- Le assenze di studenti e personale causano disagi in tutta Italia, con alcune scuole che non sono nemmeno riuscite ad aprire.
- Il governo però dice che la situazione rimane sotto controllo e conferma l’obiettivo di mantenere la scuola aperta ad ogni costo.
- Ma con i presidi che avvertono sui rischi di avere metà classi in dad nel giro di una settimana, si moltiplicano le voci che chiedono una chiusura temporanea.
La prima giornata di ritorno a scuola dalle ferie natalizie per gran parte degli studenti italiani si è svolta tra disagi e proteste in tutto il paese.
Secondo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, circa il 6 per cento degli insegnanti e il 4,5 per cento degli studenti era assente per malattia o quarantena. Ma presidi e regioni parlano di cifre sono più alte: almeno il 10 per cento di assenti, con picchi ancora più alti.
Secondo una stima dell’associazione presidi, più della metà delle 370mila classi italiane potrebbero trovarsi in dad nel giro di una settimana. «Nelle prossime settimane ci saranno altre classi in dad – ha ammesso ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi – ma tenere la scuola aperta rimane un obiettivo prioritario di questo governo».
Nel frattempo però, centinaia di studenti hanno manifestato in tutta Italia per chiedere maggiori misure di sicurezza, mentre si moltiplicano le voci di chiede un temporaneo ritorno alla dad.
I numeri
Non tutte le scuole hanno riaperto oggi. Alcune lo avevano già fatto venerdì scorso, mentre la Campania ha deciso di tenere chiuse elementari e medie fino a fine gennaio. «Solo il governo non vede l’emergenza a scuola», ha detto ieri il presidente della regione Vincenzo De Luca.
Il Tar ha però accolto i ricorsi contro l’ordinanza regionale presentati da governo e comitati di genitori. Anche in Sicilia la riapertura è stata rinviata di due giorni. In tutto, tra ordinanze regionali e comunali, sono rimaste chiuse le scuole in circa un comune ogni otto.
La situazione è complicata dall’assenza di numerosi insegnanti, perché ammalati, in quarantena o sospesi in seguito al rifiuto di vaccinarsi. Non è chiaro di quante persone si tratti. Da un lato ci sono le cifre ufficiali del ministero, che parlano del 6 per cento di insegnanti e del 4,5 per cento di studenti assenti.
Dall’altro ci sono numerose stime fatte a livello locale, tutte più elevate. A Bologna, ad esempio, l’ufficio scolastico regionale parla del 14,5 per cento di assenze, mentre il presidente del Veneto Luca Zaia ha detto che nella sua regione le assenze del personale scolastico arrivano a un terzo del totale. In Liguria il presidente della regione Giovanni Toti ha parlato del 10 per cento degli insegnati e del 20 per cento degli studenti. La Cgil di Firenze dice che in provincia le assenze di studenti oscillano tra il 20 e il 35 per cento e almeno un liceo, il Giotto Ulivi di Borgo San Lorenzo, non ha potuto aprire.
I presidi sono preoccupati soprattutto per come evolverà la situazione nei prossimi giorni, quando test e tamponi inizieranno a rivelare nuovi positivi tra il personale e gli studenti. La preside del liceo Avogadro di Roma, Katia Tedeschi, ad esempio, ha detto che da oggi la sua struttura ha 35 classi su 48 in dad. Complessivamente, l’associazione presidi si aspetta circa 200mila classi in dad entro una settimana, cioè più della metà del totale.
Dad o non dad?
Nel frattempo, gruppi di studenti hanno protestato per chiedere maggiori misure di sicurezza per evitare la dad in tutto il paese, da Napoli a Milano e molti anche in centri minori, come un gruppo di studenti che ha occupato una piazza in provincia di Isernia. Gli studenti chiedono mascherine Ffp2, investimenti sull’aerazione dei locali e accusano il governo di non essersi occupato a sufficienza di garantire un ritorno in clase sicuro.
Ma il governo ha ribadito di aver fatto tutto ciò che era possibile e ha difeso la sua decisione. Draghi ha ricordato ieri che nessun dei nostri grandi vicini ha rinviato la riapertura. Lo hanno fatto però diversi paesi come Irlanda e Polonia.
Sostanzialmente tutte le forze politiche sostengono la decisione del governo, ma tra sindacati dei presidi e degli insegnanti, associazioni di studenti ed esperti sono sempre più numerose le voci critiche sul rientro a scuola di questi giorni.
Il rientro è «imprudente e ingiustificato», ha detto ieri l’infettivologo Massimo Galli, mentre secondo il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi, «Le scuole chiuderanno de facto a causa dei contagi». Per Marcello Pacifico, presidente dell'Anief, associazione che riunisce i professionisti dell’educazione: «Essere tornati in classe oggi con la prospettiva di essere messi in dad in modo coatto rappresenta una decisione scellerata, le cui conseguenze verranno a breve pagate da tutti».
Roberto Garroni, preside del liceo Virgilio di Milano, ha raccontato che oltre il 10 per cento dei suoi studenti è in quarantena, mancano le mascherine Ffp2 e buona parte del personale non è disponibile: «Se chiudessimo per un paio di settimane, risolvendo questi problemi, sarebbe un male necessario».
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