Alla fine rimasero in quattro. I signori Renzo Gobbo, Luigi Micheli, Roberto Sannino e Claudio Vinazzani si sono ritrovati a condividere il ciclico appuntamento col gip del tribunale di La Spezia dopo che altri undici indagati sono usciti dall'inchiesta sul traffico dei giovani calciatori nigeriani partita a febbraio 2018. L'ultimo slittamento si è consumato lunedì 15 marzo e fa seguito a quelli avvenuti fra settembre 2020 e febbraio 2021. Stavolta il motivo del rinvio è stata la richiesta di ottenere ulteriori trascrizioni delle intercettazioni. Giovedì 8 aprile il Tribunale ha nominato un perito che dovrà consegnare il 18 giugno l'esito della sbobinatura. Quindi il 28 giugno si avrà una nuova udienza preliminare. Ma a questo punto, visto l'andazzo, non è scontato che non vi siano ulteriori slittamenti.

Il reato ipotizzato è molto grave: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Riguarda un flusso di calciatori minorenni avvenuto fra il 2013 e il 2017. In tutto si tratta di 13 ragazzi nigeriani, gravitati attorno all'Associazione sportiva calcio Spezia e a due club dilettantistici liguri, la Lavagnese e il Valdivara 5Terre.

Chi rischia il processo

I quattro superstiti sono entrati nell'indagine per via dei ruoli che ricoprivano quando i fatti si sono svolti. Renzo Gobbo è stato allenatore e selezionatore dal 2013 al 2018 del Football College Abuja, l'accademia con sede nella capitale nigeriana da cui sono pervenuti tutti i 13 calciatori entrati nell'inchiesta, e era responsabile legale dei ragazzi durante le tournée all'estero. Claudio Vinazzani, allo Spezia dal 2012, ne è diventato responsabile del settore giovanile mantenendo la carica fino al 2018. Luigi Micheli, attualmente direttore generale e membro del consiglio d'amministrazione del Brescia, fra il 2011 e il 2019 (con un breve intermezzo nel 2013, trascorso nei ranghi dirigenziali del Grosseto) è stato dapprima direttore finanziario e poi dal 2016 amministratore delegato dello Spezia. Roberto Sannino, dal canto suo, è stato tutore legale di molti fra i 13 calciatori provenienti dalla Nigeria.

Questo il profilo dei quattro che rischiano di andare a processo. E preso atto di ciò resta l'interrogativo che, per chi come noi di Domani ha letto le carte dell'indagine condotta dalla squadra mobile di La Spezia, risulta spiazzante: ma hanno fatto tutto da soli?

Rispetto a questo interrogativo esiste una verità giudiziaria fissata dal procedimento. Ma oltre alle verità giudiziarie esistono le verità storiche. Che possono anche essere fallaci o condizionate dal diverso approccio alle singole vicende, ma che certamente hanno un respiro più ampio. In questo longform proviamo a raccontarvi la verità storica di ciò che dagli investigatori della mobile di La Spezia è stato etichettato “Sistema Nigeria”.

Correva l'anno 2011 

Il bello di internet è che ti restituisce tutto. Anche quello che non ti aspetti. Soprattutto, anche ciò che i diretti interessati vorrebbero venisse dimenticato e sempre che una manina non provveda a premere il tasto delete. In questo caso internet ci restituisce un frammento di storia vecchio dieci anni. Risale al 12 settembre 2011 e rimane archiviato nel sito ufficiale dell'A. C. Spezia. Racconta del passaggio di consegne da padre a figlio, da Gabriele Volpi a Matteo Volpi. Oggetto è la presidenza dello Spezia calcio, diventato patrimonio di famiglia dal 2008 e presieduto dal patriarca dal 2009. Il riassetto familiar-societario si completa con l'assegnazione della vicepresidenza all'altro figlio, Simone, mentre il padre rimane nel ruolo di presidente onorario.

In quel momento storico i rapporti in famiglia sono idilliaci. Non durerà. Ancora una volta il vasto giacimento informativo del web offre una notizia passata sotto silenzio in Italia. Si tratta di un contenzioso fra papà Gabriele e figlio Matteo, per una questione di trust offshore che vengono strutturati e poi smontati senza che vi sia accordo in famiglia. Il conflitto esplode intorno a un veicolo societario con sede dapprima a Panama e poi a Auckland (Nuova Zelanda), denominato Delanson Services Limited, che a sua volta è una scatola in cui vengono allocati tre trust denominati Winter, Summer e Spring (cioè Inverno, Estate e Primavera).

Resterebbe fuori l'autunno, ma non è su questo punto che esplode il conflitto dinastico. Volpi junior ricorre due volte presso la giurisdizione del Commonwealth delle Bahamas perché non condivide il modo in cui vengono distribuiti gli asset. Vede respinte le proprie istanze due volte, nel 2018 e nel 2019. E in termini giurisprudenziali si tratta di un caso talmente significativo da essere studiato in seminari internazionali per esperti di diritto societario o menzionato in siti specializzati.

L’accademia in Nigeria

Ma queste beghe arriveranno dopo. Quel giorno di settembre 2011 la famiglia Volpi è compatta e l'AC Spezia è un simbolo di armonia oltreché un cantiere di iniziative non soltanto sportive. La squadra è appena tornata in Prima divisione di Lega Pro (quella che un tempo era denominata Serie C1) e il neo-presidente junior annuncia che fra i progetti c'è l'istituzione di un'accademia calcistica in Nigeria con lo scopo di dare un'opportunità a giovani calciatori nigeriani e “magari” portare qualche talento a La Spezia.

Quando Volpi figlio pronuncia queste parole, la costituzione dell'accademia calcistica in Nigeria è già qualcosa più che un'intenzione. Da quasi due settimane sono ospiti dello Spezia i ragazzi della Kwara Academy di Ilorin, un'accademia calcistica fondata nel 2005 per iniziativa dello stato del Kwara (uno dei 36 della repubblica federale nigeriana, situato a ovest lungo il confine col Benin) su impulso dell'allora governatore Bukola Saraki, che poi dal 2015 al 2019 ricoprirà il ruolo di presidente del senato federale. I giovani nigeriani sono in Italia dal 30 agosto per una serie di amichevoli. Ospiti dello Spezia. A guidare la comitiva nigeriana è Titiloye Clement Olakumbi. Che pochi mesi dopo, gennaio 2012, si ritroverà con un ruolo del massimo livello nel neonato Football College Abuja, l'accademia fondata dal Gruppo Volpi.

