Tra gli arrestati c’è Luigi Nerini, l’imprenditore della famiglia che da 50 anni, tra difficoltà economiche e di manutenzione, gestisce la funivia, ma anche un ingegnere della Leitner, una società considerata leader in Italia nella gestione e costruzione degli impianti a fune
Tra le tre persone arrestate questa notte per il crollo della funivia di Stresa, in cui sono morte 14 persone, c’è Luigi Nerini, titolare dell’azienda familiare che con qualche difficoltà economica gestisce da oltre mezzo secolo l’impianto, ed Enrico Perocchio, ingegnere della Leitener, la più importante società italiana di costruzione e gestione di impianti a fune. Il terzo arrestato è Gabriele Tadini, dipendente di Nerini e caposervizio della funivia.
Gli arresti
I tre sono accusati di aver volontariamente manomesso uno dei dispositivi di sicurezza della cabina, per assicurarsi che, nonostante un malfunzionamento, l’impianto restasse aperto.
Il sistema che secondo i carabinieri e la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, gli arrestati avrebbero ammesso di aver disattivato è il freno che avrebbe dovuto tenere agganciata la cabina al cavo portante dopo che il cavo traente si era staccato.
Il freno era stato disattivato, dicono Bossi e i carabinieri, per via di un malfunzionamento del sistema che avrebbe costretto a ulteriori lavori di manutenzione rispetto a quelli già effettuati poco tempo fate. I lavori avrebbero portato ad una nuova chiusura dell’impianto, che aveva riaperto lo scorso 26 aprile.
Con il freno, quando il cavo traente si è staccato, la cabina è scivolata indietro sempre più rapidamente fino a staccarsi e precipitare, causando la morte di tutti i passeggeri tranne uno.
Le difficoltà
La Ferrovie del Mottarone, la società di proprietà di Luigi Nerini che gestisce l’impianto, aveva da anni problemi nel mantenere in funzione la funivia. Almeno dalla fine degli anni Novanta, si sono susseguite diverse chiusure prolungate a causa delle difficoltà di trovare il denaro necessario ad effettuare gli interventi di manutenzione.
Nel 2001, è stato invece un incidente a causare la chiusura della funivia. Una delle cabine era rimasta bloccata e quaranta persone avevano dovuto essere salvate con l’elicottero. Nuovi lavori di manutenzione durati quasi sei mesi hanno provocato una nuova chiusura.
Nel 2010, una di queste “chiusure a tempo indeterminato” è arrivata a preoccupare la locale associazione di albergatori, che temeva ricadute sul turismo di una definitiva cessazione delle attività. Queste chiusure si sono quasi sempre risolte con trattative tra Nerini, il comune di Stresa e la regione Piemonte su quanto denaro pubblico andasse investito nell’impianto. La difficoltà economiche degli enti pubblici hanno spesso complicato il raggiungimento degli accordi.
Nonostante queste difficoltà, i Nerini hanno sempre rinnovato la concessione.
Come molti altri impianti di piccole dimensioni, la funivia di Stresa può operare soltanto grazie ai contributi pubblici di comune e regione. Nel 2014, quando comune e regione cercavano un nuovo gestore che si occupasse di importanti lavori di rinnovo, offrendo di investire 2 milioni di euro sui 4 necessari, Nerini ha rifiutato di partecipare e la gara è andata deserta.
Alla fine, il comune si è offerto di rimborsare a Nerini la sua quota di investimento, versando 130mila euro alla società ogni anno e l’impianto è di nuovo stato affidato alla sua società.
Il ruolo di Leitner
Ad effettuare i lavori di rinnovo completo dell’impianto, finanziati da comune e regione nel 2015, era stata chiamata la Leitner di Vipiteno, in provincia di Bolzano, l’azienda più importante del settore in Italia e con molte attività all’estero.
Dopo la creazione di una società congiunta, i rapporti tra Nerini e la Leitner sono rapidamente peggiorati. Già nel marzo 2016, la Leitner ha citato in giudizio l’azienda di Nerini per mancati pagamenti e ottiene l’ipoteca delle quote della società mista creata per la realizzazione degli immobili e su alcuni immobili di proprietà dell’imprenditore.
La situazione si risolve l’anno dopo, quando Nerini affida a Leitner un contratto di 13 anni per la manutenzione dell’impianto e salda il suo debito con la società.
Inoltre, come direttore di esercizio dell’impianto, una figura che non deve essere fisicamente presente ogni giorno, ma che effettua controlli mensili, redige il regolamento dell’impianto e ha l’ultima parola sulla sua apertura e chiusura, Ferrovie del Mottarone sceglie un dipendente di Leitner, Enrico Perocchio, arrestato questa notte.
Il suo avvocato ha detto che Perocchio non è ancora stato sentito dall’autorità giudiziaria e non ha rilasciato dichiarazioni.
L’imprenditore
Anche il titolare dell’impresa, Luigi Nerini, non ha ancora rilasciato dichiarazioni, nemmeno tramite i suoi avvocati. Nerini ha 56 anni ed è figlio di Mario Nerini, l’imprenditore che negli anni Settanta ha costruito la funivia Stresa-Mottarone.
La sua famiglia gestisce l’impianto da oltre mezzo secolo e in passato possedeva anche un’azienda locale di autobus (che, prima della costruzione della funivia, congiungeva la città di Stresa con il Mottarone).
Nerini vive a Bevano, comune accanto a Stresa. Nel 2010, accanto alla stazione di arrivo della funivia, ha costruito Alpyland, un parco tematico di cui è tuttora amministratore. Nerini possiede anche un’agenzia turistica.
Dopo le difficoltà negli anni della ricostruzione dell’impianto e dopo la restituzione del debito a Leitner, la Ferrovie del Mottarone è tornata a produrre utili, arrivando nel 2019 a un record di più di 400mila euro.
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