In Europa non si parla d’altro, dopo l’annuncio di 12 blasonatissimi club di voler creare una competizione privata al posto della Champions League per aumentare gli introiti. Ma nel 2018 i documenti pubblicati dal consorzio European Investigative Collaborations dimostravano che il lancio del progetto era già stato programmato per il 2021
- La Superlega europea per club parte nel 2021. L'incipit non è cronaca ma storia. E riprende una serie di documenti riservati, resi noti a novembre 2018 dall'operazione Football Leaks e relativi al 2016.
- Una rassegna di pareri legali, carteggi e studi di fattibilità che dimostra un dato inoppugnabile: cinque anni fa i soci fondatori della Superlega erano già al lavoro per varare la secessione dei ricchi dal resto del movimento calcistico e avevano individuato proprio nel 2021 l'anno di realizzazione.
La Superlega europea per club parte nel 2021. L'incipit non è cronaca ma storia. E riprende una serie di documenti riservati, resi noti a novembre 2018 dall'operazione Football Leaks e relativi al 2016. Una rassegna di pareri legali, carteggi provati e studi di fattibilità che dimostra un dato inoppugnabile: cinque anni fa i soci fondatori della Superlega erano già al lavoro per varare la secessione dei ricchi dal resto del movimento calcistico e avevano individuato proprio nel 2021 l'anno di realizzazione.
Quando tre anni fa questi documenti vennero pubblicati dal consorzio European Investigative Collaborations (EIC), col settimanale tedesco Der Spiegel a fare da capofila e l'Espresso a fare da referente per l'Italia. Nei giorni in cui gli articoli venivano pubblicati, la tempistica puntata sul 2021 non aveva particolare rilievo. Ma riletta oggi suscita impressione. E altrettanta impressione suscita che molti dei temi controversi, oggetto di dibattito da ieri (i conflitti legali con federazioni e confederazioni, le ripercussioni sui calciatori per ciò che riguarda le possibili esclusioni dalle rappresentative nazionali, ma anche la validità dei contratti coi calciatori stessi qualora si realizzi un cambio di lega) fossero già oggetto di analisi tecnico-giuridica cinque anni fa.
L'amico americano
La ricostruzione dei fatti, resa possibile grazie ai documenti collezionati e messi a disposizione dal whistleblower portoghese Rui Pinto, parte da novembre 2015. In quei giorni Florentino Pérez, presidente del Real Madrid che da domenica sera lo è anche della neonata Superlega, riceve un messaggio dagli Usa. A inviarlo è Charlie Stillitano, un personaggio che al massimo grado simboleggia la new economy del calcio globale.
Classe 1959, figlio di un dirigente calcistico, Stillitano è stato a sua volta calciatore arrivando a vestire la maglia dei New York United. E dopo avere completato il percorso verso la carriera legale e avere maturato un profilo mediatico in ambito radiofonico è tornato al calcio assumendo ruoli dirigenziali di rilievo, dapprima nell'organizzazione dei mondiali Usa ‘94 e poi da proprietario e dirigente di agenzie che operano nel segmento Sports & Entertainment. Entra nel gotha della new economy calcistica globale quando il miliardario Stephen E. Ross (numero 185 nella classifica mondiale stilata da Forbes per l'anno 2020 nonché proprietario dei Miami Dolphins, franchigia del football americano) lo chiama a presiedere l'agenzia Relevent Sports.
Quest'ultimo è un soggetto che negli anni più recenti è stato fortemente impegnato a costruire le condizioni per lo sviluppo di una Superlega per club di respiro intercontinentale. La pagina d'accoglienza del sito web presenta un biglietto da visita da «agenzia leader per l'organizzazione di eventi calcistici in Nord America e Asia e media company».
Soprattutto, Relevent Sports è organizzatore dell'International Champions Cup, un torneo estivo che si svolge su tre continenti (Europa, Asia e Nord America) e chiama a partecipare a turno i più grandi club europei. Andato avanti fra il 2013 e il 2019 e messo in pausa nel 2020 causa pandemia, il torneo è una sorta di prova generale della Superlega: organizzazione privata, ampia copertura mediatica e pubblicitaria, caccia a mercati ancora da sfruttare come quelli asiatici.