Un top player dietro la scrivania

L'arruolamento di “Kumbi” Titiloye è per l'accademia di Abuja equiparabile all'ingaggio di un top player. Il personaggio è molto influente in Nigeria, abituato a fare da collante fra le élite politiche locali e il caotico mondo del calcio nazionale. Per questo motivo gli vengono lasciati ampi margini di manovra nella gestione tecnica dell'accademia. Come del resto è dimostrato dalle interviste che concederà negli anni a seguire. Per esempio quella pubblicata dalla testata nigeriana Daily Trust il 25 giugno 2016, cioè quattro anni dopo la fondazione della struttura e due anni prima che la procura della Repubblica di La Spezia cominci a interessarsene.

Fra le tante cose dette da Titiloye, due sono di particolare rilievo. La prima è il giudizio sulla riuscita dell'operazione, che è molto positivo poiché egli parla di obiettivi che hanno «sorpassato» quelli attesi. La seconda viene enunciata all'inizio dell'intervista: il Football College Abuja è “una creatura” (brainchild) di Gabriele Volpi, «il presidente di Orlean Invest Africa Limited». Kumbi Titiloye risulterà ancora fra gli accompagnatori della squadra di Abuja che partecipa all'edizione 2018 del Torneo di Viareggio, appuntamento che viene considerato strategico sia come vetrina per i giovani talenti nigeriani, sia come occasione per attivare il meccanismo che ha permesso a alcuni fra questi di rimanere in Italia. Meccanismo che secondo la Squadra mobile spezzina e la locale magistratura prefigura il reato di immigrazione irregolare.

Volpi, lo zio d'Africa

Una sua creatura. L'accademia calcistica di Abuja sarebbe dunque un'invenzione di mister Gabriele Volpi, l'ex informatore medico-scientifico della Carlo Erba che a metà degli Anni Settanta si trasferisce in Nigeria e lì edifica rapidamente una smisurata fortuna personale nel settore della logistica petrolifera. Classe 1943, nativo di Recco, Volpi non ha mai perso i rapporti con la terra d'origine, nemmeno dopo essere diventato cittadino nigeriano in possesso di doppio passaporto. Alla base della sua fortuna c'è anche il rapporto con l'armatore Gian Angelo Perrucci, che come lui è ligure e ex pallanuotista (è stato presidente della Federnuoto) e con cui condivide la scalata alla Pro Recco, la “Juventus della pallanuoto” tuttora di proprietà di Volpi.

Quando il Football College Abuja viene inaugurato, Gabriele Volpi ha già compiuto in grande stile la propria rentrée nell'economia italiana. Con particolare attenzione alla Liguria e con un perfetto stile da Zio d'Africa che torna a casa dopo avere fatto una montagna di soldi. Il suo rumoroso ingresso nella scena economica nazionale viene celebrato giusto in quei giorni d'autunno 2011 con una copertina e una lunga intervista riservate dal settimanale economico “Il Mondo”.

Un reperto storicamente istruttivo, a partire dal titolo scelto in copertina per etichettare il personaggio: “L'Abramovich italiano”. L'accostamento al magnate russo proprietario del Chelsea comporta un chiaro richiamo all'importanza del calcio nella costruzione di una success story, oltreché al mega-yacht che entrambi sfoggiano nel patrimonio personale. Ma l'intervista rilasciata a Filippo Astone è importante per far emergere alcuni dettagli interessanti. A dominare è il tema del progetto per la riqualificazione del porto turistico di Santa Margherita Ligure, che catalizza intorno a Volpi il dissenso di intellettuali e comitati locali. Invero il magnate italo-nigeriano nega di essere coinvolto direttamente nel progetto e lo fa usando l'argomento che gli torna utile in altre circostanze:

(...) vorrei precisare che il progetto di ristrutturazione, ampliamento e rilancio del porto di Santa Margherita Ligure non è mio, ma della società Santa Benessere, che è amministrata da Gian Antonio Bandera. L'azionista di maggioranza della Santa Benessere è una società straniera che fa capo a un trust di diritto inglese, al quale diversi anni fa apportai buona parte del mio patrimonio, come settlor. Da allora non mi sono mai occupato di come il patrimonio è stato investito. Ci pensano i trustee, cioè i gestori del trust, che agiscono in piena autonomia, come gli amministratori delle loro società. Se fossi nei panni degli amministratori della Santa Benessere, pur di evitare tutte queste contestazioni, me ne tirerei fuori.

Poi sfodera come argomenti a supporto del progetto l'incremento occupazionale che verrebbe generato dalla realizzazione del progetto, e un sondaggio realizzato dal professor Renato Mannheimer da cui si evincerebbe una maggioranza di popolazione locale favorevole all'opera. Quindi arrivano i ripetuti e sferzanti giudizi verso chi si oppone, in un crescendo di parole e animosità:

Ma se [l'operazione] non si farà, se vinceranno gli snob ai quali interessa solo la pace delle loro ville, per me non cambierà ovviamente nulla. (…) Francamente, non mi spiego tutte queste opposizioni rispetto a un progetto come quello di Santa Benessere. Stiamo parlando di una iniziativa che creerebbe qualche centinaio di posti di lavoro, incrementando i redditi di tutti gli abitanti. In situazioni simili, come ad esempio a Varazze, il beneficio occupazionale si è puntualmente verificato. E a Santa Margherita di che cosa si preoccupano? Delle proteste di qualche radical-chic. Ma le sembra normale? Una situazione del genere fa emergere l'Italia come un Paese che scoraggia gli investimenti e dove per conservare i privilegi di pochi si penalizzano i legittimi interessi di molti e lo sviluppo. (…) [H]o lavorato molto: in Africa, dove vivo da oltre trent'anni; non sulla riviera dove stanno comodamente, soggiornano e vagabondano coloro che mi criticano e calunniano, che sono peraltro una esigua minoranza e non rappresentano nessuno. Per fortuna la grande maggioranza dei liguri è gente per bene e vera.

