Il ministro Pichetto Fratin sta scegliendo i componenti della nuova commissione Via-Vas, che valuta l’impatto ambientale delle grandi opere come, ad esempio, il ponte sullo Stretto di Messina. A emergere è anche la chiara appartenenza politica della maggior parte dei designati
A metà maggio in una delle stanze del grande palazzo che si affaccia sulla Cristoforo Colombo a Roma, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha stilato un elenco di trenta nomi. La lista è quella dei tecnici che intende nominare per costituire la nuova commissione Via-Vas, che valuta l’impatto ambientale delle grandi opere come, ad esempio, il ponte sullo Stretto di Messina.
Da quel 13 maggio, però, tutto si è fermato. La commissione uscente e ormai scaduta va in prorogatio, e il ministero dell’Ambiente invece che accelerare ha rallentato. Alla Corte dei Conti, che dovrà esprimersi sui nuovi tecnici, Pichetto Fratin ha inviato una documentazione incompleta e in più tranche, atti che riguardano esclusivamente ventuno dei trenta esperti messi nero su bianco nel famoso verbale di maggio.
Secondo fonti dello stesso ministero, quest’invio dilazionato confermerebbe il gran ritardo per la costituzione della Via-Vas ma, al contempo, anche la volontà di Pichetto Fratin di dare un segnale politico, in linea con gli annunci propagandistici degli ultimi mesi, riguardanti aperture di cantieri e assunzioni di lavoratori.A conferma di ciò ci sarebbe anche un ulteriore elemento. La commissione Via-Vas è composta da settanta esperti. Tra una settimana, qualora la Corte dei Conti non si opponesse ai nomi del ministro, si avrà pertanto una commissione “monca”.
Pichetto Fratin specifica nel verbale che la scelta degli esperti è «motivata esclusivamente in ordine al possesso da parte dei prescelti dei necessari requisiti di comprovata professionalità e competenze nelle materie ambientali, economiche, giuridiche e di sanità pubblica, garantendo il rispetto dell’equilibrio della parità di genere».
In realtà va detto che, su trenta, meno della metà sono le donne prescelte, mentre tra le competenze dei tecnici spiccano soprattutto quelle sportive. Lo fa notare anche l’ex ministro pentastellato e attuale vicepresidente della Camera Sergio Costa in un’interpellanza alla quale Pichetto Fratin non ha ancora risposto. Nella rosa degli “eletti” ci sono «Antonino Ielacqua, procuratore nazionale dello sport, Alessandro Bolis, dirigente dell’istituto per il credito sportivo, Germana Panzironi, (magistrata, ndr) dimissionaria dalla commissione di Vigilanza società calcio professionistiche», la quale, secondo indiscrezioni, sarà designata come presidente della nuova Via-Vas.
A emergere è anche la chiara appartenenza politica della maggior parte dei designati: c’è Stanislao Fella, responsabile dipartimenti coordinamenti Forza Italia Umbria; Marco Galli, sempre di Forza Italia, Giuseppe Leoni, già assistente parlamentare dell’attuale capogruppo alla Camera di Fi, Paolo Barelli. E poi Felice Squitieri, che sui social condivide post sul generale Vannacci, e Alfredo Posteraro, l’agronomo candidato con Forza Italia alle Europee del 2019.
Tra di loro, in tredici dovranno valutare il progetto dello stretto di Messina (239 le osservazioni poste dalla vecchia Via-Vas). E chissà che tra di essi non ci sia chi il suo beneplacito al ponte già lo ha dato. Basti pensare al professore di Strade, ferrovie e aeroporti all’Università Kore di Enna, Tullio Giuffrè, che nel 2023 ha partecipato al teatro Massimo di Palermo a un incontro, con i governatori di Sicilia e Calabria (entrambi di Forza Italia), intitolato “Il ponte sullo stretto, una sfida necessaria” e ha parlato dell’opera come «grande investimento per il sud Italia».
Infine, ecco un’altra circostanza che sempre Costa definisce «grave e anomala». In altre parole «risulterebbero iscritti a carico di alcuni commissari provvedimenti relativi ad alcuni reati». Da prassi Pichetto Fratin ha allegato alla documentazione inviata alla magistratura contabile i casellari giudiziali: si va dalle truffe, passando per la calunnia, fino all’abbandono illecito di rifiuti. Non sarebbe impensabile dunque che la Corte dei Corti dicesse no, nel 2016 già lo fece con le nomine dell’allora ministro Gian Luca Galletti. Tra gli altri nomi presenti nella lista troviamo un’altra anomalia denunciata da Costa: «Diversi componenti fanno già parte di altre commissioni, come quella Pniec-Pnrr».
© Riproduzione riservata