Una mail di Stillitano inviata al Real Madrid nel dicembre del 2015 parla di un'ipotesi di torneo d'élite per club con la seguente ipotesi organizzativa: 18 squadre, espressione dei 17 club più forti in termini di copertura televisiva e provenienti dalle 5 principali leghe europee (Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna) più una diciottesima da selezionare fra le leghe di Olanda, Portogallo, Russia e Turchia. Si prefigura un torneo da 34 giornate, con gare infrasettimanali e un premio per club che può toccare i 500 milioni di euro. Uno scarto esorbitante rispetto agli 80 milioni di euro garantiti in quel momento al vincitore della Champions.
Il doppio standard di Kalle
Al di là della rivedibilità della formula, l'idea di fondo piace e viene presa sul serio dall'altro grande club europeo che secondo le carte di Football Leaks è in quei giorni particolarmente attivo sul versante Superlega: il Bayern Monaco, cioè uno dei grandi assenti (assieme al Paris Saint Germain, ma fino a quando?) dai ranghi del neonato campionato privato per club. In quei giorni l'uomo forte del club bavarese è Karl-Heinz Rummenigge, che è anche presidente dell'European Club Association (ECA), il forum delle società calcistiche europee interno all'Uefa che in realtà è uno strumento di pressione nelle mani della razza padrona del calcio europeo.
Il popolare Kalle interpreta il ruolo in modo ambiguo. Ufficialmente cerca il dialogo con le istituzioni del calcio europeo ma nei fatti lavora per la creazione della Superlega. E da quanto riferiscono i retroscena di Football Leaks, c'è un nucleo di sette club che da subito si mette a lavorare dietro le quinte per realizzare l'obiettivo: oltre al Bayern, la lista è composta da Arsenal, Barcellona, Juventus, Manchester United e Milan.
Il lavorio si svolge anche sul versante legale e coinvolge lo staff degli avvocati di fiducia del Bayern, impegnati a chiedere pareri giuridici sulla realizzazione della Superlega. Vi sono alcuni punti che stanno particolarmente a cuore ai club coinvolti. Certamente quello della convenienza economica, poiché i mirabolanti ritorni che vengono enunciati sulla carta sono tutti da verificare. Ma soprattutto viene posta attenzione a tutti gli aspetti riguardanti la gestione dei calciatori. A questo proposito gli interrogativi sono tre:
- Ai club può ancora essere chiesto di concedere i calciatori alle rappresentative nazionali, in caso di fuoriuscita dall'Uefa?
- Possono le federazioni e le leghe nazionali penalizzare i calciatori per la partecipazione alla Superlega?
- Più di tutto, può succedere che i contratti siglati coi calciatori vengano dichiarati nulli a causa del cambio di lega?
La corsa a entrare
Gli articoli pubblicati dalle testate di Football Leaks riferiscono ulteriori dettagli sulle manovre di retroscena adottate dai club della futura Superlega. E riferiscono di un ultimo passaggio, contenuto in un documento riservatissimo destinato a Florentino Pérez nell'autunno del 2018, cioè poche settimane dopo la pubblicazione degli articoli a cura del consorzio EIC. È lì che si parla del 2021 come anno di partenza. E adesso che il 2021 è arrivato, con le polemiche scatenate dalla serata di domenica, si scopre che tra il dissenso generale c'è chi fa di tutto per essere della casta.
Un retroscena proveniente dal Sud America riferisce che grandi club come il brasiliano Flamengo e gli argentini Boca Juniors e River Plate avrebbero intrattenuto un dialogo per l'eventuale ingresso nella partita. E giusto nella giornata di oggi si è diffusa la notizia che il Benfica, il club più popolare e titolato del Portogallo, pressa per far parte del club. L'importante è entrare nella casta, con l'idea che comunque vada ci sarà da guadagnare.
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