Di quella intervista vanno riportati almeno altri due passaggi, utili per il prosieguo di questa storia. Il primo: Volpi indica come suoi uomini di fiducia in Italia il fiscalista Giuliano Andreani e l'avvocato penalista Michele Corradino, a sua volta all'epoca presidente di Carispezia (oggi, di Carispezia, è presidente della Fondazione). Il secondo: quando l'intervistatore gli chiede quale sia il suo rapporto con Gianpiero Fiorani, protagonista dell'Estate dei Furbetti, Volpi risponde con un tenero ricordo. La conoscenza risale alla seconda metà degli Anni Sessanta, quando il futuro magnate si trasferisce a Lodi per lavorare alla Carlo Erba e ne approfitta per essere tesserato prima come giocatore, poi come allenatore dalla squadra di pallanuoto del Fanfulla. Squadra di cui l'allora giovanissimo Fiorani (classe 1959) è tifoso. Tutto qui o poco più.

Dunque in quei giorni di autunno 2011 è in corso da parte di Volpi una campagna di esposizione pubblica che vede nello sport, e nel calcio in particolare, un fattore di grande spinta. Questo atteggiamento cambierà nei mesi a seguire, quando già il Football College Abuja è una struttura ben avviata. E il consolidamento della struttura nigeriana avviene anche grazie all'opera di un altro personaggio cruciale di questa storia, colui che ne apre il versante croato: Damir Mišković.

L'uomo di Fiume

Classe 1965, nativo di Rijeka (Fiume), Mišković è un altro soggetto cui tocca emigrare per trovare fortuna. Completata la formazione presso una scuola navale egli si sposta dapprima in Norvegia, dove conosce il mondo della logistica marittima, quindi in Nigeria. Lì raggiunge il padre, Šime, che lavora già per Orlean Invest. Cioè la holding attraverso cui Gabriele Volpi controlla il proprio impero. Del magnate italo-nigeriano, Mišković diventa rapidamente uno fra gli uomini di maggiore fiducia, fino a costruirsi un potere personale a sé stante. Il croato scala le posizioni in Orlean e ne diventa direttore esecutivo, e ciò lo ripaga del fatto di vivere per gran parte dell'anno distante dalle tre donne di famiglia: la moglie Snježana (ex giocatrice di pallamano) e le figlie Matea e Anna.

Calciatore in gioventù, Damir Mišković è un soggetto-chiave nello sviluppo dell'Operazione Football College Abuja. Che infatti decolla dapprima sul versante croato e soltanto in seconda battuta sul versante italiano. E ancora una volta il 2012 è l'anno determinante, poiché negli stessi giorni che vedono costituire l'accademia calcistica di Abuja registrano un altro passaggio verso la strutturazione di un sistema della multiproprietà sportiva. A febbraio giunge l'annuncio che Volpi acquista dalla municipalità di Rijeka il 70 per cento della società di calcio, lo HNK Rijeka. Il sindaco Vojko Obersnel è ben lieto di cedere un asset ormai insostenibile per la municipalità, in cambio di 5,4 milioni di euro di cui almeno 2 milioni vanno a coprire debiti e a pagare stipendi arretrati.

L'investimento nella società di calcio fa seguito a quello destinato alla locale squadra di pallanuoto, il Primorje. E lo schema attraverso cui viene condotta l'operazione è sempre quello: a comprare è Stichting Social Sport (SSS), un soggetto con sede in Olanda ma controllato da un trust panamense e gestito attraverso una società delle Bahamas. La SSS detiene anche il 100 per cento dello Spezia, e a sua volta viene finanziata da Orlean Invest che è anche il soggetto cui si deve l'istituzione del Football College Abuja. Del club croato Volpi diventa presidente onorario, mentre la carica di presidente operativo tocca a Mišković. Che è al tempo stesso presidente del Rijeka e uomo forte del Football College di Abuja. Dopo essere stato congegnato, lo schema che coinvolge l'accademia di Abuja entra in funzione.

Lungo la rotta Croazia-Nigeria 

La cronologia è importante. A settembre 2011 da La Spezia (e dallo Spezia), annunciano la creazione di un progetto calcistico in Nigeria. A gennaio 2012 viene inaugurato il Football College Abuja, che nella pagina Facebook aggiornata per l'ultima volta il 10 marzo 2018 riporta ancora in testa al box delle informazioni la dicitura «founded by Mr. Gabriele Volpi».

Sempre a gennaio, il 29, viene tenuta a La Spezia una conferenza stampa cui partecipano Volpi, Mišković e altri rappresentanti del Rijeka.

Nella circostanza Volpi, oltre a dare per prossima l'acquisizione del Rijeka, annuncia l'apertura dell'accademia nigeriana e parla addirittura di quattro sedi. Quindi espone a chiare lettere il senso dell'operazione: far circolare fra Croazia e Italia i giovani provenienti dalla Nigeria. Ma si parla anche dell'area balcanica come di un mercato del talento calcistico da cui attingere.

Poi a febbraio 2012 viene completata l'acquisizione del Rijeka. E già a settembre 2012 ecco i giovani nigeriani spostati in Croazia. Ancora una volta Internet restituisce. E lo fa attraverso gli archivi del sito web croato SportCom. Il 19 settembre 2012 viene pubblicata un'intervista con Božidar Matijević, tecnico croato scelto da Mišković per dare una veste tecnicamente credibile all'accademia nigeriana (scomparirà nel 2016). Il capoverso introduttivo dell'intervista contiene parole che lette adesso lasciano il segno: «Dopo due mesi da allenatore al Football College Abuja, Božidar Matijević è tornato brevemente a Rijeka per accompagnare sei giovani nigeriani, trasferiti definitivamente a Rijeka. Cinque calciatori minorenni sono ospiti del dormitorio studentesco di Sušak, il sesto vivrà presso un altro indirizzo poiché è un adulto. Ciò è frutto del piano di cooperazione tra HNK Rijeka e la scuola calcio nigeriana, che è finanziata dalla Fondazione di Gabriele Volpi, cioè i club di Volpi, Rijeka e Spezia».

