Dalla relazione dei periti chiesta dalla procura di Crotone emergono ulteriori ombre sulla versione della strage fornita dalla Agenzia europea, ma questo non basta a scagionare eventuali responsabilità italiane sui mancati soccorsi
«Le prime richieste di soccorso lanciate dai migranti si attestano alle ore 04:12 del 26 febbraio: ciò dimostra che le informazioni fornite da Frontex in merito a rotta e velocità dell’imbarcazione (296° e 6 nodi) erano molto approssimative, se non fuorvianti».
È un duro atto di accusa contro l’agenzia europea che si occupa del monitoraggio dei migranti lungo la frontiera esterna all’Ue, quello contenuto nelle 64 pagine che compongono la relazione firmata dall’ammiraglio Salvatore Carannante, e ora depositata agli atti dell’inchiesta della procura di Crotone che sta cercando di far luce sulle eventuali responsabilità della catena di comando nel naufragio avvenuto sulla spiaggia di Steccato di Cutro, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi.
Dati non esatti
Secondo il perito nominato dal magistrato Pasquale Festa a cui era stato chiesto di stabilire la dinamica esatta dell’affondamento, i dati non sono esatti perché seguendo la tracciatura della rotta indicata dall’aereo Eagle 1 di Frontex, l’imbarcazione con i migranti a bordo, «a questo punto sarebbe dovuta arrivare nella zona della baia di Copanello, più a est della spiaggia di Steccato Cutro dove poi sono giunti». E ancora, si legge nella relazione, «la distanza che l’imbarcazione avrebbe dovuto compiere, seguendo la rotta indicata da Eagle 1 nel rapporto di missione, sarebbe stata di circa 53 miglia nautiche».
Ciò significa che l’unità con i migranti a bordo avrebbe percorso 0,68 miglia in 5 minuti e 35 secondi e, dunque, che stava procedendo a «una velocità media di circa 7,3 nodi, e non di 6». Nella consulenza tecnica si evidenzia anche che, contraddicendo sempre le coordinate della rotta riferite da Frontex, la distanza che la “Summer Love” avrebbe dovuto percorrere per arrivare a pochi metri dalla spiaggia, «era di circa 38,5 miglia nautiche e non 53».
Conferme
A queste conclusioni si è giunti attraverso il confronto delle informazioni fornite da Frontex con i dati registrati dai radar di sorveglianza in dotazione alla guardia di Finanza nei pressi dell’isola di Capo Rizzuto, insieme alle immagini del sistema Horizon in dotazione alla stessa arma a Vibo Valentia.
Seguendo le nuove stime fornite alla procura di Crotone dall’ammiraglio Carannante, quindi, l’imbarcazione procedeva realmente a una velocità media di circa «7,3 nodi, con una rotta media di circa 317». In tal modo la “Summer Love” sarebbe arrivata sotto la costa intorno alle ore 03:40, cioè in un orario che fa il paio sia con le prime testimonianze fornite dai pescatori che si trovavano sulla spiaggia di Steccato di Cutro quella notte, e sia con le prime richieste di soccorso lanciate dalle persone migranti che erano a bordo dell’imbarcazione.
Tanto basta, forse, a gettare ulteriori ombre sul comportamento tenuto dai funzionari dell’agenzia europea che, dagli uffici di Varsavia, alle ore 22:26 della sera precedente al naufragio, segnalavano alle autorità di comando italiane istituite a Pratica di Mare e al Viminale, la presenza di un’imbarcazione sospetta «che aveva buona galleggiabilità, che non c’erano giubbotti di salvataggio visibili, che il mare era forza 4 e che erano state rilevate telefonate satellitari verso la Turchia».
I dati fuorvianti forniti, insieme alle prime informazioni sbagliate rilasciate da Frontex, non bastano comunque ad assolvere i responsabili italiani delle sale operative competenti che hanno deciso di trattare la questione come un’operazione di polizia contro l’immigrazione clandestina e non di search and rescue, cioè di ricerca e soccorso.
La stessa consulenza dei periti, infatti, ha stabilito che il radar della Finanza aveva intercettato il “carico residuale” con quasi 200 migranti a bordo già mezz’ora prima dell’impatto del natante con gli scogli. Nel naufragio sono morte almeno 94 persone tra cui 16 bambini.
I dati sbagliati sono soltanto l’ultimo mistero che emerge dagli atti giudiziari. Restano da capire le eventuali responsabilità della catena di comando militare italiana – sono tuttora indagati alcuni ufficiali e sottoufficiali italiani della guardia costiera e della Finanza – e c’è da chiarire ciò di cui si è occupato Domani nei mesi scorsi: l’esistenza di alcuni dispacci inviati dal Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi della guardia costiera (Imrcc) alle navi in navigazione nel mar Ionio. Dispacci che contenevano la segnalazione di un natante in condizioni di distress, un allarme lanciato in un orario molto precedente alla prima segnalazione giunta da Frontex.
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