In un lungo post su Twitter, Shoshana Zuboff mette in guardia dalla minaccia alla democrazia e alla libertà di parola nascosta nei «capricci» del miliardario. E avverte: «Abbiamo bisogno di leggi, non di uomini»
«Il nostro destino non dovrebbe dipendere dai capricci degli individui. Ciò che decidono oggi potrebbe essere annullato domani». Dopo l’annuncio di Elon Musk di voler acquistare tutte le azioni di Twitter, per 54,20 dollari ciascuna in una operazione dal valore di oltre 40 miliardi di dollari, arriva il primo monito dal mondo accademico.
Shoshana Zuboff, autrice del celebre libro Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell'umanità nell'era dei nuovi poteri, edito in Italia da Luiss (ottobre 2019), ha messo in guardia dal diffidare dai «capricci» di «un uomo» – Elon Musk – da cui le persone sarebbero «ossessionate» a causa della mancanza di regole democratiche che governino gli spazi di informazione.
UN SEGNALE DI QUANTO SIAMO PERSI
Zuboff pone una questione importante, ovvero fino a che livello siamo in grado di governare i nostri spazi di informazione in un settore in cui c’è una evidente lacuna legislativa.
«Amici, i titoli di Musk/Twitter sono tutte varianti di “cosa farà Elon?”. È un segnale di quanto siamo persi. Siamo ossessionati da un uomo e dai suoi capricci perché non abbiamo ancora lo stato di diritto democratico necessario per governare i nostri spazi di informazione. Senza legge il potere è pericoloso. Il risultato è che le persone, la società e la democrazia sono alla mercé degli individui che esercitano la proprietà e/o il controllo sull’informazione. Preghiamo il signor Zuckerberg di fermare il disastro sociale, mantenere la nostra privacy, proteggerci dalla disinformazione, ma lui rifiuta».
BINOMIO INFORMAZIONI – ENTRATE
«Abbiamo appreso che Facebook – prosegue l’ex professoressa di Harvard – è un grande business in cui le informazioni corrotte sono in assoluta correlazione con le entrate. L'imperativo di massimizzare i profitti di Fb ci ignora. La privacy è distrutta. L'informazione corrotta trionfa. La società si spacca. Il profitto vince. Solo la legge può cambiare tutto questo».
Qui la menzione va a Carole Cadwalladr, giornalista britannica del Guardian, nota per le sue inchieste sullo scandalo Facebook – Cambridge Analytica del 2018, che portarono alla luce come la società di consulenza britannica Cambridge Analytica avesse raccolto i dati personali da 87 milioni di account Facebook senza il loro consenso, per poi usarli per scopi di propaganda politica.
CORRIAMO NUDI
«Chissà, Musk vuole unirsi agli dei che governano lo spazio dell'informazione e controllano le risposte alle domande essenziali di conoscenza, autorità e potere nel nostro tempo? Chissà chi decide? Chi è che stabilisce chi decide? Ma non li abbiamo mai eletti per governare. Abbiamo bisogno di leggi, non di uomini. La democrazia avanzerà solo con leggi e istituzioni progettate per garantire i nostri diritti alla conoscenza e l'integrità delle informazioni nel secolo digitale. In assenza di legge, siamo costretti a essere preoccupati su “Cosa farà Elon?”. Gli imperatori hanno tutti i vestiti, mentre noi corriamo nudi», scrive Zuboff.
La studiosa menziona Roger Mc Namee, uno dei più noti critici di Facebook. Fu tra i primi finanziatori del social network con la Elevation Partners, un fondo americano nato nel 2004 che investiva in proprietà intellettuale, tecnologia e media, per poi collocarsi tra i suoi detrattori, a causa di quello che considera un impatto negativo del social sulla società e sulla democrazia. «La triste verità è che Facebook e Google si sono comportati in modo irresponsabile alla ricerca di enormi profitti. E questo ha avuto un costo per la nostra salute», scriveva sul Guardian nel 2018.
MUSK come ZUCKERBERG
«Proprio come Zuckerberg si basa sulla “libertà di parola” per giustificare i flussi di informazione corrotta per aumentare la raccolta dei dati, – prosegue Zuboff – Musk è al centro della scena con la stessa retorica. È una spudorata distorsione del Primo emendamento e della Carta dei diritti»
Il Primo emendamento alla Bill of Rights, la Carta dei diritti che rappresenta il nucleo della Costituzione americana, oltre a sancire la libertà religiosa, vietando allo stato di riconoscere ufficialmente una religione o di impedire qualsivoglia culto, garantisce la libertà di parola e di stampa.
«Come ripete instancabilmente lo studioso costituzionale Laurence Tribe, – scrive ancora Shoshana Zuboff – la Carta dei diritti riguarda solo l'azione del governo, non le società private».
Laurence Tribe è un altro critico del “modello Facebook”, «queste aziende – scrive in un suo articolo citato da Zuboff – hanno prosperato su un modello di business opaco che utilizza come arma una versione fantasy del Primo emendamento per giustificare l'offerta agli utenti di forme allettanti e convenienti di condivisione delle informazioni personalizzate».
CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA
«Abdicare i nostri spazi informativi al controllo privato – conclude la studiosa – concentra un potere irresponsabile nel regime del capitalismo della sorveglianza . Il nostro destino non dovrebbe dipendere dai capricci degli individui. Ciò che decidono oggi potrebbe essere annullato domani. Nessuna democrazia può sopravvivere a queste condizioni».
Nel suo libro Il Capitalismo della sorveglianza, Shoshana Zuboff ha svelato un mondo in cui «gli utenti della tecnologia non sono né clienti, né dipendenti, né prodotti. Sono invece la materia prima per nuove procedure di produzione e vendita che definiscono un ordine economico del tutto nuovo: un'economia di sorveglianza».
Una materia prima data dall’esperienza umana, raccolta sotto forma di dati, usati per pratiche commerciali segrete. Un «capitalismo canaglia che ora possiede e gestisce Internet», fondato su «una logica economica fondamentalmente antidemocratica».
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