Trascorrono nemmeno tre mesi e il 4 dicembre 2012 ecco un altro articolo pubblicato da SportCom: «Božidar Matijević è arrivato a Fiume con tre giovani studenti della scuola calcio di Abuja, opera finanziata dalla Fondazione Volpi», si legge. «Questi sono tre giocatori junior, che rimarranno a Rijeka per un po' per vedere come si comportano nelle nostre condizioni di lavoro e di gioco. A proposito, nell'accademia nigeriana, tutto sta andando secondo i piani, stiamo lavorando secondo il programma stabilito», dice Matijevic.

Il lavoro svolto dai tecnici croati presso l'accademia della capitale nigeriana procede talmente spedito da portare immediatamente in alto il nome del Football College Abuja. Che infatti dopo il primo anno di vita è già fra le più quotate del paese. A celebrare lo status così rapidamente acquisito è un articolo pubblicato a giugno 2013 dalla testata nigeriana Daily Trust. Che parla del successo sportivo raggiunto pochi giorni prima dalla squadra Under 17 al termine di un torneo giocato in Croazia e poi parla di alcuni talenti già notati da club europei. Vengono fatti i nomi di Aliu Mohammed e Sadiq Umar.

L'operazione procede in modo trionfale e ancor più trionfale è la scalata personale di Mišković, che si proietta alla presidenza della Lega Calcio croata e quindi, di diritto, acquisisce la poltrona da vicepresidente della federazione nazionale. Un picco nella lista dei successi viene toccato a giugno 2016, quando giunge la nomina di console onorario croato in Nigeria. Nel frattempo l'accademia di Abuja si italianizza. Da gennaio 2013 entra nello staff tecnico Renzo Gobbo, ex calciatore (Catanzaro, Como, Brescia e Messina fra le altre) con esperienza da allenatore. Chiamato a gennaio 2013 per rinforzare l'equipe tecnica, Gobbo rilascerà negli anni a venire una serie di interviste in cui rimarca il valore sociale, prima che agonistico, dell'Operazione Abuja.

Quelle interviste grondano riferimenti alla grande opportunità che l'accademia offre a giovani e giovanissimi provenienti da ogni angolo della Nigeria, in qualche caso orfani di entrambi i genitori. Gobbo racconta di dover fare anche da padre ai ragazzi e riferisce che altre accademie segnalano i loro ragazzi al Football College Abuja, come a dire che la neonata accademia sia immediatamente diventata un riferimento nazionale. L'approdo in Nigeria dell'allenatore di Castelfranco Veneto rappresenta l'innesto di una nuova fase della complessa operazione. Testato il suo funzionamento in Croazia, la si può avviare in Italia.

Alta diplomazia

Piccolo passo indietro. Il 16 gennaio 2013 allo stadio Picco si gioca un'amichevole tra Spezia e Rijeka. Vince 2-0 la squadra croata con doppietta di Mujaninic realizzata nel primo quarto d'ora, ma l'aspetto sportivo non è fondamentale. Conta piuttosto l'aspetto cerimoniale, che prende la forma dell'omaggio portato dalla provincia al centro e dai sudditi al sovrano. Sulle tribune sono presenti gli stati maggiori dei due club, con la parte croata presente per «omaggiare, con un presente, la famiglia Volpi in segno di gratitudine per la lunga e proficua collaborazione».

A comunicare queste note è il sito ufficiale dell'AC Spezia, con una notizia il cui ultimo capoverso recita: «Il dono vuole rappresentare inoltre un primo segno verso un prossimo gemellaggio a legare due splendide città, Rijeka a quella della Spezia, come da richiesta già inoltrata dal sindaco della cittadina croata Vojko Obersnel, rappresentato nella serata del 'Picco' da Veljko Karabaiz».

Del gemellaggio fra le municipalità di La Spezia e Rijeka-Fiume, nulla più si è saputo. Consultando il sito del comune di La Spezia si apprende che i soli gemellaggi in corso sono con Tolone (Francia) e Bayreuth (Baviera, Germania). Si crea invece una stretta sorority fra AC Spezia e HNK Rijeka. Talmente stretta da portare a un esperimento di gestione intersocietaria che vede Damir Mišković diventare il dirigente di riferimento della società ligure, mentre i ranghi tecnici sottoposti a un processo di “croatizzazione”. A maggio 2013 l'amico-sodale croato di Volpi entra nel consiglio d'amministrazione dell'AC Spezia a margine di uno fra i tanti cambiamenti al vertice della società, quello che vede piazzare alla presidenza il cesenate Lamberto Tacoli, attualmente presidente e amministratore delegato di Perini Navi S.p.a. e presidente di Nautica Italiana, l'associazione fondata con la missione di rappresentare l'eccellenza del settore. Per la cronaca, a novembre 2013 Tacoli saluta già la compagnia e lascia la presidenza dello Spezia. A differenza di Mišković che rimane nei ranghi dirigenziali dello Spezia fino a marzo 2017, quando gli eventi consiglieranno di prendere decisioni drastiche.

Per circa quattro anni anni il croato è l'uomo forte della società. Detta le strategie tecniche e di mercato, compie un massiccio innesto di calciatori croati in squadra e in vista della stagione 2014-15 sceglie un connazionale anche per la guida tecnica, Nenad Bjelica, parla enfaticamente di maggiore vicinanza fra la squadra e il territorio spezzino come se l'estraneo fra squadra e territorio spezzino non fosse lui, tiene summit inter-societari a Rijeka per ribadire il legame fra le due società. Un legame, quest'ultimo, reso ancora più stretto dalla comune e ripetuta partecipazione a tornei di calcio giovanile organizzati in Croazia. Tornei cui partecipano anche la rappresentativa dell'accademia di Abuja e, a giugno 2015, la formazione Allievi dell'Hellas Verona.

È quello un momento in cui il rapporto fra Gabriele Volpi e Maurizio Setti, presidente e proprietario dell'Hellas, è talmente stretto da far ipotizzare che il magnate italo-nigeriano sia il proprietario occulto della società scaligera. La cosa non corrisponde a verità, e fra l'altro Volpi e Setti finiranno per litigare e parlarsi tramite tribunali. Ma il sospetto di proprietà occulta porterà all'apertura di un'inchiesta da parte della Procura della Federazione italiana gioco calcio (Figc) che avrà anche un'incidenza su questa storia.

