I ragazzi hanno protestato contro la reintroduzione delle due prove scritte alla maturità e contro l’alternanza scuola/lavoro. Tensione in molte città dopo le violente cariche della polizia durante le manifestazioni della scorsa settimana.
Oggi, in diverse città d’Italia gli studenti hanno protestato contro la reintroduzione delle due prove scritte all’esame di maturità e chiesto la fine dell’alternanza scuola lavoro. Le manifestazioni si sono svolte in numerose città italiane, comprese Roma e Milano.
A Torino, dove una settimana fa la polizia ha risposto con particolare violenza alle manifestazioni studentesche, la tensione è stata particolarmente alta. Amnesty Italia, una delle principali organizzazioni non governative impegnate nella difesa dei diritti umani, ha inviato sei osservatori al corteo.
I corte, però, si sono svolti senza incidenti, a Torino come nelle altre città.
Il ripristino della prova di maturità con due scritti «non ci soddisfa perché è una presa in giro – ha detto al portale scolastico Orizzonte scuola Tommaso Biancuzzi, membro della Rete studenti medi – un modo per raccontarci e che va tutto bene e che il peggio è passato», mentre in realtà: «I maturandi di quest’anno hanno vissuto tre anni infernali, prima con la chiusura generalizzata, poi con quelle a singhiozzo e infine con la confusione di questi ultimi giorni. Non tenere conto di questa condizione significa prendersi in giro e cedere alla retorica a discapito dei fatti». Gli studenti chiedono una tesina scritta sotto la supervisione dei loro insegnanti al posto delle prove scritte.
Alternanza scuola-lavoro
Ma molti studenti sono scesi in piazza per protestare anche contro l’alternanza scuola/lavoro, i tirocini e le scarse condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli studenti, accusano queste formule di alternanza di ridurre il monte ore a disposizione per la didattica e di complicare il lavoro dei dirigenti scolastici, costretti a cercare aziende con cui stabilire partnership. Attaccano anche la filosofia alla base dell’alternanza che, accusano, considera la scuola come un luogo che deve esclusivamente formare al lavoro.
Si tratta degli stessi temi sollevati alle manifestazioni convocate la scorsa settimana dopo la morte di Lorenzo Parelli, uno studente diciottenne di un istituto professionale, morto l’ultimo giorno di tirocinio in un incidente sul lavoro.
«È da anni che studenti e studentesse si mobilitano contro l’alternanza perché fin da subito ci è stato chiaro il modello sfruttatore che rappresenta – ha scritto in un editoriale pubblicato da Domani Sara Munari, studentessa 17enne di Torino – Ma ci voleva la morte di uno di noi per rimettere al centro il tema per le Istituzioni, vere responsabili di questa vicenda e che ora piangono lacrime da coccodrillo mentre noi abbiamo scelto invece di lottare con il doppio della determinazione».
A Roma si sono svolti due cortei contemporaneamente. Da un lato quello della Rete degli studenti medi, vicino al Pd e alla Cgil, dall’altro quello di Osa nazionale e altri gruppi e collettivi, come il movimento romano La Lupa, più radicale.
Dopo poco però le due componenti della manifestazione hanno iniziato a fare cori gli uni contro gli altri. «Sono dinamiche che ci sono sempre state, l'importante è che c'è una stessa battaglia generale il resto sono dinamiche interne», dice il segretario di Sinistra italiana, uno dei pochi politici presenti e uno dei primi a interessarsi agli scontri della scorsa settimana.
«Sono qui per il ragazzo morto e per i pestaggi, è doveroso per un parlamentare contribuire affinché le manifestazioni possano svolgersi senza pestaggi, condivido ragioni, giusto essere in piazza defilato, la manifestazione è loro – prosegue Fratoianni – Poi il ruolo parlamentari anche questo. Dovremmo costruire e aiutare società. Troppo spesso è un’abitudine che si è persa. Per esempio oggi ci sono solo io».
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