«Sei sicuro che non mi succede niente e che nessuno mi verrà (…) a perquisire casa?». Elena Papetti, l’architetta vicina al comune di Ceccano, per un momento tentenna. Manifesta tutta la sua preoccupazione al sindaco Roberto Caligiore, esponente di FdI, con cui vanta uno stretto rapporto personale e che le ha chiesto di «occultare una imprecisata somma di denaro».

«Se vengono a perquisire a me è peggio. Nel senso che io in questo momento… sono nascosti ma a cazzo di cane», risponde il primo cittadino che guida l’amministrazione del paese in provincia di Frosinone dal 2015. E cioè da quando, spinto dall’attuale deputato di FdI Massimo Ruspandini, è riuscito a trasformare il borgo laziale da feudo rosso a cittadella di centrodestra.

L’intercettazione, contenuta nell’ordinanza che ha disposto gli arresti domiciliari per Caligiore e Papetti, è paradigmatica del sistema corruttivo sventato dai giudici dell’ufficio di Roma della procura europea.

Il sindaco, al suo secondo mandato, luogotenente dell’arma dei carabinieri, è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per l’aggiudicazione di appalti di lavori pubblici finanziati col Pnrr e per l’accoglienza dei migranti.

Sistema “corrotto”

Gare truccate per un valore che si aggira intorno ai 5 milioni di euro. Dai lavori di riqualificazione del centro storico passando per i lavori di messa in sicurezza e riduzione del rischio sismico di una scuola fino a quelli per includere sul territorio richiedenti asilo e rifugiati. «L’avidità con cui accumula denaro è tale che difficilmente potrà ritenersi saziato dagli episodi corruttivi esposti», scrive chi indaga in riferimento a Caligiore, tratteggiandone così un ritratto che desta allarme.

In particolare il meloniano sembra comportarsi più come un “re” che come un sindaco. E non solo, come si legge nell’ordinanza, «vanta un posto di assoluta primazia», ma gli stessi «funzionari comunali davanti alle sue decisioni si limitano a osservare e a rispettarne i diktat».

Così “avido” da lucrare, dicono le carte, anche sugli appalti legati ai più fragili, ai migranti per l’appunto. Con un modus operandi che è sempre uguale. «Caligiore riceve del resto le utilità attraverso l’articolato sistema fattura-tangente». In pratica il denaro, riciclato attraverso un sistema di fatturazioni e bonifici verso aziende fittizie, viene poi monetizzato e consegnato a mano ai vertici dell’associazione a delinquere.

Un sistema assai complesso, oggi portato a galla dagli uomini della mobile di Frosinone e del servizio operativo della Direzione centrale anticrimine di Roma che hanno eseguito le misure (in totale 13) – coinvolti anche altri dipendenti e funzionari dell’amministrazione di Ceccano – e un sequestro di oltre 500mila euro.

Il concorso

A emergere dalle indagini della procura europea – compente per i reati che incidono sulle spese relative agli appalti finanziati con fondi Ue – è, come si diceva, lo stretto rapporto tra il sindaco di FdI e l’architetta Papetti.

«È anche grazie al rapporto particolarmente stretto col sindaco che l’architetto viene gradualmente inserita nella compagine criminale operante nel comune di Ceccano, inizialmente mediante una nomina personale ad unità di staff del sindaco firmata dal sindaco stesso nel 2021. Successivamente in modo stabile e definitivo tramite concorso pubblico preordinatamente bandito dalla giunta di Caligiore nel 2021 per l’assunzione di 2 posti da istruttore tecnico», scrivono gli investigatori.

Una nomina, quest’ultima, prima a tempo determinato e poi definitiva, che creerà scalpore all’interno della comunità di Ceccano. E che è emblematica del modo di operare del sindaco. Sprezzante delle regole.

«Le indagini hanno portato alla luce le modalità illecite con le quali nell’ambito dell’amministrazione del comune di Ceccano soggetti estremamente privi di scrupoli hanno gestito e continuano a gestire il denaro pubblico», si legge ancora nell’ordinanza.

C’è da dire, inoltre, che la stessa indagine è partita da quella sul traffico di rifiuti tra la Ciociaria e la Campania, con attività illecite riguardanti persino la Repubblica Ceca. “The good lobby”, questo il nome dell’operazione che ha portato ai domiciliari il sindaco di Ceccano, sta invece facendo luce sul governo locale di centrodestra. Quello dove il primo cittadino «in violazione di principi di buon andamento e di imparzialità della Pa si adoperava perché i funzionari comunali preposti adottassero le delibere… con cui veniva aggiudicato il bando di gara» alle ditte “amiche”.

«No perché cioè non ci metto niente, sollevo una mattonella…», dirà ancora l’architetta, intercettata, a giugno 2023 in riferimento ai soldi da occultare così come suggerito da Caligiore. «O dentro, dentro una borsa», suggerirà il sindaco fedele, a quanto pare, solo al dio denaro e a Giorgia Meloni.

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