Ma il ruolo di Mišković non si limita a garantire una connessione fra il versante ligure e quello croato dell'impero calcistico di Volpi. L'uomo di Fiume è uno e trino poiché al suo lavoro si deve anche il decollo del Football College Abuja. Un'impresa per realizzare la quale ci si spinge a livelli di alta diplomazia. Il segno più potente viene registrato ai primi di maggio del 2014. E ancora una volta, ci si perdoni l'insistenza, internet restituisce in modo impietoso. I quotidiani nigeriani annunciano con grande pompa l'accordo di partnership fra la federcalcio nigeriana e Orlean Invest West Africa Limited. Obiettivo: lo sviluppo del calcio nigeriano e dei suoi talenti. Il tutto viene celebrato nel corso di un incontro che si tiene nelle strutture dell'accademia di Abuja, cui partecipano il presidente federale Alhaji Aminu Maigari, Gabriele Volpi nella veste di presidente di Orlean Invest e Damir Mišković nella veste di vicepresidente della federcalcio croata.

Interpellato dai media nigeriani sui motivi della partnership, Maigari parla di una “win-win situation” nella quale Orlean metterà a disposizione della federcalcio nigeriana strutture, equipaggiamento e persino addestramento tecnico e amministrativo. In quel momento il rapporto fra il Gruppo Volpi e il calcio nigeriano tocca i massimi livelli di consenso. Ma presto le cose cambieranno anche su quel versante.

Fifa e stop

Il meglio parte da Rijeka, il peggio comincia ad arrivare dal Rijeka. In Croazia le cose vanno benissimo sul versante calcistico. Molto meno su quello della pallanuoto, dove il disimpegno di Volpi dal Primorje è quasi immediato (estate 2012). Ma se si guarda al HNK Rijeka, i risultati sono strabilianti. Sotto la gestione Volpi-Mišković la squadra rompe il duopolio formato nel campionato croato da Dinamo Zagabria e Hajduk Spalato. Ma soprattutto riesce a infrangere per un anno la dittatura della Dinamo, che vincerebbe ininterrottamente il torneo nazionale dal 2005-06 al 2019-20 se non avvenisse l'intermezzo della stagione 2016-17, firmato proprio dal Rijeka che si aggiudica il primo campionato della propria storia. Si aggiunga che nelle altre stagioni dacché inizia la gestione italo-nigeriana, la squadra fiumana conquista cinque volte il secondo posto e due volte il terzo posto.

Ciò permette al Rijeka di affacciarsi alle competizioni europee e togliersi qualche sfizio. Fra gli altri, il 2-0 inflitto al Milan in una gara della fase a gironi di Europa League 2017-18. Ma fra i tanti passaggi relativi ai confronti internazionali ve n'è uno da menzionare perché legato al tema di cui ci si occupa. A luglio 2014 il Rijeka gioca sul campo di Novigrad una gara amichevole contro l'Under 21 del Manchester City. Dopo l'intervallo gli inglesi non si ripresentano in campo. Il loro tecnico, Patrick Vieira, spiega di aver deciso il ritiro dei suoi ragazzi perché uno fra loro, Seko Fofana, sarebbe stato fatto oggetto di insulti razzisti. Ne seguirà un'indagine preliminare della Fifa che a dicembre 2014 si chiuderà con l'archiviazione. Ma prima che ciò avvenga si registra la sdegnata reazione da parte del club croato. Che nell'immediato, respingendo le accuse, spiega in un comunicato rilasciato all'agenzia di stampa Hina quanto assurde possano essere le accuse di razzismo rivolte a un club che schierava in campo ben sei calciatori nigeriani.

Appunto, i nigeriani. Che arrivano da Abuja e destano sospetto. Il flusso richiama attenzione nelle stanze della Fifa, tanto più che alcuni trasferimenti risultano contraddittori se passati al setaccio del Transfer Matching System (TMS). La confederazione mondiale del calcio apre un'inchiesta di cui si viene a sapere soltanto grazie alle rivelazioni di Football Leaks. Un articolo pubblicato a dicembre 2018 dalle testate Nacional (Croazia) e NRC Handelsblad (Olanda), alla cui stesura concorre Stefano Vergine dell'Espresso, riferisce della sanzione elevata un anno prima dalla Fifa nei confronti della federcalcio croata (16mila franchi svizzeri) per il trasferimento al Rijeka del calciatore nigeriano del calciatore Goodness Ohiremen Ayajii, avvenuto al di fuori delle regole del TMS.

L'articolo riferisce di un'ulteriore sanzione da 10mila franchi svizzeri proposta per il Rijeka, sulla cui esecuzione non è dato sapere. Il caso di Ohiremen costituisce soltanto il punto di partenza di un'analisi a vasto raggio condotta nell'articolo, da cui si ricava l'esistenza di un sistema per il trasferimento dei calciatori minorenni dalla Nigeria. Ciò che contravviene alle norme della Fifa, che impediscono il trasferimento dei minorenni. Le regole prevedono ristrette eccezioni e una fra queste concede la possibilità di tesserare all'estero il minore straniero qualora questi si trovi già fuori dal proprio paese e non sia stato precedentemente tesserato dalla federazione di origine. Proprio su questa eccezione si fonda lo schema usato per far pervenire in età da minori i calciatori dall'accademia di Abuja. Che fra l'altro non è un club. E dunque, secondo l'interpretazione data dai suoi dirigenti, il passaggio dei calciatori dai suoi ranghi non determina il loro tesseramento in Nigeria. Ciò che consentirebbe il primo tesseramento all'estero. Sul fatto che il passaggio da un'accademia non debba essere considerato tesseramento sussiste tuttora un equivoco interpretativo. E su esso prova a fare leva la risposta inviata alla Fifa da Kumbi Titiloye per conto del Football College Abuja.

