- Ignoranza e livore. In Sicilia ci si può fare male da soli, anche senza la mafia. Due vicende insensate ambientate in questi giorni nella provincia agrigentina. Il mistero di un atto ufficiale buttato via e la sconclusionata scelta di far entrare una congregazione religiosa in quello che è considerato un tempio laico.
- Il caso che riguarda Sciascia ha portato alla protesta dei giornalisti di “Malgrado Tutto”, la testata giornalistica di Racalmuto nata nel 1980 e che, fin dal primo numero, aveva la firma proprio dello scrittore siciliano.
- Per il caso di Camilleri, invece, il sindaco di Porto Empedocle ha avviato un’indagine interna per scoprire chi ha sottratto il documento poi recuperato casualmente in un letamaio.
Ma sono davvero così ingrati i compaesani di Andrea Camilleri e di Leonardo Sciascia? O sono solo sbandati, profondamente ignoranti e livorosi? Sui quotidiani locali siciliani, in questi ultimi giorni, sono apparse due notizie provenienti dalla provincia agrigentina che svelano impulsi fortemente autodistruttivi. Una era sulle pagine di Porto Empedocle dove è nato Camilleri, l’altra su quelle di Racalmuto dove è nato Sciascia.
L’omaggio ripudiato
Cominciamo dalla prima cronaca: «Il documento con cui lo scrittore Andrea Camilleri autorizzava il comune di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, a utilizzare il nome di Vigata accanto a quello originale è stato trovato dai titolari di una discarica ad Aragona nell’area di stoccaggio».
Un foglio con la firma di uno degli scrittori italiani più popolari – oltre cento libri pubblicati e oltre venti milioni di copie vendute e tradotte in trenta lingue dal croato al giapponese, dal russo al portoghese, dal norvegese al polacco – è stato casualmente recuperato fra le montagne di immondizia.
Una cornice sporca, un vetro rotto, una data (22 aprile 2003) e accanto le firme di Andrea Camilleri e dell’allora sindaco Paolo Ferrara. Con quella carta lo scrittore aveva messo sul suo paese d’origine il marchio “Vigata”, l’immaginario comune siciliano creato per ambientare le fortunatissime avventure del commissario Montalbano.
Nonostante le esigenze produttive avessero portato il set del regista Alberto Sironi dall’altra parte dell’isola, nelle bellissime coste del Ragusano, Camilleri aveva voluto rendere omaggio alla sua comunità riconoscendo “Vigata” come Porto Empedocle. Una generosità che, a quasi quattro anni dalla sua morte, è stata ricompensata con lo sfregio di quel documento rotolato in una discarica. Il sindaco di oggi, Calogero Martello, ha annunciato l’apertura di un’indagine interna per scoprire chi ha sottratto dagli archivi comunali il documento gettandolo in una pattumiera.
Il “partito” degli invidiosi
Al momento resta ignoto il movente ma, conoscendo un po’ gli usi e i costumi della zona, non fatichiamo a credere che a Porto Empedocle ci sia un “partito” degli invidiosi che ha sempre mal sopportato il successo dello scrittore, il più famoso del luogo dopo il filosofo Empedocle vissuto nel quinto secolo avanti cristo e che ha dato il nome al paese.
Così Porto Empedocle ha rinunciato per sempre a essere Vigata. Insensata vicenda che poi tanto insolita non è se riportiamo alla memoria la pirandelliana storia delle ceneri di Luigi Pirandello, trasferite da Roma in Sicilia nell’immediato secondo dopoguerra dopo più di vent’anni e con il vescovo del tempo che non volle dare benedizione.
Detto per inciso, la casa del premio Nobel per la letteratura del 1934 dista in linea d’aria meno di due chilometri da Vigata-Porto Empedocle. Vicinanze significative.
Una sala per i testimoni di Geova
La verità è che, in Sicilia, spesso ci si fa male anche senza la mafia. Bastano gli stolti o gli odiatori di professione. La seconda notizia è targata Racalmuto, che è sempre provincia di Agrigento ma nell’entroterra, un altro mondo rispetto a Porto Empedocle e agli empedoclini, “marinisi” in siciliano, abitanti del mare.
A Racalmuto, una statua in bronzo di Leonardo Sciascia ricorda lo scrittore in corso Garibaldi, proprio vicino al Circolo Unione che frequentava. C’è anche una bellissima casa-museo dove lui visse negli anni dell’infanzia, poi c’è una fondazione che ha sede in una ex centrale elettrica e che raccoglie tutti i suoi scritti, duemila volumi, le sue corrispondenze in mezzo secolo di attività letteraria.
Alla Fondazione si sono sempre organizzate mostre, “giornate sciasciane”, incontri dedicati a intellettuali eretici come Pier Paolo Pasolini. Ma nulla è per sempre e, nei prossimi giorni, esattamente il 4 aprile, la Fondazione ospiterà una riunione dei testimoni di Geova «per la commemorazione della morte di Gesù».
Con tante altre sale libere in paese e con tutto il rispetto per i testimoni di Geova, la Fondazione – spesso paragonata a un tempio laico – era proprio il posto più adatto per ospitare una cerimonia di quella congregazione religiosa? Decisione un po’ sconsiderata che ha scatenato la reazione di "Malgrado Tutto”, una testata giornalistica di Racalmuto fondata nel 1980 e che fin dalla sua prima pubblicazione ha avuto la preziosa firma di Leonardo Sciascia.
Lo scrittore, pur nella sua tolleranza, avrebbe davvero voluto i testimoni di Geova in una fondazione a lui intitolata? Fra la scrittura della ragione e le rettifiche dottrinali degli “studenti biblici”, il passo è francamente eccessivo.
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