La scorsa settimana l’ex direttore dell’ente, Don Nicola De Blasio, era stato messo ai domiciliari dalla procura di Torino. La nuova operazione ha portato all’arresto di tre persone, e al sequestro di migliaia di foto e video
Si torna a parlare dello scandalo sul presunto giro di pedopornografia legato alla Caritas di Benevento. La scorsa settimana l’ormai ex direttore dell’ente, Don Nicola De Blasio, era stato messo ai domiciliari dalla procura di Torino per l’indagine, partita nel 2011, su materiale pedopornografico diffuso tramite una piattaforma di messaggistica alla quale era possibile accedere in forma anonima.
File «raccapriccianti»
I file trovati in suo possesso, definiti «raccapriccianti» dagli inquirenti, mostravano violenze sessuali su bambini, soprattutto neonati. Il prete, già noto alle cronache per i suoi attacchi contro il decreto Salvini sull’immigrazione, e conosciuto nel beneventano per la sua attività benefica, aveva giustificato foto e video sostenendo che le stava «raccogliendo per documentare il fenomeno della pedopornografia nella chiesa», indagine che avrebbe poi interrotto nel 2016.
Gli investigatori avevano però trovato 170mila euro in contanti nella sua abitazione, somma che De Blasio aveva identificato come «risparmi della parrocchia» di San Modesto, di cui era appunto parroco, destinati a opere di ristrutturazione del luogo di culto. Interrogato, aveva negato fermamente «ogni tipo di impulso nei confronti delle immagini», definendosi un «prete finito, dispiaciuto» di aver rovinato, seppure «inconsapevolmente», l’immagine della chiesa.
Secondo la difesa, i file sequestrati a De Blasio si trovavano in un computer non funzionante, e non erano stati più consultati dal 2016. Il parroco non li avrebbe cancellati per «dimenticanza», ma non sarebbero «mai finiti in rete». La notizia aveva destato un certo sconcerto nell’ambiente campano, e tra i fedeli sono in molti a non credere alla colpevolezza di Don Nicola.
Operazione “Meet up”
La polizia postale ha ora concluso una nuova operazione, denominata “Meet Up”, che ha portato all’esecuzione di 26 decreti di perquisizione, e a iscrivere nel registro degli indagati altrettanti soggetti, ritenuti responsabili di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Migliaia di file sono stati sequestrati, e tre persone sono state arrestate. A Torino un informatico di 37 anni è stato trovato in possesso di un vero e proprio archivio digitale, mentre a Bari gli investigatori hanno arrestato uno studente accusato di essere il creatore della piattaforma on line a pagamento tramite la quale venivano diffusi foto e video.
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