Torino è la città che ha avuto le manifestazioni anti green pass più massicce d’Italia, due in poco più di dieci giorni ed entrambe hanno riempito le piazze e le vie del centro. Per una curiosa ironia, il contestato lasciapassare verde sarà anche la chiave per l’agognata ripresa dei grandi eventi, un settore vitale per Torino, dove turismo e manifestazioni culturali e sportive hanno tamponato l’emorragia di posti di lavoro causata dalla crisi dell’industria.

Ma qui, più che altrove, la ripresa è condizionata dalla doppia incognita: Covid e vaccinazioni.

Tennis e ripresa

Sono due i principali eventi a cui la città si sta preparando. Il primo è il Salone del Libro, in programma dal 14 al 18 ottobre presso il Lingotto. All’ultima edizione, nel 2019, i visitatori unici furono quasi 150mila.

Ma l’indiscusso protagonista della riapertura di Torino, e dell’Italia, sarà il tennis. A novembre arriveranno in città le Nitto Atp Finals, il torneo professionistico più importante dell’anno dopo le quattro prove del Grande Slam. Gli otto giocatori più forti del mondo nel singolare e nel doppio si sfideranno nel Pala Alpitour, la struttura polivalente costruita per le Olimpiadi di Torino 2006 e oggi gestita dalla Parcolimpico Srl.

Una delle stime della ricaduta dell’evento in città, forse un po’ ottimistica, parla di almeno cento milioni di euro annui, un aiuto provvidenziale per la città dopo la disastrosa conclusione della vicenda “gigafactory”, la più grande fabbrica di batterie d’Europa che avrebbe dovuto essere costruita a Torino, ma che alla fine andrà a Termoli.

La tensione in città è forte, anche perché la manifestazione ha già avuto i primi problemi. Questa settimana, la Parcolimpico Srl è commissariata da un direttiva antimafia dal prefetto di Torino, Claudio Palomba. L’azione del magistrato si basa sui sospetti favori che un socio di una società azionista di minoranza della Parcolimpico Srl avrebbe fatto ad esponenti della criminalità organizzata. La vicenda è complicata e controversa e farà discutere a lungo in città.

Altrettanto, se non più preoccupante, è la prospettiva sanitaria. Il torneo sarà il primo grande evento sportivo che si terrà al chiuso e con restrizioni minime alla presenza di spettatori. Si dice che nel campo dei grandi eventi in epoca Covid le Olimpiadi di Tokyo sono un esempio, ma con gli spalti vuoti e la presenza di spettatori ridotti al minimo, per Torino questo sarà un esempio da riprodurre al contrario.

I rischi

Il Covid a Torino ha portato un grande nulla: centro desertificato, università vuote, scomparsi gli eventi culturali. Gli arti già deboli su cui camminava la città del terziario avanzato sono rimasti dei moncherini senza forze. Ora la speranza di ripresa è appesa proprio a questi settori e ai grandi eventi che facciano loro da apripista. La riuscita, però, dipende da quanti saranno i casi di Covid-19 e da quanto si saranno vaccinati i torinesi.

Oggi, i contagi in città, come nel resto della regione sono in crescita, ma le proiezioni a breve termine non danno un rischio immediato di passaggio in zona gialla.

Preoccupa di più la resistenza alla vaccinazione, in particolare, di coloro che hanno più di sessant’anni, oltre 190mila in tutta la regione.

Tutti i grandi eventi che producono assembramenti sono potenziali fonti di contagio. Nei Paesi Bassi, l’Outbreak Management Team, il centro di controllo delle malattie infettive, ha recentemente studiato tali assembramenti all’aperto e al chiuso ed è giunto alla conclusione che per essere del tutto sicuri nel corso oltre alla doppia vaccinazione gli ospiti dovrebbero anche presentare un tampone negativo all’ingresso.