Tratto dall'articolo di Nacional - Football Leaks

A ogni modo, i sospetti della Fifa si addensano su almeno altri sei “primi tesseramenti”, quelli di Collins Jamilu, Olie Kingsly Ndidi, Nwolokor David Samuel, Solomon Theophilus, Muhammed Kabiru e Musa Yusuf. Inoltre, come riferisce l'articolo pubblicato da Nacional e RNC Handelsblad, vi sono altri nomi il cui trasferimento al Rijeka richiama l'attenzione della Fifa. Ma in questo caso non si tratta di nigeriani bensì, giusto per riprendere le parole di Volpi durante la conferenza stampa del 29 gennaio 2012, di giocatori “di area balcanica”. Per i quali vi è sospetto di violazione delle regole sulle terze parti (il controllo dei diritti economici di calciatori da parte di soggetti esterni al calcio), con Stichting Social Sport in posizione sospetta.

Non è dato sapere se vi sia un nesso di causa-effetto. Ma per certo, prima che arrivi la sanzione Fifa, Volpi decide di vendere il suo 70 per cento di azioni del Rijeka. A chi? A Mišković. Che ha già lasciato il posto in consiglio d'amministrazione dello Spezia a marzo 2017, quando alla presidenza del club viene posto Stefano Chisoli, altro uomo di strettissima militanza volpiana. Il croato compra le quote del Rijeka a fine dicembre 2017 attraverso una società denominata Teanna Limited. Quest'ultima, fondata il 1° dicembre 2017, ha sede legale a Londra e annovera come uniche socie le figlie di Mišković, Anna e Matea, che risultano residenti negli Emirati Arabi Uniti. Magari sarà anche per questo dettaglio geografico che dal 2020 in poi Mišković padre, indossando la giacchetta da vicepresidente della federcalcio croata, tiene incontri di alto livello coi rappresentanti della federcalcio degli EAU, da cui a febbraio di quest'anno è scaturito un accordo di cooperazione. Cosa d'altro dobbiamo aspettarci?

Affidati

Consolidata sul versante croato, la rotta dei calciatori nigeriani ha un versante anche in Italia. Che ovviamente punta verso La Spezia. Vi abbiamo raccontato molta parte di questa storia in un articolo pubblicato nell'edizione del 26 gennaio, per cui evitiamo di ripetere che potete leggere in quel documento. Molto altro rimane da spiegare, riguardo a un'inchiesta giudiziaria che nasce quasi per caso poche settimane dopo la cessione del Rijeka a Mišković.

È infatti in corso un'indagine sul doping condotta dalla procura di Lucca. A partire da febbraio 2018 vengono disposte intercettazioni telefoniche e ambientali che per caso portano la Squadra Mobile di La Spezia a scoprire l'esistenza di un Sistema Nigeria, con ipotesi che sia stato commesso il reato di sfruttamento dell'immigrazione clandestina. L'ipotesi degli inquirenti è che i calciatori minorenni venissero portati in Italia per partecipare a torni di calcio giovanile (in primis il Torneo di Viareggio, nota vetrina internazionale) sfruttando visti turistici concessi dall'ambasciata italiana in Nigeria e richiesti sia dall'AC Spezia che dalle società nigeriane del gruppo Volpi, la Orlean e la Integrated Logistics Services (Intels). Poi i calciatori prossimi alla maggiore età venivano fatti permanere in Italia come minori non accompagnati, grazie al consenso dei genitori che in qualche caso arrivava persino prima che i ragazzi approdassero in Italia.

Da minori stranieri non accompagnati erano dati in affidamento a soggetti risultati vicini all'organizzazione, quindi venivano tesserati da società dilettantistiche della zona, che per regolamento ne hanno possibilità. Infine, dopo il compimento del 18° anno potevano chiedere il permesso di soggiorno in attesa di lavoro e essere tesserati da una società professionistica.

L'ipotesi investigativa avanzata più volte nel documento di 346 pagine elaborato dalla Mobile di La Spezia e consegnato alla locale Procura della Repubblica è che la finalità di questa manovra fosse garantire all'AC Spezia di realizzare corpose plusvalenze con la cessione dei calciatori. Un disegno che, alla prova dei fatti, si realizza soltanto parzialmente. I calciatori coinvolti sono 13, così divisi per annate:

  • 2013, Sadiq Umar e Nura Abdellahi;
  • 2014, Orij Okwonkwo, David Chidozie Okereke e Nasiru Tahir Magini;
  • 2015, Aondofa Teophilus Awua e Abdullahi Suleiman;
  • 2016, nessun arrivo;
  • 2017, Emmanuel Chukwuemeka Iroanya, Abiola Bankole Ejalonibu, Hami Taiwo Olonisakin, Riliwan Oyindamola Rabiu e Emmanuel Izuchukwu Anih.

Le plusvalenze vengono da Umar e Nura, ceduti alla Roma, e da Okereke ceduto ai belgi del Club Bruges. Un caso a parte è quello di Okwonkwo, calciatore del Bologna attualmente in prestito alla Reggina: dalle intercettazioni si apprende che qualche spicciolo per il suo trasferimento viene incassato dall'accademia di Abuja. Tutti gli altri si disperdono per i campionati minori italiani o europei, o tornano in Nigeria. I movimenti che portano i calciatori in orbita Spezia vengono ricostruiti dagli inquirenti a ritroso, partendo dal 2018. Un anno in cui la mappa dei poteri all'interno dello Spezia e del Gruppo Volpi è in ampia e non ancora compiuta trasformazione. E il segno più forte di questo cambiamento porta un nome e un cognome: Gianpiero Fiorani.

L'ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi è ormai diventato l'uomo di massima fiducia di Gabriele Volpi, il suo “chief manager”. Da lui dipende qualsiasi scelta si faccia in ogni segmento dell'impero, comprese quelle relative all'AC Spezia e all'accademia di Abuja. Dunque il rapporto fra i due non era soltanto una questione di vecchie passioni giovanili da tifoso per l'idolo della pallanuoto, come Volpi l'aveva raccontata a Il Mondo nel 2011.

Impossibile che l'arrivo di un soggetto come Fiorani avvenga in modo indolore. Infatti qualche scompenso si verifica e a pagarne qualche ripercussione è proprio l'AC Spezia. Che a gennaio 2016 perde l'ennesimo presidente a causa di contrasti intorno alla figura dell'ex ad della Popolare di Lodi. Il dimissionario è Giovanni Grazzini, un noto e stimato commercialista spezzino (da non confondere con l'omonimo e collega che ricopre la carica di presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Arezzo). Grazzini, da tempo advisor di Orlean Invest, era stato nominato presidente appena sette mesi prima, il 29 giugno 2015, a capo di un folto Consiglio d'amministrazione di cui faceva parte anche Francesco Cuzzocrea. Il nome di quest'ultimo si rintraccia nei file di Football Leaks a proposito dei diritti economici su Juan Manuel Iturbe, gestiti attraverso una fiduciaria panamense denominata Delta Limited, ricondotta anch'essa a Volpi.

