I più maligni hanno colto la palla al balzo. E hanno pubblicato sui social la foto scattata nello scorso inverno, Jannik al Colosseo con la Coppa conquistata all’Australian Open e al suo fianco il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Tutto  nelle ore immediatamente precedenti a quella che può essere definita la giornata più importante della sua carriera. Stasera affronterà Jack Draper nella sua prima semifinale allo Us Open e soprattutto arriverà l’ultima parola sul caso Clostebol: se entro la mezzanotte, termine di scadenza della possibilità di appello, non si avranno comunicazioni certe, bisognerà trarre la conclusione che né Nado Italia né Wada (l’agenzia mondiale antidoping) avranno presentato ricorso al Tas contro l’assoluzione di Jannik da parte dell’Itia (l’agenzia internazionale antidoping nel tennis).

Certo: ci sono i tempi della comunicazione di cui tenere conto. Nel senso che non si può escludere che il ricorso sia stato presentato e che la notizia del deposito avvenga in un secondo momento. Ma come in fondo è successo da marzo in poi, un’indicazione in questo senso arriverà osservando con una certa attenzione sia lo sguardo di Jannik sia quello di Simone Vagnozzi e di Darren Cahill al suo box, durante la semifinale. Se sguardi saranno analoghi a quelli visti al termine dei match newyorchesi, allora si potrà tirare un sospiro di sollievo. Nel caso in cui si torni all’abbraccio triste, solitario e per fortuna non final fra i due coach avvenuto dopo la vittoria di Cincinnati, allora occorrerà rassegnarsi: la questione non potrà dirsi definitivamente chiusa.

I numeri dell’agenzia

A mo’ di indicazione va citato un report della Wada ormai un po’ vecchiotto, visto che risale al 2020 ma comunque di un certo peso. In quel report si asserisce che su 1007 campioni sotto accusa che la stessa agenzia ha dovuto prendere in esame, il 14% è stato archiviato perché non era stato rilevato alcun dolo. In un ulteriore 11% era stata riconosciuta l’assunzione di un farmaco proibito ma per motivi che la posizionavano all’interno di un perimetro consentito. In pratica solo il 66% dei casi viene reputato da sanzionare. Se Wada deciderà di non ricorrere sarà perché avrà riconosciuto come valida la tesi di difesa già accettata dall’Itia. E per Sinner potrà iniziare una nuova fase della sua vita e della sua carriera.

Anche alla luce dei risultati di Flushing Meadows è chiaro a tutti che sulle possenti spalle dell’altoatesino poggia oggi gran parte del futuro del tennis. L’altra parte è posizionata su quelle di Alcaraz che però nelle ultime settimane si deve essere ricordato di avere poco più di vent’anni: e le incertezze dell’età lo hanno portato a demolire una racchetta in campo e a perdere partite che in altri momenti avrebbe vinto. Se Jannik uscirà indenne dai due match di oggi, la sua leadership sul tennis sarà pressoché totale. Se dovesse rassegnarsi a fare un saltino dalle parti di Losanna, dove ha sede il Tas, organismo che dovrebbe deliberare in via definitiva sul caso Clostebol, si aprirebbe un’altra fase di incerta lunghezza e di non piacevole percorrenza.

La seconda partita, quella contro Jack Draper, mancino che a rete gioca meglio di Jannik ma che di lui non ha (ancora) la personalità e la capacità di “far girare” gli incontri quando si mettono male, tutto sommato si presenta meno spinosa sul piano interiore ma di certo pericolosissima su quello agonistico. Draper è numero 25 al mondo e Sinner non perde da un anno contro un giocatore che non sia Top20: l’ultimo fu Lajovic a Cincinnati. Jannik e Jack (che lo batté al Queens nel 2021) sono amici e accomunati da una certa etica del lavoro, anche se il padre di Draper (che di nome fa Roger) ha avuto vita facile nell’indirizzare il figlio al tennis visto che è stato per anni amministratore delegato della potente federazione britannica. Il suo approccio al tennis è stato certo più comodo di quello di Jannik. Ma forse per questo mentalmente il rosso oggi è più forte.

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