Giovanni Di Perri è infettivologo, docente universitario e da molti mesi volto di chi a Torino il Covid-19 lo cura nei reparti, dice con una percentuale sempre più alta della popolazione protetta dai vaccini è possibile tornare a una qualche parvenza di normalità.

«C’è stato un tempo in cui abbiamo rinunciato a tutto quanto perché queste attività al chiuso erano un rischio, ma ora i vaccini ci permettono di fare questo passo», dice.

«Le immagini in arrivo dal Giappone dove gli spalti sono vuoti fanno ovviamente impressione: ma arriverà il momento in cui la progressione della vaccinazione porterà tali grandi eventi ad avere un impatto sanitario accettabile».

La domanda è se per Torino questo momento arriverà prima o dopo il prossimo autunno.

Contagi e spettatori

Attualmente la normativa italiana prevede che in zona bianca la capienza consentita durante gli eventi non possa essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata all’aperto, e al 25 per cento al chiuso. Tutti devono essere muniti di lasciapassare vaccinale.

Il Pala Alpitour, dove si svolgerà il torneo, ha una capienza tra le 12 e le 14mila persone, a seconda della disposizione di alcune tribune mobili laterali. Ad oggi sono stati venduti 120mila biglietti, di cui il 20 per cento all’estero. Anche se una clausola che si sottoscrive all’acquisto prevede che i posti reali verranno assegnati in base alla normativa esistente al momento della manifestazione e all’ordine cronologico di acquisto, è chiaro che se la regole prevederanno una capienza ridotta, molte persone si troveranno con un biglietto per assistere alle finali da un qualche megaschermo e potrebbero decidere che non vale la pena di fare un viaggio fino a Torino.

Dalla Federazione italiana tennis Atp per il momento preferiscono non sbilanciarsi. «Siamo ancora troppo lontani dall’evento e il quadro normativo è in evoluzione – fa sapere un portavoce – saranno valutate le misure che via via saranno introdotte e dialogheremo con le autorità preposte».

La politica

Le “autorità preposte” sono il governo, il commissario straordinario Francesco Figliuolo, la regione e, soprattutto, il prossimo sindaco, o sindaca, di Torino. Terminato il quinquennio di Chiara Appendino, toccherà infatti al suo successore, eletto il prossimo ottobre, salire al vertice del comitato organizzatore e farlo proprio nei giorni in cui si prenderanno le decisioni finali su come dovrà svolgersi l’evento.

Oggi, invece, i candidati possono fare poco più che sperare e invitare i torinesi a vaccinarsi. Se i contagi dovessero riprendere, dice Stefano Lo Russo, candidato del Partito democratico e del centrosinistra, la tutela della salute dovrà avere la priorità, «ma in questo periodo i dati ci dicono chiaramente che i nuovi contagi e i ricoveri riguardano i non vaccinati. Il green pass è senz’altro utile, accertare l’avvenuta protezione vaccinale può rappresentare la salvezza dei grandi eventi».

Anche Paolo Damilano, candidato sindaco di “Torino bellissima” e sostenuto dal centrodestra, parla dei vantaggi del green pass, osteggiato invece dai suoi alleati leghisti. «Stiamo riacquistando la libertà di muoverci e di lavorare grazie all’efficacia della campagna vaccinale e al green pass – dice – Le Atp Finals saranno una delle tappe della ripartenza di Torino».

Valentina Sganga, candidata sindaca del M5s, rivolge un appello ai suoi cittadini: «Invito tutti, torinesi e non a vaccinarsi per liberarci dal virus e per salvare la città. Mai come oggi a Torino è evidente che non vaccinarsi blocca la tenuta sociale ed economica della collettività. Le Atp altro non sono che lavoro in un tempo di enorme difficoltà».

Che candidati di partiti a dir poco scettici su vaccini e green pass ne facciano un elogio così forte fa capire più di ogni altra cosa quanto la situazione sia tesa in città e quante speranze sono state riversate su questo evento.

 

© Riproduzione riservata