Ma poi Grazzini e Volpi litigano e, stando a una ricostruzione fatta da Marco Preve per le pagine genovesi di Repubblica, la causa sarebbe Fiorani. In particolare c'entrerebbe il fatto che da circa un anno e mezzo Grazzini ha ricevuto un incarico da parte dell'Autorità Anticorruzione guidata allora da Raffaele Cantone: è commissario della Maltauro, coinvolta nella vicenda delle tangenti sull'Expo del 2015 che colpisce anche Luigi Grillo, l'ex senatore ligure di Forza Italia che assieme a Fiorani è stato protagonista dell'Estate dei Furbetti. Risultato: Grazzini lascia la presidenza dello Spezia e a sostituirlo temporaneamente è l'avvocato Andrea Corradino, uno dei pochi punti fermi nel tourbillon dirigenziale che contraddistingue lo Spezia dell'éra Volpi. Per la cronaca, Corradino è stato il difensore del senatore Grillo nella vicenda delle tangenti Expo e nel ruolo di avvocato tornerà a fare capolino in questa vicenda. Sempre per la cronaca, dallo scorso 25 febbraio Grazzini è commissario provinciale spezzino di Forza Italia.

Il commercialista entra comunque nell'inchiesta condotta dalla Mobile spezzina. Ne esce come quasi tutti. Come ne escono Volpi e Fiorani. Ne esce Maurizio Felugo, personaggio storico della pallanuoto italiana e della Pro Recco che è figura di riferimento della Stichting Social Sport. Ne escono altri personaggi che vi entrano in modo non marginale come Elena Achilli, la moglie di Roberto Sannino che assieme al marito si presta a fare da tutor per gran parte dei ragazzi nigeriani. La posizione di tutti quanti viene archiviata dal Gip a settembre 2019, al pari di due altri soggetti che assieme a Luigi Micheli erano stato sottoposti a misure cautelari (1 anno di interdizione dal ricoprire incarichi dirigenziali in società calcistiche) nel mese di febbraio 2019: il presidente del club Luigi Chisoli e Giovanni Plotegher, presidente del Valdivara 5Terre, club dilettantistico dal quale parte dei calciatori nigeriani viene tesserata.

Figura particolare, quella di Plotegher. Che nelle settimane in cui monta la vicenda dei giovani calciatori nigeriani si trova al centro di un'altra bufera. Nella filiale Carige di Vernazza, di cui è direttore, si registra un vasto ammanco che dapprima è calcolato in oltre mezzo milione di euro e poi supera il milione. I sospetti puntano su di lui, che dal canto suo utilizza la pagina Facebook del Valdivara 5Terre per smentire seccamente. Quando fa un uso privato di uno spazio che appartiene alla società di calcio, Plotegher non è più parte di Carige. È già passato sotto le insegne di Banca Mediolanum. A maggio 2019, a causa di quella vicenda, Plotegher viene arrestato con l'accusa di riciclaggio. E giusto lo scorso gennaio ha patteggiato una condanna a 4 anni. Pochi mesi prima, con provvedimento del 3 agosto 2020, era stato radiato dall'Albo Unico dei Consulenti Finanziari.

C'è ancora qualcosa da dire a proposito di Plotegher. È sposato con Mariolina Grillo, figlia dell'ex senatore di Forza Italia, Luigi. Quanto agli avvocati che lo difendono in questa vicenda, sono il vicepresidente dello Spezia nonché difensore del suocero, Andrea Corradino e la di lui socia Silvia Rossi. Quest'ultima è anche il soggetto che fa scattare l'allarme fra gli indagati per la vicenda dei calciatori nigeriani. Fin lì sono tutti convinti che, al massimo, abbiano violato le regole della giustizia sportiva. Troppo tardi si accorgono che potrebbero avere commesso infrazioni ben più gravi. Legate alle leggi sull'immigrazione, ciò che li porterebbe dritti nel penale.

Succede a luglio 2018 e in modo casuale. Come racconta successivamente a Micheli durante una conversazione sottoposta a intercettazione ambientale, Plotegher chiede a Rossi di fare un controllo sulla sua posizione giudiziaria, avvalendosi dell'articolo 335 del codice di procedura penale. Dopo la consultazione, l'avvocatessa Rossi riferisce a Plotegher di aver trovato un riferimento al reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Lo fa ridendo, dando per scontato che si tratti di un errore degli uffici della procura, qualcosa di talmente grossolano da non meritare preoccupazione. E invece Plotegher si sente gelare e dice alla sua legale che non c'è nulla da ridere. Quindi le spiega la situazione. E al termine della spiegazione anche all'avvocatessa è passata la voglia di ironizzare.

I quattro reduci

Leggendo il vasto incartamento dell'inchiesta condotta dalla Mobile di La Spezia si rimane sconcertati proprio dall'inconsapevolezza degli indagati. Che credono di dover temere soltanto la Procura Figc. All'eventuale violazione delle norme sull'immigrazione non pensano minimamente. Stanno completamente schiacciati sulla gestione dei calciatori e sul destino dell'accademia di Abuja. Perciò si preoccupano di cose varie tranne la principale.

Si preoccupano innanzitutto dell'inchiesta condotta dagli inquirenti Figc e ragionano anche delle eventuali motivazioni non dette che la animano. Per esempio, il fatto che gli investigatori della Federcalcio possano essere interessati soprattutto ai presunti legami fra Volpi e l'Hellas Verona, dunque al rischio che vi sia una multiproprietà calcistica occulta.

Si preoccupano di limitare l'importazione di calciatori minorenni dalla Nigeria, ma soltanto perché il flusso si è fatto eccessivo e dà troppo nell'occhio, con le società dilettantistiche agguerrite contro il Valdivara 5Terre (e prima contro la Lavagnese) che schiera calciatori troppo forti e forse tesserati in modo irregolare. Si preoccupano dello scarso margine di manovra che deriva dall'accentramento dei poteri nelle mani di Fiorani, che dal canto suo non pare molto attento al dossier e per questo ritarda la presa delle decisioni.

