Mario Francese indagò anche sull’omicidio del Vice Pretore Onorario di Prizzi, Ugo Triolo, mettendone in luce la verosimile causale di vendetta per le attività di avvocato e di magistrato esercitate dalla vittima, sottolineando la prossimità del luogo dell’agguato rispetto all’abitazione di Salvatore Riina e menzionando le voci secondo cui quest’ultimo aveva recentemente trovato rifugio nelle vicinanze della propria casa
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Il coraggioso ed efficace impegno professionale di Mario Francese ebbe ad esplicarsi anche in relazione all’omicidio del Vice Pretore Onorario di Prizzi, avv. Ugo Triolo, assassinato a Corleone in data 26 gennaio 1978. In due articoli apparsi sul "Giornale di Sicilia" del 27 gennaio 1978, egli raccontò con commossa partecipazione il tragico episodio, mettendone in luce la verosimile causale di vendetta per le attività di avvocato e di magistrato esercitate dalla vittima, sottolineando la prossimità del luogo dell’agguato rispetto all’abitazione di Salvatore Riina, e menzionando le voci secondo cui quest’ultimo aveva recentemente trovato rifugio nelle vicinanze della propria casa.
Il primo articolo è di seguito trascritto:
Assassinato (calibro 38) il vicepretore di Prizzi avv. Ugo Triolo.
I killer hanno atteso il professionista sotto la sua abitazione. Sentenza di morte per un uomo di giustizia.
«Ugo, Ugo,Ugo» si è voltato e l'hanno ucciso
Aveva da qualche minuto comprato due pacchetti di sigarette nel centrale tabaccaio di via Garibaldi. Quindi, con al guinzaglio il suo affezionato barboncino nero, l'avv. Ugo Triolo, da circa 15 anni vicepretore onorario di Prizzi, ma nato e residente a Corleone, si era avviato lentamente per via Roma, una strada in salita dove sono stati ubicati la pretura e il magistrale. Trecento metri percorsi spensieratamente fumando e giocherellando con il suo “Bull”.
Quindi, piazza San Domenico e poi il vicolo Triolo, coperto da un tetto ad arco e che sbocca in via Cammarata. Proprio uscendo dal vicolo, al n. 49 di via Cammarata è la casa dell'avvocato Triolo. Un pianoterra, adibito a magazzini e garage e un primo piano caratterizzato da ampi balconi con passamani di ferro battuto. Il professionista ha avuto il tempo di premere sul bottone del citofono. Ha risposto la moglie. Quindi, dall'angolo della strada, a non più di due metri e mezzo, dove si apre la via Rua del Piano (in cui abita il noto luogotenente di Luciano Liggio, il latitante Totò Riina) qualcuno l'ha chiamato «Ugo, Ugo...». Il professionista si è voltato, avrà visto qualcuno dinanzi a lui con una pistola in pugno. Ha avuto il tempo di alzare le mani, come per proteggersi il viso. In quel momento un lugubre rosario di colpi, cinque-sei che anche la moglie, ancora attaccata al citofono ha nettamente percepito e che hanno fatto accorrere il figlio Dario, 18 anni, studente liceale.
E' stato il ragazzo a scendere giù dalle scale e a precipitarsi fuori. Ha trovato il portone già aperto e dinanzi all'ingresso, accasciato all'angolo destro, il genitore quasi supino. Il ragazzo, a questo punto, a gran corsa si è diretto verso la caserma della guardia forestale: «Aiutatemi - ha gridato - aiutatemi, hanno sparato a mio padre».
In via Cammarata sono accorsi un brigadiere della “forestale” e un carabiniere che si trovava per caso a transitare. Giunti in via Cammarata non hanno potuto che constatare che ignoti killer avevano eseguito una sentenza di morte nei confronti di un uomo di giustizia, con una cal. 38.
La vittima respirava ancora. Hanno tentato un disperato soccorso caricandolo su un'auto di passaggio e trasportandolo al pronto soccorso del locale ospedale dei Bianchi. Una corsa vana. L'avv. Triolo è spirato durante il tragitto.
Unico testimone al vile attentato, Bull, il barboncino nero che atterrito, è fuggito guaendo quando il padrone ha mollato il guinzaglio. La via Cammarata è stretta e buia e dai dintorni della abitazione dell'avv. Triolo si dipartono tre viuzze: il Cortile Triolo, la via Rua del Piano, la piazzetta San Domenico. Per la strada non c'era nessuno. Erano quasi le 17.50. Il cadavere di Ugo Triolo è giunto al pronto soccorso alle 18.02.
La notizia si è sparsa a Corleone in un baleno. Dal vicino commissariato sono accorsi per primi il dottor Chiavetta, vice questore, quindi il maresciallo dei carabinieri Melodia, il comandante la locale compagnia. Fonogrammi sono partiti per Palermo. Corleone è stata subito inondata di gazzelle e volanti. Sono giunti il capo della criminalpol Contrada, il capo della squadra mobile Giuliano, il commissario Speranza e carabinieri della stazione di Lercara Friddi, il sostituto procuratore Giusto Sciacchitano, il medico legale Alfonso Verde e il pretore di Corleone Giacomo Conti.
