Il racconto di Simone Bernardini, volontario a bordo dell’imbarcazione della Ong tedesca Sea Watch, sequestrata e bloccata da mesi nel porto di Palermo: «Mi piacerebbe poter tornare quando la nave sarà finalmente libera. Stare in porto è relativamente semplice, ma io avrò bisogno di tempo per assicurarmi di poter essere davvero utile in situazioni come i soccorsi»
- Da tanto volevo propormi come volontario su una nave di ricerca e soccorso ma per le missioni si cercano figure con competenze specifiche, che io non avevo. Ero tornato a casa quando Sea-Watch ha iniziato a cercare dei volontari per i lavori di manutenzione della nave bloccata in porto a Palermo.
- L’unico momento critico delle mie giornate è quando devo svegliarmi alle tre del mattino per le guardie, ma è soltanto un attimo. La stanchezza passa in fretta su questa nave.
- Tutti preferiremmo che non ci fosse alcun bisogno delle navi umanitarie, ma non è così, e fa parecchia rabbia vedere come le nostre energie vadano perse. Non soltanto ci impegniamo per sopperire alle mancanze dell’Europa, ma veniamo pure ostacolati in tutti modi. È talmente assurdo che quasi non ci si crede.
Prosegue la pubblicazione del “Diario di bordo” dalla Sea Watch 4, la nave dell’omonima Ong tedesca che presta soccorso ai migranti. Per leggere tutte le puntate, a mano a mano che saranno pubblicate, si può tenere d’occhio questa pagina.
Non avevo la minima idea di cosa significasse lavorare a bordo di una nave, ma volevo tornare in Italia e impegnarmi nell’ambito dei soccorsi in mare. Faccio tutto quello che posso per dare una mano, principalmente lavori sul ponte e turni di guardia. Adesso, per esempio, abbiamo appena finito di montare un telone.
Era da tanto che volevo propormi come volontario su una nave di ricerca e soccorso ma per le missioni si cercano figure con competenze specifiche e io non ne avevo. Ho appena conseguito un dottorato in energia solare in Francia, dove mi occupavo di pannelli fotovoltaici, e prima ho studiato in America. Ero tornato a casa, vicino a Latina, da qualche mese quando Sea-Watch ha iniziato a cercare dei volontari per i lavori di manutenzione della nave bloccata in porto a Palermo e non mi sono lasciato sfuggire questa occasione.
Sono arrivato dopo Natale e resterò per un mese. Mi piacerebbe poter tornare quando Sea-Watch 4 sarà finalmente libera ma prima di salire a bordo durante una missione voglio imparare a conoscere i miei limiti. Stare in porto è relativamente semplice ma io avrò bisogno di tempo per metabolizzare questa esperienza e assicurarmi di poter essere davvero utile in situazioni più critiche come sono i soccorsi.
Per me questa è un’opportunità incredibile. Ascolto i racconti dei membri dell’equipaggio, quelli con più esperienza, che hanno vissuto situazioni estreme, e condivido la loro frustrazione per non poter tornare a salvare vite. Tutti preferiremmo che non ci fosse alcun bisogno delle navi umanitarie, ma non è così, e fa parecchia rabbia vedere come le nostre energie vadano perse. Non soltanto ci impegniamo per sopperire alle mancanze dell’Europa, mettendo a disposizione tempo e capacità, ma veniamo pure ostacolati in tutti modi. È talmente assurdo che quasi non ci si crede.
Io non sono un marinaio, ma la mia famiglia e le persone che mi conoscono sanno quanto mi stia a cuore questa causa e nessuno si è stupito della mia scelta. Tutti sono molto curiosi, adesso, e mi fanno mille domande sulla vita a bordo. Io sono entusiasta. Ogni giorno aspetto il momento in cui, finito di lavorare, prima di cena, ci ritroviamo tutti insieme a parlare, magari di fronte a una birra. I legami che si creano a bordo sono molto profondi.
Oggi, per esempio, è andato via un volontario con cui avevo trascorso la quarantena, prevista dal protocollo di prevenzione Covid-19, prima di salire a bordo. Abbiamo convissuto soltanto per due settimane, ma mi è dispiaciuto molto che partisse. L’unico momento critico delle mie giornate è quando devo svegliarmi alle tre del mattino per le guardie, ma è soltanto un attimo. La stanchezza passa in fretta su questa nave.
© Riproduzione riservata