A Che tempo che fa, su Raitre, il ministro dello Sport ammette: le misure pensate durate l’estate per prevenire la seconda ondata, da Governo, Regioni e parte dei cittadini non hanno avuto l’effetto che aspettavamo
Sconfitto eccellente del nuovo Dpcm, che chiude palestre, piscine e sport dilettantistici, lascia tranquillo solo e quello professionistico e l’attività sportiva all'aperto, il ministro dello Sport e delle politiche giovanili Vincenzo Spadafora si accomoda sulla poltrona di Che tempo che fa (Raitre) e rispondendo alle domande di Fabio Fazio si toglie qualche sasso dalla scarpa.
«Le decisioni drastiche prese in primavera ci hanno difeso, ma devo dire che le misure pensate durate l’estate per prevenire la seconda ondata, da Governo, Regioni e parte dei cittadini non hanno avuto l’effetto che aspettavamo, specie sul fronte trasporti e della tenuta del sistema sanitario».
È la prima volta che una voce del governo ammette gli errori e le sottovalutazioni degli scorsi mesi, fin qui sempre negate e respinte al mittente. «Dobbiamo fare autocritica» aggiunge esplicitamente, «dovevamo prendere misure con effetti diversi».
In mattinata, alla stessa domanda posta da un cronista durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo Dpcm, il presidente del consiglio Giuseppe Conte aveva dato una risposta ben diversa. «Non possiamo imputare al governo di essersi distratto e aver abbassato la soglia di attenzione: ricordo che prima dell’estate tutti, anche l’opinione pubblica, pensavano di aver passato la pandemia mentre il governo ha chiesto la proroga dello stato di emergenza ha detto che non potevamo abbassare la guardia e ha continuato a comprare mascherine e respiratori».
Spadafora evidentemente non la pensa come il presidente del consiglio. E alla domanda finale del giornalista, che ricorda che fino a due settimane fa il governo vantava di essere in migliori condizioni rispetto ad altri paesi, per proprio merito, il ministro risponde: «Dovevamo stare zitti».
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