Un galantuomo
Studiati a lungo luoghi e tempi dell'esecuzione
L'esecuzione di via Cammarata è stata studiata nei dettagli. Gente che doveva conoscere le abitudini dell'avv. Triolo, che l'avrà pedinato quando, poco dopo le 17, era uscito di casa col suo fedele cagnolino, quando si era fermato dinanzi al tabaccaio di via Garibaldi, proprio accanto al Municipio e al commissariato di pubblica sicurezza. E' entrato nella tabaccheria, ha acquistato 2 pacchetti di “Presidente” si è soffermato per alcuni minuti nella piazza e quindi si è diretto verso la via Roma per rincasare.
I killer, a questo punto, l'avranno preceduto e, per uno dei tanti vicoli della via Roma, hanno raggiunto prima dell'avv. Triolo la via Cammarata. Certamente, si saranno nascosti nella traversina di via Rua del Piano perché il pretore onorario, venendo dal vicolo omonimo Triolo, in quel punto non avrebbe potuto notarli.
A questo punto, mentre lentamente cadeva una pioggia sottile ma costante, è scattato il piano dell'esecuzione. I killer hanno atteso che suonasse al citofono, che gli venisse aperta la porta e sono balzati fuori improvvisamente dal nascondiglio. L'avv. Triolo avrà avuto nettissima la sensazione che per lui era finita. Nessun grido, nessun tentativo di dire qualcosa alla moglie per citofono. Non gliene hanno dato il tempo. Ha soltanto alzato le mani portandole agli occhi e proteggendosi con la parte esterna delle braccia e con i gomiti all'infuori. I colpi sono stati sparati tutti da breve distanza. Tre al viso, uno dritto al centro del petto, in direzione del cuore, uno proprio al gomito sinistro e un altro ad un braccio.
Facile, per i killer, una volta eseguita la sentenza disperdersi per quei vicoli oscuri, a piedi. Nessuno li ha visti, neanche il figlio Dario, il primo a scendere sulla strada e a soccorrere il genitore.
«Perché, perché l'hanno ucciso?», si chiedeva poco dopo in ospedale la cugina Maria Oddo, vicepreside del liceo classico “Guido Baccelli”. Una donna molto affezionata alla vittima. Quando, oltre dieci anni fa l'avvocato Triolo era rimasto vedovo, la professoressa Oddo aveva avuto cura dei due bambini, Dario e Fabrizia e li aveva cresciuti come figli suoi, fino a quando il magistrato onorario, due anni addietro, non si era risposato.
«Un galantuomo come mio cugino - ha aggiunto la professoressa Oddo - non si uccide in questo modo. Era anche un gentiluomo. Non potevano farlo».
Un dolore vivo, profondo ma composto quello di congiunti e parenti dell'avvocato Triolo, occorsi tutti in ospedale convinti che ancora si potesse evitare l'irreparabile. E fuori dalla porta del pronto soccorso, nell'anticamera amici e conoscenti dell'ucciso, l'avvocato Milone, l'avv. La Porta, l'avv. Antonello Oddo, che per molti era stato pretore onorario di Bisacquino.
Un quarto di gente-bene di Corleone in trepidazione per le sorti di Ugo Triolo. La vittima apparteneva al bel mondo di Corleone. Agiato, proprietario di diverse salme di terreni, alquanto eccentrico. In un paese montano ed agricolo come Corleone un uomo che va in giro con giacconi di pelle porta una nota caratteristica. Di lui tutti parlano bene. Non si sanno spiegare quindi perché l'abbiano ucciso. In nottata pantere e volanti hanno fatto la spola con caserma e commissariato di Corleone e destinazioni ignote. Molte le abitazioni di pregiudicati controllate, a Corleone, a Prizzi e a Lercara, dove la pretura prizzitana ha pure giurisdizione. Tutti ritengono che possa trattarsi di una vendetta per l'attività di avvocato o di magistrato svolta dall'avv. Ugo Triolo. E' stata sottolineata poi la vicinanza dell'abitazione di Salvatore Riina, il latitante marito segreto della maestrina di Corleone, Antonietta, con quella della vittima. Ed è stato sottolineato pure che i killer, quasi certamente, si sono appostati all'angolo di via Rua del Piano, a due passi dalla casa di Totò Riina. E' corsa voce che il luogotenente di Liggio, in questi ultimi tempi, abbia trovato rifugio non lontano dalla sua casa. Qualcuno ha sussurrato che Antonietta Bagarella, la maestrina, abbia dato alla luce, segretamente a Corleone, un bambino. Queste indiscrezioni sono pure rimbalzate nella caserma dei carabinieri e in commissariato, ma si tratta soltanto di voci.
La sentenza in questione è quella della Corte di Assise di Palermo, presidente Leonardo Guarnotta, contro Salvatore Riina +9.
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