L’europarlamentare tedesco Liese, temuto dalle società farmaceutiche, spiega a che punto è la battaglia dell’Ue per ottenere più dosi
- «La situazione si è tranquillizzata e AstraZeneca ha compreso che deve cambiare atteggiamento», ma la società deve fare di più.
- «Ci hanno dato tre differenti spiegazioni per non consegnarci le 80 milioni di dosi promesse all’inizio e tutte e tre sbagliate».
- Se la Commissione ha fatto errori, dice Liese, ce ne occuperemo dopo l’emergenza, quando ci saranno vaccini per tutti.
Nello scontro sui vaccini che ha coinvolto la Commissione europea, la società farmaceutica AstraZeneca e il Regno Unito, Peter Liese è uno degli attori principali e di sicuro uno di quelli che con i giornali parlano più chiaro. Liese è un medico e un veterano dell’europarlamento, dove siede fin dal 1994 nei banchi della Cdu, il partito centrista di Angela Merkel. È uno dei membri più attivi della Commissione ambiente e salute, quella che da mesi si occupa della supervisione parlamentare del piano vaccinale della Commissione europea. Lise ha accettato di raccontare a Domani a che punto è arrivato lo scontro e cosa potrebbe succedere adesso.
Qual è la situazione tra AstraZeneca e la Commissione europea?
La situazione si è tranquillizzata e AstraZeneca ha compreso che deve cambiare atteggiamento. Pochi giorni fa mi hanno detto personalmente che faranno una prima consegna già alla fine di questa settimana e altre due a metà e alla fine del mese, invece di una sola consegna come avevano detto dieci giorni fa. Hanno anche aumentato le dosi che consegneranno, da 31 a 40 milioni. Questo è un progresso importante, ma per me non è ancora abbastanza. Dobbiamo a esercitare pressione affinché la società rispetti gli impegni presi.
La Commissione ha ancora carte da giocare?
Sì, ci sono altre carte da giocare. Tutti dobbiamo lavorare insieme per mettere pressione sulla società. Ci hanno dato tre differenti spiegazioni per non consegnarci le 80 milioni di dosi promesse all’inizio e tutte e tre sbagliate.
La prima che ci hanno dato era che c’erano catene di forniture diverse tra Unione europea e Regno Unito, ma io so da due persone molto vicine al processo che una parte importante delle forniture inviate Regno Unito fino a pochi giorni era prodotta in Germania, a Dessau, vicino Berlino.
La seconda ragione che ci hanno dato è che hanno ridotto le forniture anche al Regno Unito, ma non hanno mai fatto avere i dati. Infine ci hanno detto che il Regno Unito ha un contratto che gli garantisce la precedenza nelle forniture.
È possibile dimostrare la falsità delle prime due spiegazioni. La terza semplicemente non è accettabile. Nel Regno Unito ci sono più persone vaccinate con il vaccino Pfizer-Biontech prodotto in Europa di quante ce ne siano nella stessa Unione europea. Come può il Regno Unito rivendicare la priorità nelle forniture di AstraZeneca?
Se il Regno Unito adotta una politica di “prima noi”, allora l’Europa deve fare altrettanto. Non perché vogliamo, ma perché abbiamo un dovere nei confronti dei nostri cittadini.
La Commissione però è stata molto criticata per come ha gestito il programma di acquisto vaccini
Non escludo che qualcosa avrebbe potuto essere fatto in modo diverso. E in un momento migliore, quando questa crisi sarà finita, sono sicuro che troveremo spazi di miglioramento.
Ma le critiche di oggi, specialmente quelle della stampa di destra in Germania e, sfortunatamente, quelle dei socialdemocratici, i nostri partner di governo, sono del tutto inaccettabili.
Per me la cosa più deludente è che i principi della strategia vaccinale della Commissione erano pubblici da giugno. Numeri, statistiche, società con le quali si stava trattando: si sapeva già quasi tutto.
Era quello il momento giusto in cui fare proposte alternative, ma nessuno lo ha fatto, specialmente i liberali tedeschi e i socialdemocratici che ora criticano la Commissione.
Si possono ancora trovare molte dichiarazioni del capo dei liberali tedeschi che all’epoca diceva che stavamo esagerando con il virus, che il coronavirus non era così pericoloso e che avremmo dovuto riaprire tutto.
Insomma, c’è stato un tempo per dire che avremmo dovuto spendere di più, che avremmo dovuto scegliere altri produttori, ma parlare del passato invece che della situazione attuale e del futuro è l’opposto di quanto deve essere fatto ora.
Ma come mai l’Unione europea tra le aree più ricche del mondo è quella che ha ricevuto il minor numero di vaccini?
Il problema è che questa assunzione non è vera. Il Giappone comincerà le vaccinazioni a febbraio, l’Australia nel secondo trimestre dell’anno. Certo, gli Stati Uniti sono più avanti di noi. Ma se ad esempio guardiamo la quantità di seconde dosi distribuite, scopriamo che Regno Unito, Italia e Germania sono in realtà vicine. Lo 0,71 per cento della popolazione britannica ha ricevuto un ciclo completo di vaccinazioni, contro 0,64 degli italiani e lo 0,5 dei tedeschi. L’Unione europea non è messa così male.
Poi c’è da dire che Regno Unito e Stati Uniti sono partiti prima, perché hanno approvato i vaccini con procedura di emergenza. Ora si può dire che anche noi avremmo dovuto farlo. Ma quale sarebbe stata la reazione del pubblico europeo all’approvazione di emergenza di un vaccino per il quale le società produttrici non si prendono responsabilità legali per gli effetti collaterali e per il quale erano disponibili pochi dati e test clinici? A ottobre ho posto la questione in Commissione, ma nessuno si è alzato per dire «sì, approviamo con procedura di emergenza».
Negli Stati Uniti inoltre è in vigore un divieto di esportazione dei vaccini, una politica “America first” voluta da Trump. Il Canada è molto indietro rispetto a Italia e Germania perché i vaccini gli arrivano dal Belgio, nemmeno uno arriva dalle fabbriche di Pfizer che hanno sede negli Stati Uniti. In altre parole, la ragione per cui Stati Uniti e Regno Unito sono più avanti di noi è perché hanno scelto meno sicurezza e più egoismo. Questa è la verità e andrebbe riportata molto di più.
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