L’amministratore delegato dell’azienda svedese, Daniel Ek, ha annunciato il taglio del 17 per cento dei dipendenti per reinvestire i profitti dell’ultimo trimestre in modo più strategico. «Questo non è un passo indietro, è un riorientamento strategico»
Spotify ha annunciato un taglio del 17 per cento dei suoi dipendenti. Le 1.500 persone coinvolte nel taglio saranno informate il 4 dicembre ed entro il 5 saranno convocate dal dipartimento delle risorse umane per ufficializzare. La notizia è stata annunciata dall’amministratore delegato dell’azienda svedese, Daniel Ek: «Ho deciso che un’azione sostanziale per ridimensionare i nostri costi era l'opzione migliore per raggiungere i nostri obiettivi».
A Spotify siamo al terzo round di licenziamenti dall’inizio dell’anno. Già nel gennaio 2023 era stato concordato un taglio del 6 per cento, seguito da un 2 per cento a giugno. L’ad di Spotify, Daniel Ek, ha riconosciuto che «per molti una riduzione di questa portata sembrerà sorprendentemente ampia, data la recente trimestrale positiva e la nostra performance».
La scelta è arrivata, infatti, dopo una crescita dei ricavi e del numero degli iscritti al piano premium superiore alle previsioni. Spotify è sulla buona strada per aggiungere più di 100 milioni di utenti quest’anno, che risulta essere il suo anno più importante di sempre. Nel terzo trimestre 2023 il gruppo ha realizzato un utile operativo di 65 milioni grazie a un aumento del 26% degli utenti premium.
Questa crescita è stata resa possibile soprattutto grazie alla decisione dell’aumento dei prezzi, entrata in vigore nel luglio scorso accompagnata dalla spiegazione «per poter portare avanti l’innovazione in condizioni di mercato mutevoli».
«Anche se abbiamo fatto passi da gigante, come ho detto molte volte, abbiamo ancora del lavoro da fare. La crescita economica ha rallentato drasticamente e il capitale è diventato più costoso. Spotify non fa eccezione a queste realtà», ha aggiunto. Nel suo discorso ha anche anticipato «eventuali riduzioni minori» previste per il 2024 e il 2025.
La decisione presa dall’azienda dello streaming musicale ha come obiettivo quello di «reinvestire i nostri profitti in modo più strategico, offrendo maggiori opportunità di successo». Lo stesso Ceo ha detto: «Questo non è un passo indietro; è un riorientamento strategico».
Negli ultimi anni, infatti, Spotify ha investito miliardi di dollari in podcast per diversificare il suo modello di business. Un esempio è il podcast Renegades: Born in the Usa (I rinnegati: nati negli Usa) di Barack e Michelle Obama. I due hanno firmato un accordo con Spotify nel 2019 dal valore 25 milioni di dollari che non è stato rinnovato al momento della sua scadenza nell’ottobre 2022. Un secondo accordo che è costato 25 milioni di dollari all’azienda è quello con Harry e Meghan che ha previsto la consegna di soli 12 episodi del podcast Archetypes nell’arco di due anni e mezzo, scaduto a giugno 2023.
Spotify continua a mantenere accordi di podcasting di alto valore, incluso l’accordo con Joe Rogan e altri con l'influencer Emma Chamberlain e il comico Trevor Noah.
In un’intervista con la Bbc, il portavoce di Spotify ha detto: «La verità è che alcune cose hanno funzionato, altre no».
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