- «Sono arrivata e c’era un ragazzo del Gambia, di 27 anni, che aveva appena ingoiato un pezzo di vetro, usciva sangue dalla bocca, era sdraiato per terra, faceva impressione. Era semi paralizzato, non riusciva a camminare, non doveva stare lì».
- La denuncia è di Gabriella Stramaccioni, garante per i detenuti di Roma, dopo aver visitato, poche ore fa, il Cpt, il centro di permanenza per rimpatri, di Ponte Galeria, a Roma.
- Il Cpr è da tempo al centro di segnalazioni, interrogazioni parlamentari per le condizioni nelle quali vivono i migranti in attesa di rimpatrio.
«Sono arrivata e c’era un ragazzo del Gambia, di 27 anni, che aveva appena ingoiato un pezzo di vetro, usciva sangue dalla bocca, era sdraiato per terra, faceva impressione. Era semi paralizzato, non riusciva a camminare, non doveva stare lì. Il suo ingresso è datato fine settembre, ma il medico che giudica le incompatibilità non lo aveva ancora visitato. Ora è ricoverato dopo aver ingerito la scheggia di vetro. Quel centro bisogna chiuderlo subito», dice Gabriella Stramaccioni.
La garante per i detenuti di Roma ha visitato, poche ore fa, il Cpr, il centro di permanenza per il rimpatrio, di Ponte Galeria a Roma. Il Cpr è da tempo al centro di segnalazioni, interrogazioni parlamentari per le condizioni nelle quali vivono i migranti in attesa di rimpatrio.
«Ho visitato anche i reparti, dopo la rivolta dei giorni scorsi (tra il 2 e il 3 ottobre, ndr) una parte della struttura è stata distrutta, 40 migranti sono stati trasferiti, ora ne restano 80. La protesta è nata per le mancate cure e perché gli ospiti sostano più del tempo dovuto, dei tre mesi previsti per legge».
«Il problema è che i rimpatri avvengono solo in alcuni casi, quando ci sono gli accordi con i paesi, ad esempio tutti i nigeriani sono lì da 8 mesi in attesa di tornare nel proprio paese. Alcune persone hanno fatto ricorso dopo la bocciatura della richiesta di protezione e sono in attesa dell’esito», racconta Stramaccioni.
La garante non usa mezzi termini: il cibo è immangiabile, la struttura è quella di sempre, fatiscente e inadeguata, peggio di un carcere, ma con una differenza sostanziale. «Negli istituti di pena le persone fanno attività, al Cpr di Ponte Galeria, dove tra l’altro nessuno ha commesso reati, sei ammucchiato in un padiglione di ferro senza fare niente, una condizione grave e pesante dal punto di vista psicologico».
I nuovi padroni
La struttura di Ponte Galeria è in una palude, in estate è piena di zanzare, con tubi di ferro ovunque, stanze enormi con il cemento a terra, un luogo inadatto a ospitare esseri umani. Senza dimenticare i costi, la prefettura paga 38 euro al giorno circa alla società che gestisce i migranti.
La società che ha in gestione il centro, la Ors, è stata destinataria di un approfondimento, lo scorso marzo, da parte della Coalizione italiana libertà e diritti civili. L’appalto dal valore di sette milioni di euro è stato aggiudicato alla società nel 2021.
Il gruppo Ors ha sede a Zurigo ed è attivo da più di 30 anni nei settori dell’accoglienza e della detenzione amministrativa dei migranti in tutta Europa, in Italia gestisce anche altri centri.
Dal primo settembre Ors è stata comprata dal gruppo Serco per 40 milioni di euro. Chi è Serco? È una holding privata che si occupa di fornire servizi anche a istituzioni pubbliche come l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, opera nel settore della difesa, dei servizi essenziali e gestisce prigioni.
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