È una colpa, per le vittime sotto le macerie del crollo, non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto molto forti che seguivano uno sciame sismico che durava da mesi: è questo un passaggio della sentenza in sede civile del Tribunale dell'Aquila riferita al crollo di uno stabile in centro del capoluogo abruzzese nel sisma del 6 aprile 2009 in cui morirono 24 persone sulle 309 complessive. A darne notizia sono i quotidiani Il Centro e l’edizione abruzzese de Il Messaggero.

La sentenza

La sentenza, racconta il Messaggero, va a toccare il tasto più delicato delle inchieste e dei processi che si sono susseguiti in questi tredici anni dal 2009: le rassicurazioni («Lo sciame sismico? Beviamoci su un bel bicchiere di Montepulciano» disse Bernardo De Bernardinis, allora vice capo della Protezione civile) alla popolazione fatte ai massimi livelli.

Per la giudice Monica Croci del Tribunale civile dell’Aquila invece «è fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30 per cento», ovvero la misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito.

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