- L’emittente di stato ha comprato soltanto 200 ore di programmazione da Discovery, con l’impegno di non trasmettere in digitale. Ne deriva che sono tagliati fuori RaiPlay e rai Sport del digitale terrestre.
- Le positive performance di Radio1 sono in parte vanificate dall’impossibilità di ascoltarne la programmazione via pc o smartphone. Negli anni Venti del Ventunesimo secolo pare di essere dentro un paesaggio mediatico da inizio dei Duemila.
- A peggiorare le cose provvede anche l’esigenza di dare la linea al Tg2, con l’effetto di disperdere o mettere a rischio momenti topici di gara. Anche la prova da medaglia di Tamberi ha rischiato di esserne colpita.
Come se si trattasse delle Olimpiadi di Tokyo 1964. Nella giornata di ieri la Rai sembrava ferma lì, a qualche era geologica fa. Quando di canali televisivi di stato ce n’erano soltanto due. Anzi, c’erano in assoluto soltanto quei due, perché di emittenza privata non esisteva nemmeno l’intenzione. E per questo bisognava fare delle scelte drastiche nella programmazione se capitava che due o più eventi richiedessero la copertura in contemporanea.
Peccato che lo scenario olimpico di ieri fosse quello di Tokyo 2020+1. Pieni anni Venti del Ventunesimo secolo, un contesto cambiato in modo talmente profondo da rendere improponibili certe soluzioni. E invece la risposta della programmazione televisiva Rai è stata giurassica e a farne le spese son state le gare delle nazionali di pallavolo e basket. Due partite tese e molto tirate, collocate nella medesima fascia oraria e offerte al pubblico di Rai2 (sola rete che ospiti la programmazione olimpica) con un’alternanza che ha finito per scontentare tutti. Tanto più che i risultati negativi maturati su entrambi i campi hanno aggiunto amarezza a un esperimento televisivo da Striscia la Berisha.
Un ping pong male organizzato
Si è partiti con la trasmissione della gara di pallavolo fra Italia e Argentina, con un primo set vinto dalla squadra azzurra ma disputato punto a punto. Poi è iniziata la gara di basket fra Italia e Francia, che è diventata l’evento principale. Una scelta che ha scontentato metà pubblico così come sarebbe successo in caso di scelta opposta. Le alternanze di campo sono state rare e infine la diretta è tornata sulla gara di pallavolo che si trascinava al quinto set.
Il momento più raccapricciante si è avuto quando è stata data la linea al Tg2 di metà mattina. Durante quella breve fase le due partite sono state relegate in due minuscoli riquadri bassi, scarsamente visibili. Va aggiunto che non per la prima volta la rigidità di programmazione, che comanda di dare a una cert’ora la linea al notiziario, ha messo a rischio dei momenti di alta intensità emotiva. Era successo anche durante l’elettrizzante gara di salto in alto maschile che vedeva Gianmarco Tamberi in corsa verso l’oro. Una sconcertante mancanza di elasticità, zero senso dell’opportunità. Sicché, alla fine del ping pong fra basket e pallavolo è stata forte la sensazione di essersi persi gran parte delle emozioni. Possibile che nell’era della tv digitale multicanale si debba fare i conti con limitazioni del genere?
Olimpiadi al risparmio
Cosa sarebbe stato possibile fare per evitare una soluzione così infelice? Purtroppo nulla e il motivo sta nelle condizioni d’acquisto dei diritti sulle Olimpiadi da parte della Rai. Che ha comprato da Discovery ma con l’impegno di trasmettere soltanto su Rai2. Niente passaggi sul canale Rai Sport del digitale terrestre, niente streaming su RaiPlay.
Via web non è possibile nemmeno ascoltare la programmazione olimpica di Radio1, che grazie alle caratteristiche più flessibili del medium offre una programmazione molto valida e completa. Ma chi provasse a fruirne via pc o dispositivi mobili si ritroverebbe a ascoltare lunghe proposte musicali. Dunque, in termini di fruizione tecnologica, per il pubblico italiano lo spettacolo delle Olimpiadi è confezionato come se il paesaggio mediatico fosse ancora quello di inizio anni Duemila: o tv o radio entrambe in versione pre-digitale.
Si aggiunga che la Rai ha acquistato da Discovery soltanto 200 ore di trasmissione. In condizioni del genere, inevitabile che ci si concentri sulle gare di atlete e atleti italiani. Con molti segmenti del mega-evento che rimangono ignoti al pubblico italiano. In compenso ci possiamo sorbire le dirette trasmesse dalla notte giapponese (metà pomeriggio in Italia) col trio degli assonnati formato da Jacopo Volpi, Julio Velasco e Fiona May. L’alternativa è migrare su Rai Sport digitale terrestre e vedere le repliche dell’ultimo Tour de France. Brividi.
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