Ridotta la squalifica al presidente del club biancoceleste e a due membri dello staff medico. Niente punti di penalizzazione alla squadra, ma un’ammenda di 50mila euro alla società.
Il caso tamponi della Lazio si è arricchito di un nuovo capitolo. La corte federale d’appello della Figc (Federazione italiana giuoco calcio) ha parzialmente accolto il ricorso formulato dal presidente del club di calcio Claudio Lotito e dai medici della squadra Pulcini e Rodia. Il presidente è stato sanzionato con due mesi di inibizione, mentre i due membri dello staff medico con cinque mesi di squalifica. La società, invece, ha ricevuto una molta da 50mila euro.
La sentenza di primo grado e l’accusa
Lo scorso marzo è stata pronunciata la sentenza di primo grado in cui Lotito è stato sanzionato con sette mesi di squalifica e un’ammenda di 150mila euro, mentre per i due medici erano stati previsti dodici mesi di squalifica. L’inchiesta, condotta dalla procura della Figc, ruota attorno a delle presunte violazioni dei protocolli sanitari legati al Covid-19 durante la scorsa stagione di Serie A. Nello specifico, la procura accusa il presidente e lo staff medico di non avere informato tempestivamente le Asl competenti delle positività di alcuni dei suoi giocatori e di non averli sottoposti a isolamento, come invece prevede la normativa sanitaria.
Cosa comporta l’inibizione?
Secondo il codice della giustizia sportiva la sanzione dell’inibizione comporta il divieto di rappresentare la società in attività rilevanti per l’ordinamento sportivo nazionale e internazionale; il divieto di partecipare a qualsiasi attività di organi federali; il divieto di accesso agli spogliatoi e ai locali annessi in occasioni delle partite di calcio (anche nelle amichevoli); e infine il divieto di partecipare a riunioni con tesserati Figc o con agenti di calciatori in possesso della licenza Fifa. Inoltre, l’inibizione temporanea a svolgere ogni attività in seno alla Figc può essere anche estesa agli ambienti della Uefa e della fifa.
Le prossime mosse
Ivo Pulcini ha già dichiarato di voler fare ricorso al Collegio di garanzia per chiedere l’assoluzione completa. «La vittoria è vicina, noi puntiamo alla totale cancellazione perché non esiste nessun reato. Mi ritengo molto soddisfatto partiamo da una causa pesante grave che non esiste. La mia mira è l’assoluzione completa perché so di aver fatto il mio dovere da medico. Non c’è stata nessuna disposizione della Asl che mi diceva di tenere Immobile fermo. Un medico non può essere delegittimato da un tampone, è una follia». Pulcini fa riferimento alle accuse riguardo una presunta positività al Covid-19 del calciatore della Lazio e della nazionale italiana, Ciro Immobile, durante una sua partita contro il Torino. «Il ricorso al Collegio di garanzia per me è necessario perché voglio l'assoluzione, ho fatto il mio dovere e voglio che venga riconosciuto. Io sono abituato a lottare fino alla fine. Ho sempre avuto il rispetto della Procura e dei ruoli. Voglio che venga legittimato il mio ruolo di medico», ha aggiunto. «Da questa vicenda ne ricavo che c'è stata tanta confusione. Esiste il malato ma non la malattia. Il protocollo o un tampone non può sostituire il medico», ha concluso Pulcini.
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