Si preoccupano delle prospettive dell'accademia di Abuja, interrogandosi sull'opportunità di tenerla ancora aperta o se piuttosto non valga la pena chiuderla. Si preoccupano di non vedere realizzate le plusvalenze, che pure il valore dei giovani nigeriani renderebbe possibili, perché il meccanismo per regolarizzarli non è stato ben governato e il raddoppio delle attenzioni intorno al flusso dalla Nigeria sottrae margine di manovra. Si preoccupano perché in Nigeria l'atteggiamento delle autorità è mutato e perché anche il referente dell'ambasciata italiana è cambiato, dunque si interrogano sull'opportunità di mutare percorso e magari di attivarlo tramite altra ambasciata, per esempio quella francese.

Si preoccupano persino delle ultime esternazioni di Matteo Salvini, in una conversazione del 1° giugno 2018, giorno in cui il leader leghista viene ufficialmente nominato vicepresidente del Consiglio e ministro degli Interni. Si preoccupano soprattutto dell'impossibilità di controllare i giovani nigeriani, che una volta arrivati in Italia tendono a prendere la propria strada e a lasciarsi sedurre dalle offerte dei procuratori. Le intercettazioni abbondano di riferimenti all'agente Paolo Busardò, dell'agenzia Base Soccer, visto come il pericolo numero 1. Ma in generale gli intercettati ritengono che bisogni agire rapidamente e intervenire alla fonte. Cioè assegnare ai ragazzi del Football College Abuja un procuratore di fiducia dell'organizzazione e farlo prima che essi si spostino dalla Nigeria.

A proposito di ciò viene riportato in una conversazione l'indirizzo dato da Mišković: da qui in avanti nessuno più viaggia senza procura. Per risolvere il problema si prova a sfruttare la deregulation imposta nel 2015 dalla Fifa al mestiere di agente. Per questo viene mobilitato Tommaso “Tommy” Ruffinoni, dipendente di Intels che in seguito viene dato fra i soggetti impegnati a trasferire da Abuja a Port Harcourt l'accademia calcistica. Dovrà toccare a lui fare da agente registrandosi presso la federazione. Fra l'altro la voce delle difficoltà nella gestione dei calciatori nigeriani deve essersi sparsa in giro, se è vero che al Gruppo Volpi viene inviata una mail da parte di un agente svizzero. Nella mail viene prefigurata la possibilità di comprare un club in Portogallo, paese dove l'importazione di calciatori extracomunitari presenterebbe problemi quasi nulli.

Le intercettazioni allegate al documento investigativo della Mobile descrivono il precipitare della situazione, a luglio 2018. Renzo Gobbo viene licenziato in malo modo e prospetta di fare vertenza per avere delle somme arretrate. Ha intenzioni bellicose, dato che molte cose sa e molte cose sa e potrebbe rivelare. Ma poi forse si scontra con grandi difficoltà, date soprattutto dal fatto che il foro di litigio sarebbe estero e comporterebbe spese insostenibili. Poche settimane prima lo stesso Gobbo aveva chiesto, tramite Silvano Bellinato (manager di Intels Nigeria Limited) il licenziamento di un allenatore slavo dell'accademia. Licenziamento approvato da Fiorani via mail. Giusto per rimarcare chi prendesse le decisioni.

Viene fatto fuori anche Vinazzani, ma in modo soft. Gli scade il contratto, non gli viene rinnovato. Anche lui mostra qualche atteggiamento vendicativo durante le conversazioni telefoniche intrattenute anche con Elena Achilli, la moglie di Roberto Sannino preoccupata per i ritardati pagamenti pattuiti per compensare l'attività da affidatari. Ma dai documenti disponibili non è dato sapere se quell'atteggiamento di Vinazzani abbia avuto espressione pratica.

La sola certezza è che a affrontare il peso del procedimento penale sono rimasti quei quattro. Tutti gli altri ne sono usciti con l'archiviazione. Se l'è cavata pure lo Spezia, che sul fronte della giustizia sportiva Figc ha patteggiato a novembre 2019 una multa da 60mila euro. Un buffetto e via.

Lo Spezia ha anche cambiato proprietà. Da febbraio è stato ceduto ai Platek, una famiglia statunitense che aveva già interessi nel calcio (controlla il SønderjyskE in Danimarca e il Casa Pia in Portogallo). I Platek hanno invaso il consiglio di amministrazione della società ligure e si sono riservati una vicepresidenza, affidata a Philip Raymond Platek Jr. Invece il presidente del consiglio d'amministrazione è italiano. Il suo nome? Stefano Chisoli.

Quanto al Gruppo Volpi, non è affatto uscito dal calcio. L'accademia di Abuja è stata spostata a Port Harcourt (anche questo era stato motivo di frizioni con Renzo Gobbo) e affidata alle cure di Renato Favero. Della sua attività attuale non è dato sapere, probabile sia tutto bloccato dalla pandemia. Ma anche sul versante italiano il gruppo ha mantenuto un presidio. Nell'estate 2019 è stato rilevato l'Arzachena, ribattezzato Arzachena Academy Costa Smeralda. Da luglio 2020 il presidente del club è Maurizio Felugo, che prende il posto del dimissionario (e onnipresente) Stefano Chisoli. Fra i componenti del nuovo consiglio d'amministrazione si trova anche Tommaso Ruffinoni, colui che veniva dato in predicato di diventare l'agente dei calciatori in uscita dall'accademia nigeriana.

Lo scorso 11 settembre la nuova stagione dell'Arzachena Academy è stata ufficialmente presentata da Volpi e Fiorani con un'iniziativa pubblica cui ha partecipato Roberto Ragnedda, il sindaco di Arzachena che la scorsa estate mandò in estasi la nazione dando dell'anziano a Flavio Briatore. Nonostante tutto ciò che è successo, Volpi e i suoi fedelissimi continuano ad avere voglia di stare nel mondo del calcio. Deve essere proprio una passionaccia. Per loro ciò che succede nelle aule del Gip di La Spezia è passato remoto.

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