Un uomo di 31 anni si è tolto la vita nel carcere di Mammagialla a Viterbo nella notte tra martedì e mercoledì. È il settimo suicidio in carcere nel Lazio quest’anno. A denunciarlo il Garante regionale delle persone private della libertà personale, Stefano Anastasia. All’alba è stato informato dal Dirigente sanitario del penitenziario di Viterbo: «Il ragazzo si trovava nella struttura da luglio ed era seguito dai servizi di salute mentale, ma non è bastato», spiega Anastasia.

Il sovraffollamento

«La situazione nelle carceri del Lazio è molto difficile», segnala il garante. «In regione il sovraffollamento è al 149 per cento, oltre la media nazionale del 133 per cento. A Viterbo in particolare sono presenti 715 detenuti a fronte dei 405 posti previsti, quasi il doppio». In Italia sono 150, cioè il 79 per cento, gli istituti penitenziari con un indice di affollamento superiore al consentito.

Quest’anno le persone detenute in Italia sono 62.243, a fronte di 51.123 posti disponibili. Come denuncia Antigone, un numero così alto non si registrava dal 2013, da quando la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti rispetto al sovraffollamento nelle carceri. L’associazione ha scritto che «in 23 delle 73 carceri visitate da Antigone nell’ultimo anno sono state trovate celle che non rispettavano il parametro minimo dei 3 metri quadri», parametro fissato dalla Cedu.

I suicidi e le morti in carcere

Martedì 17 dicembre nel carcere di Modena un altro detenuto ha tentato il suicidio: è stato salvato dall’intervento del personale medico e della polizia penitenziaria della struttura. Quest’anno in Italia si sono tolte la vita 82 persone nelle strutture penitenziarie. Il numero non è mai stato così alto. Nel 2023 sono stati 65. I dati provengono dal rapporto aggiornato a dicembre 2024 del Garante nazionale.

«Ai suicidi bisogna aggiungere le morti in carcere», aggiunge Anastasia. Quest’anno sono state 156. Sempre nel Lazio, nel carcere di Frosinone, un uomo è morto in seguito a un malore la scorsa settimana. «Il sovraffollamento manda in difficoltà i servizi sanitari, che sono programmati su un utenza precisa», precisa il garante regionale. «In più, c’è un enorme problema legato all’assistenza sanitaria specialistica esterna, ovvero quella per patologie più gravi. Per la carenza di personale, ci sono difficoltà a portare i detenuti a fare visite prenotate anche mesi prima». 

Il Garante nazionale in una nota segnala che «è ipotizzabile che all’aumentare del sovraffollamento si possa associare un incremento degli eventi critici», tra cui i decessi per cause naturali, i suicidi, i tentati suicidi, le manifestazioni di protesta collettive, le aggressioni. Eventi notevolmente aumentati rispetto al 2023.

La scelte politiche

«Le politiche del governo, come il Ddl sicurezza, potrebbero aggravare il sovraffollamento – conclude Anastasia – Bisogna fare i conti con la realtà e prendere atto che così non si può continuare».

Il 2024 ha segnato un record drammatico per le morti e i sucidi in carcere. E, in questo contesto, fa notare Antigone, «le politiche del governo vanno solo nella direzione dell’introduzione di nuovi reati che non faranno altro che stipare nuove persone in spazi che non ci sono. Lasciando a operatori allo stremo il compito di gestire le condizioni inumane e degradanti che già in molte carceri si registrano».

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