, sul cui sito è ancora visibile la foto del padre, alla sezione professionisti, nonostante abbia dichiarato che lui non c’entra più niente con gli affari legali.
A tirare in ballo La Russa è anche una dipendente di Visibilia, Federica Bottiglione, che ha continuato a lavorare nonostante fosse in cassa integrazione a zero ore, vicenda per la quale la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio della ministra per truffa ai danni dell’Inps. Santanchè aveva arruolato Bottiglione, in cassa integrazione, anche come assistente in Senato.
Mette a verbale Bottiglione: «Dopo circa un anno, visto che il lavoro era scarsissimo, Santanchè mi propose di andare a lavorare per il senatore La Russa (vicepresidente del Senato)...fino all’11 novembre 2021...ho dovuto emettere fatture elettroniche nei confronti del Senato della Repubblica con causale “consulenza per il Vice Presidente del Senato..”. Gli importi di ogni fattura erano di circa 650 euro mensili». Ma Bottiglione non avrebbe potuto lavorare perché beneficiaria dell’ammortizzatore sociale chiesto da Visibilia.
A mandarla da La Russa «fu la dottoressa Santanchè...Era un po’ come se io fossi l’assistente dell’assistente del citato senatore». Certamente La Russa ignorava la situazione di Bottiglione, la quale appena ha scoperto di essere nell’illegalità ha chiuso il rapporto di lavoro al Senato. E poi diventerà una testimone chiave delle indagini su Visibilia.
Gruppo Twiga
Dalle carte dell’indagine emerge anche il contributo Briatore per evitare il collasso delle società gestite dalla futura ministra Santanchè.
Si scopre per esempio che Visibilia editore nell’estate 2020 ha fatto il pieno di liquidità, più che mai necessaria visti i bilanci pericolanti, anche grazie alle garanzie bancarie fornite dall’amico Briatore.
In concreto, Visibilia editore ha varato un aumento di capitale che è stato sottoscritto dai soci Visibilia concessionaria e Visibilia Editore holding, impiegando, si legge nei documenti d’indagine, «una provvista proveniente, tra l’altro, da Immobiliare Dani». Quest’ultima, che è una società controllata da Santanchè, aveva a sua volta ricevuto un prestito di 2 milioni di euro da Banca Progetto, un piccolo istituto di credito.
È a questo punto che si apre il paracadute fornito da Briatore. Infatti, il prestito di Banca Progetto, di vitale importanza per evitare il collasso finanziario, è stato erogato con la garanzia, per 2,6 milioni, fornita dalla società che gestisce il Twiga, lo stabilimento balneare di mister Billionaire. La Centrale Rischi di Bankitalia segnala che a fine marzo 2023 quel prestito, con garante Twiga srl, non era ancora stato restituito.
Quindi, Visibilia editore holding ha finanziato la partecipata Visibilia editore grazie anche a questi fondi provenienti da Immobiliare Dani e garantiti dalla società di Briatore.
Dalle carte d’indagine si scopre che per sostenere Visibilia editore sono stati utilizzati anche prestiti garantiti dallo Stato. Nella seconda metà del 2020, infatti, Visibilia concessionaria ha sottoscritto parte dell’aumento di capitale di Visibilia editore attingendo a un finanziamento di 740mila euro concesso della Banca Popolare di Sondrio e assistito da garanzia pubblica «per la copertura – si legge nelle carte – delle perdite conseguenti alla pandemia».
Tutto fa brodo pur di evitare il crac. Del resto, anche nell’autunno del 2022, Santanchè, da poco nominata ministra, ha bisogno di denaro per far fronte ai debiti con il fisco del sistema Visibilia. È ancora Briatore a salvare la situazione.
Il 4 novembre del 2022 Dimitri Kunz (compagno di Santanché) al telefono con Massimo Garnero, fratello della ministra, spiega che «Flavio (cioè Briatore, ndr) dà uno e mezzo (milioni, ndr) e io do la metà, 750 mila» in cambio della quota del 22 per cento del Twiga controllata dalla Immobiliare Dani. L’affare è andato poi in porto.
Quel che ancora non si sapeva è che Immobiliare Dani ha realizzato una plusvalenza di 2,2 milioni dalla vendita delle quote di Twiga.
Questo provento straordinario ha consentito a Immobiliare Dani di far quadrare i conti del 2022, altrimenti in grave perdita. Insomma, Daniela «cade in piedi», sintetizza suo fratello Massimo nella telefonata con Kunz. Difficile dargli torto.
© Riproduzione riservata