- «Il sistema alimentare dei soldati in Ucraina si basa su regole vecchie, che non rispondono alla mobilità che caratterizza la guerra che si sta combattendo»: lo «chef dei soldati» Zhenya Mykhailenko mostra i difetti della macchina alimentare al fronte
- Servirebbero cucine da campo e mezzi di trasporto degli alimenti più moderni per garantire ai soldati pasti di qualità. Inoltre le singole unità militari dovrebbero essere responsabili dei propri acquisti, che rimangono invece a capo del ministero della Difesa
- In alcune divisioni si mangia bene, come mostra su TikTok il soldato e chef Bohdan Volinskiy. Ma la qualità del cibo di un battaglione è a discrezione delle capacità dei singoli comandanti
«In casa ci deve sempre essere un pentolone di borscht», dicevano le babusy (nonne) ucraine. Se ogni regione in Ucraina ha una sua ricetta per la famosa zuppa di barbabietola, diventata nel 2022 patrimonio dell’Unesco, la regola è la stessa in tutta la nazione: il borscht non deve mai mancare.
Non si fa eccezione nemmeno in tempo di guerra. È così che insieme alle prime immagini dell’invasione russa in Ucraina, sono anche arrivate le foto di pentoloni di borscht cucinato e distribuito per strada ai primi sfollati, ma anche ai militari impegnati a respingere l’attacco di Mosca.
È il 27 febbraio 2022, la guerra è iniziata da tre giorni, quando lo chef Zhenya Mykhailenko si trova a guidare verso un’ignota posizione fuori Kiev. «Avevamo come destinazione un punto in mezzo a un bosco, attorno a noi si sentivano solo bombardamenti, in macchina avevamo alcuni pentoloni e centinaia di porzioni di cibo», racconta a The Village.
Da quel momento Zhenya Mykhailenko è diventato «lo chef dei soldati». Originario dell’Ucraina, dopo aver studiato e lavorato come cuoco negli Stati Uniti, Mykhailenko è tornato nel suo paese nel 2014, dopo l’Euromaidan, le manifestazioni europeiste. Già in quell’occasione si era trovato a cucinare per i manifestanti nella piazza centrale di Kiev. È rimasto poi nella capitale, dove ha aperto una catena di ristoranti. Oggi ha convertito la sua esperienza e le sue cucine a sostegno dei militari al fronte.
La sua sarebbe una storia di generosità e spirito di sacrificio. Una bella storia, se non fosse per una stonatura: nutrire i soldati è un lavoro che non spetterebbe a lui. E nemmeno ai volontari che in questo anno di guerra si sono mobilitati per acquistare prodotti alimentari, cucinarli, conservarli e farli arrivare ai soldati al fronte. Invece, dovrebbe essere il compito del governo ucraino.
Cosa non funziona
«Era chiaro sin dall’inizio che le risorse alimentari dei nostri soldati erano limitate. Nelle prime settimane di guerra la base militare che ci siamo trovati ad aiutare ha mangiato solo grazie al nostro lavoro. I soldati avevano a disposizione solo patate e miglio. Poi piano piano hanno cominciato ad arrivare altri alimenti», dice Mykhailenko, che oggi, insieme alla sua squadra, ha messo in piedi una cucina mobile, in cui fa da mangiare ai militari nella regione di Zaporizzja.
Mykhailenko spiega a Domani come funziona l’alimentazione dei soldati in Ucraina e perché il sistema andrebbe riformato alla radice. «Chi combatte in prima linea si nutre esclusivamente di razioni secche (quella che in italiano chiamiamo razione K, ndr). Ai soldati della seconda linea vengono invece consegnati i pasti. Le retrovie riescono a mangiare nelle mense, quando ci sono».
I punti critici sembrerebbero riguardare proprio le seconde linee e le retrovie. «Le cucine da campo per uso militare sono antiquate. Alcune possono essere trasportate solo da mezzi pesanti, richiedono molto lavoro preliminare per essere messe in moto e non passano inosservate perché rilasciano troppo fumo. Va a finire che vengono posizionate in punti lontani dal fronte, irraggiungibili anche per i soldati delle retrovie».
