«Dopo il forte impatto della pandemia, avremmo potuto risolvere con tagli e austerità o, altrimenti, alzare la testa e avanzare».Ha commentato così il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez l’accordo sulla legge patrimoniale, portato a casa dal premier socialista insieme all’alleato di Podemos Pablo Iglesias. «Questa legge di bilancio guarda alla seconda strada, ed è per questo che include il maggior investimento pubblico e in spese sociali della nostra storia». Per finanziarla, oltre ai fondi europei, il governo socialista ha messo in campo un aumento delle tasse rivolte che colpiscono i più abbienti. Una patrimoniale, insomma. 

I dettagli

Il modello spagnolo prevede che l’imposta sui redditi di lavoro aumenti del 2 per cento per chi guadagna oltre 300mila euro, portando l’aliquota massima di Catalogna e Asturie al 50 per cento, e al 51,5 per cento quella di La Rioja. Viene aumentata di tre punti percentuali anche l’imposta sui redditi da capitale oltre i 200mila euro, che arriva così a quota 26 per cento. In base ai calcoli del governo, questi due ritocchi porteranno 144 milioni di euro di gettito aggiuntivo.

È questa la norma che ha dato lo spunto ai deputati di Partito democratico e Leu per presentare un emendamento alla legge di Bilancio italiana, la cui discussione è partita la settimana scorsa alla Camera. Il testo prevede la creazione di un’imposta sui grandi patrimoni con una franchigia di 500mila euro. L’imponibile è la somma delle attività mobiliari e immobiliari possedute sia in Italia che all’estero. L’imposta progressiva andrebbe dallo 0,2 per cento per lo scaglione compreso tra 500mila e un milione di euro fino al 2 per cento per un patrimonio di oltre cinquanta milioni di euro. Se poi la base imponibile superasse il miliardo di euro si arriva al 3 per cento. La proposta è stata subito sconfessata dai vertici del Pd, una presa di posizione di cui il primo firmatario, Nicola Fratoianni di Leu, dice di non essere sorpreso. A questo punto è improbabile che il testo, che andrebbe ad abolire anche alcune patrimoniali “nascoste” come l’Imu sulla seconda casa e l’imposta di bollo introdotta dal governo Monti, abbia qualche possibilità.

In Spagna, il governo ha presentato le tasse sui ricchi come contributo al finanziamento di una bozza di legge di bilancio in cui aumenta esponenzialmente la spesa pubblica, traduzione di una politica estremamente espansiva che contribuisca a risollevare il paese dalle pesanti conseguenze della pandemia. Il Covid-19, che ha avuto un forte impatto sulla Spagna con decine di migliaia di contagi, è arrivato quando ancora l’economia era in fase di recupero dal crollo seguito alla crisi del debito e alle imposizioni dell’austerità.

Secondo le proiezioni del Fondo monetario internazionale, il Pil spagnolo crollerà nel 2020 del 12,8 per cento, il maggior calo dalla guerra civile. Nella bozza della legge di Bilancio, approvata a fine ottobre e ora in mano alle Camere, è prevista una spesa pubblica di quasi 240 miliardi di euro, di cui una fetta importante è dedicata al rilancio del sistema sanitario pubblico.

I rischi

Il destino della patrimoniale è ora legato alla Ley de Presupuestos, la legge di Bilancio in discussione nelle due Camere: non è perciò da escludere che vengano apportate modifiche al testo. Sánchez dovrà poi fare i conti con la difficoltà di ampliare la base che sostenga la sua legge. Un’impresa tutt’altro che facile, considerato che il socialista guida un governo di minoranza e la Spagna non approva una legge di bilancio dal 2018. 

L’altro aspetto critico è la grande indipendenza delle regioni. Da tempo è in atto un conflitto interno che contrappone i diversi regimi fiscali delle realtà territoriali: tra i vantaggiosi (e perciò più invisi agli altri governatori) c’è quello di Madrid, che sulle imposte relative al patrimonio offre già una sovvenzione che annulla l’imposta. Sánchez lavora con il sostegno del partito catalano Erc, che gli sarà indispensabile per approvare la legge di Bilancio, e che chiede un’armonizzazione dei regimi regionali. La soluzione potrebbe essere proprio la legge in discussione, che garantisca almeno un’imposta minima nazionale, una decisione cui plaudirebbero anche politici regionali del Partito popolare, scontenti dei favoritismi madrileni. 

Il partito socialista è stato a lungo contrario a intervenire su questa situazione, ma Sánchez, cosciente dell’importanza del voto dei catalani, ha sostenuto che si deve porre fine alla disuguaglianza tra i territori. Gli ha fatto eco anche Pablo Iglesias, che ha criticato lo sbilanciamento degli oneri fiscali dicendo che «quello che succede nella Comunità di Madrid è qualcosa danneggia molto Madrid e la Spagna» e aggiungendo che l'attuale sistema fiscale della regione «avvantaggia coloro che hanno di più». Secondo la Comunità di Madrid, il nuovo regime aumenterebbe le tasse di ogni contribuente di 2mila euro: la governatrice Isabel Díaz Ayuso ha già promesso che sarà «il peggior incubo» di chi proverà a «rubare» dai madrileni. I politici locali stanno dipingendo la questione come un’aggressione contro la capitale e non è detto che non riescano a imporre la propria volontà combattendo a spada tratta il governo. 

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