Sale a sei il numero di persone sotto inchiesta, c’è anche il titolare Franco Sirianni e tre dirigenti. Per tutti ipotizzati l’omicidio plurimo e il disastro ferroviario colposo
Salgono a sei gli indagati dalla procura di Ivrea per la strage di Brandizzo, in cui sono morti cinque operai travolti dal treno sui binari mentre svolgevano lavori di manutenzione, nella notte tra il 30 e il 31 agosto, prima del via libera alle operazioni. Dopo i primi due indagati, sopravvissuti alla strage - il capocantiere Andrea Gibin Girardin e il tecnico Rfi Antonio Massa – è stato iscritto nel registro degli indagati Franco Sirianni, titolare della Sigifer, società di Borgo Vercelli per la quale lavoravano le vittime. Con lui altri tre dirigenti dell’azienda: si tratta di due familiari, Daniele e Simona Sirianni, nel board della società; e del direttore tecnico Christian Geraci. Indagata anche la società Sigifer come persona giuridica. Per tutti l’accusa è omicidio plurimo e disastro ferroviario colposi. Nel caso dei primi due indagati, invece, si ipotizza il dolo eventuale, che si verifica quando la condotta illecita avviene nella consapevolezza dei possibili rischi.
Nei giorni scorsi i magistrati hanno sentito numerosi colleghi degli operai morti. Scendere sui binari per le manutenzioni prima del blocco della linea sembrerebbe stata una prassi consolidata, come documenta anche il video registrato appena prima di morire dal 22enne Kevin Laganà, la più giovane delle vittime, in cui si sente il tecnico Rfi Massa dire agli operai “Ragazzi, se dico treno buttatevi da quella parte”.
Un ulteriore elemento in questo senso è costituito dalle telefonate della dirigente della manutenzione in servizio a Chivasso, Vincenza Repaci: per ben tre volte ripete a Massa che i lavori non possono ancora cominciare, «deve passare ancora un treno». Ma gli operai vengono comunque condotti sui binari per iniziare i lavori.
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