«Entrano in funzione per preparare cibo da consegnare ai soldati, ma non ci sono mezzi adeguati per le consegne. Mancano furgoni frigo o sistemi in grado di mantenere i cibi a giusta temperatura. Ai soldati possono così arrivare carni congelate oppure yogurt andati a male», spiega il cuoco. Per Mykhailenko, il governo ucraino non era pronto alla mobilità che caratterizza la guerra che sta combattendo: «Il punto critico è che nessuno ha lavorato sulla logistica della dislocazione».
La corruzione
A questo si aggiunge un sistema ancora eccessivamente centralizzato, in cui la decisione finale, in tema di alimentazione dei militari delle singole unità, spetta al ministero della Difesa. Nel 2015, dopo l’inizio della guerra nel Donbass, c’è stata una prima riforma che voleva proprio portare a capo di ciascuna divisione la responsabilità dell’alimentazione dei soldati.
Come è spiegato dal giornale ucraino Suspilne, prima del 2015 l’alimentazione dei soldati ucraini era affidata ad aziende esterne che si occupavano interamente della catena: dall’individuazione delle materie prime alla preparazione e consegna dei pasti ai militari. Il giro economico dell’alimentazione militare finiva così nelle mani di pochi disposti a chiudere un occhio sulla qualità a favore di maggiori profitti.
Nel 2015 si è passati a un “sistema a catalogo”: ogni unità militare doveva essere dotata di una cucina interna, di cui era responsabile il comandante. Gli ordini delle materie prime dovevano essere effettuati da un catalogo con circa 400 alimenti tra carne, pesce, frutta, verdura, cereali, pasta, dolci, tè.
Dal 2015 all’inizio della guerra nel 2022 circa il 70 per cento delle unità militari in Ucraina ha adottato il nuovo sistema, che però ha ereditato un grosso difetto dal vecchio metodo: la scelta dei fornitori è sempre rimasta a capo del ministero della Difesa. Anche se gli ordini vengono effettuati dalle cucine sul campo, è il ministero a scegliere i fornitori. Una centralizzazione che facilità la penetrazione del tarlo della corruzione. A questo proposito, di recente, il ministro ucraino della Difesa, Oleksii Reznikov, ha lasciato l’incarico proprio per i prezzi gonfiati per i pasti dei soldati.
«Il sistema che hanno creato sembra essere fatto apposta per rubare. Bisognerebbe riformarlo da zero, individuando in ogni divisione militare dei responsabili con il compito di occuparsi dell’alimentazione dei soldati a 360 gradi. Ogni base militare dovrebbe rispondere direttamente dei propri acquisti», propone Mykhailenko.
Battaglioni virtuosi
«Un soldato affamato è come un fucile senza cartucce», dice un proverbio ucraino. Accanto a unità che registrano problemi nel sistema dell’alimentazione dei militari, ci sono anche esempi virtuosi di divisioni in cui i soldati mangiano cibi caldi e freschi. Ne dà un esempio Bohdan Volinskiy che si definisce «video blogger, ora soldato dell’Sbu (il servizio di sicurezza ucraino, ndr)». Volinskiy cucina per i soldati della sua divisione, la 110.
«La qualità del cibo di un battaglione dipende anche dal comandante. Se a comando c’è una persona presente, che controlla sulla catena, allora riuscirà anche segnalare e risolvere le criticità, garantendo pasti adeguati», dice in un video su YouTube. E assicura: «Nella nostra divisione otteniamo regolarmente carne, uova, conserve di pesce, non manca mai il pane, abbiamo frutta, per esempio a volte ci arrivano le banane, per Capodanno ci hanno portato i mandarini».
Su TikTok Bohdan Volinskiy mostra come avviene la preparazione di alcuni pasti. «Ogni giorno mi alzo alle 5.30 del mattino e preparo la colazione per i soldati, per esempio stamattina c’è il tè, la grechka (grano saraceno, ndr), uova e burro», mostra in un video. In un altro cucina la cena: «Stasera c’è il plov con carote (un piatto tipico a base di riso, ndr)». Nei filmati dei pranzi si alternano piatti di pasta, zuppe con pollo, orzo o grano saraceno. A volte per pranzo prepara anche il borscht, per far sentire i soldati della sua divisione un po’ a casa.
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