Il giudice D’Ambrosio non si è ancora pronunciato, rinvio del processo al prossimo 29 novembre per poter esaminare la richiesta di estromissione del fondo per le vittime di incidenti stradali e nautici. La memoria difensiva è stata firmata dall’Giulia Bongiorno, senatrice e presidente della commissione Giustizia. Nelle note ribadisce la ricostruzione di Piantedosi
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni li ha ricevuti a palazzo Chigi, ma lo stato italiano non vuole risarcire i familiari delle vittime della strage di Cutro, costata la vita a 94 persone migranti, di cui oltre 30 bambini. Ad aggiungersi a questa imbarazzante presa di posizione, un corto circuito: il Fondo di garanzia vittime della strada che si rifiuta di pagare, è rappresentato dall’avvocata Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama. Un nuovo capitolo di quello che le opposizioni hanno già individuato come un chiaro conflitto di interessi tra le molteplici vesti dell’avvocata.
La memoria difensiva
Nella precedente udienza il Fondo era stato ammesso come responsabile civile, ma ieri ha chiesto di uscire dal processo che si sta celebrando davanti al Tribunale di Crotone nei confronti dei presunti scafisti della Summer Love, l’imbarcazione che il 26 febbraio scorso è naufragata a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro.
A presentare la richiesta di citare in giudizio il Fondo era stato uno degli avvocati che assistono i familiari delle vittime del naufragio, e il collegio penale presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio, l’aveva accolta. Il Fondo è istituito presso la Consap, Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici, un’azienda di diritto privato totalmente partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, del ministro leghista Giancarlo Giorgetti.
Consap ha come scopo quello di coprire i risarcimenti alle vittime anche per incidenti nautici avvenuti con imbarcazioni che non hanno l’assicurazione pur avendo l’obbligo. Consap, insieme a Sara assicurazioni, impresa designata per la Calabria, ha scelto lo studio Bongiorno per farsi rappresentare.
Nel corso dell'udienza di ieri a fare le sue veci c’era l’avvocato Francesco Colotti. La tesi rappresentata da Colotti, che Domani ha potuto leggere, è stata firmata di suo pugno dalla senatrice Bongiorno su carta intestata del suo studio. Per loro il natante naufragato non era stato utilizzato per diporto né adibito a trasporto pubblico, e per questo non può essere assoggettato al codice delle assicurazioni che regola anche l’intervento del fondo di garanzia. Alla richiesta di esclusione si sono opposti gli avvocati di parte civile.
L’avvocato dei familiari
L’avvocato Francesco Verri, tra i legali che stanno seguendo i familiari, ha criticato la scelta: «Lo stato dovrebbe assumere una posizione diametralmente opposta, dovrebbe costituirsi ed assumersi le sue responsabilità perché quel natante, non assicurato, ha potuto liberamente navigare nelle nostre acque finché non è naufragato su quella secca». L’Italia, ha proseguito, quella notte non ha controllato e non ha svolto alcuna operazione di polizia o soccorso che potesse impedire al natante di navigare nelle nostre acque.
Il fatto che l’imbarcazione fosse destinata al traffico di esseri umani «non esclude l'intervento del fondo di garanzia, che non si applica solo al fatto colposo ma anche al fatto colposo che deriva da una condotta dolosa».
Ad accrescere l’imbarazzo, il testo di Bongiorno, oltre a dettagliare perché il viaggio dei migranti secondo l’avvocata e senatrice non merita risarcimento, in nota ribadisce anche «la ricostruzione ufficiale dei fatti sostenuta dal ministero dell'Interno», retto da Matteo Piantedosi, ministro in passato capo di gabinetto del segretario della Lega, Matteo Salvini.
«Nella serata del 25 febbraio un velivolo Frontex aveva lanciato una segnalazione di un natante a 40 miglia dalla costa calabrese che non appariva in difficoltà. La segnalazione era vaga sul numero di persone a bordo» né «erano arrivate dal natante richieste di soccorso». E ricorda ancora che la Guardia di Finanza non è riuscita «a raggiungere l’imbarcazione per le pessime condizioni del mare». Così il caicco è «naufragato più tardi».
Per l’avvocato Verri «lo stato doveva fare rispettare la legge, cosa che non ha fatto. Però ha obblighi solidaristici e quindi ha precisi doveri. Per questo ha istituito il fondo di garanzia per le vittime di incidenti stradali o nautici». Il giudice D’Ambrosio non si è ancora pronunciato. Ha deciso il rinvio del processo al prossimo 29 novembre per poter esaminare la richiesta di estromissione. Proseguiranno anche le udienze per i presunti scafisti.
Le politiche migratorie
L’esecutivo va avanti senza ripensamenti. Ieri la commissione europea ha anticipato che è dalla parte di Meloni sull’ipotesi di mandare i migranti in nuovi centri detentivi in Albania: «Sull’accordo tra Italia e Albania, la valutazione preliminare del nostro servizio legale è che non viola la normativa Ue», ha detto la Commissaria Ue Ylva Johansson nel corso di una conferenza stampa.
Il governo inoltre è pronto a porre la questione di fiducia alla Camera sull’ultimo decreto Migranti il prossimo 24 novembre. Verri è deluso: «Dopo l'inerzia della notte del 26 febbraio, la notte del naufragio di Cutro, lo stato ora si mostra molto attivo. Si presenta puntuale in aula nel processo contro i presunti scafisti e invece di chiedere scusa ai familiari delle vittime e ai superstiti, dice: “io non pago”».
© Riproduzione riservata