Il presidente della Cei, aprendo i lavori dell’assemblea generale dei vescovi in Vaticano, ha espresso la «particolare preoccupazione» della chiesa italiana per una situazione sociale giudicata drammatica. «È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza». Per il cardinale urgenti promuovere politiche solidali e inclusive
Un paese in cui la povertà si cronicizza fino a diventare un dato strutturale del nostro panorama sociale: è questa la fotografia allarmante dell’Italia che emerge dalla relazione introduttiva all’assemblea generale dei vescovi italiani, in corso in Vaticano, pronunciata dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della conferenza episcopale.
Se lunedì i lavori dell’assise erano stati aperti dal papa con una relazione che ha toccato vari temi anche relativi alla vita interna della chiesa, nella mattinata di martedì 21 maggio, l’arcivescovo di Bologna, ha delineato, fra le altre cose, un’analisi sullo stato di salute del paese quanto mai realistica anche perché costruita a partire dai recenti dati diffusi dall’Istat.
E, sotto questo profilo, pur non chiamandolo mai in causa direttamente, ha di fatto preso le distanze dal governo sottolineando come la crisi sociale in cui versa il paese abbia raggiunto livelli di guardia senza che siano state prese contromisure efficaci.
Certo, le parole del cardinale sono rivolte a tutti i protagonisti della vita pubblica, dunque riguardano anche le forze di opposizione, tuttavia appare chiaro che il presidente della Cei ha voluto manifestare il disagio crescente di un’ampia parte del mondo cattolico verso un’azione politica che non è stata in grado di compiere passi significativi per mettere mano alla questione sociale: dalla povertà al lavoro, dalle migrazioni al crollo demografico.
Povertà assoluta
«In Italia, il 9,8 per cento della popolazione, circa un italiano su dieci – ha detto Zuppi – vive in condizioni di povertà assoluta. Le stime preliminari dell’Istat, riferite all’anno 2023, mostrano quanto la povertà sia un fenomeno strutturale del paese. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre 2 milioni 234mila famiglie. A loro si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: si tratta complessivamente di oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8 per cento della popolazione (il dato italiano supera la media europea)».
Il giudizio generale non può che essere conseguente. «Lo stato di salute del Paese desta dunque particolare preoccupazione. È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza», ha detto il presidente della Cei, che poi ha aggiunto: «Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno. Si rafforza inoltre il divario generazionale i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla partecipazione politica e dal volontariato».
Insomma, lo sfarinamento economico sta provocando anche una rottura sociale grave che interessa la partecipazione attiva dei giovani alla vita politica e associativa, quindi ne va della stessa vita democratica del paese. «Nel nostro cammino sinodale – ha osservato Zuppi – uno spazio importante viene riservato proprio alla domanda spirituale dei giovani, ma anche a quella degli anziani, che tanto possono aiutare a costruire un futuro per tutti ma che vanno garantiti nella loro fragilità. Si tratta di immettere un seme evangelico nella pasta della nostra società».
A questo punto il cardinale ha fatto riferimento alle prossime Settimane sociali dei cattolici, in programma a luglio a Trieste, che vedranno «la presenza del santo padre e del presidente della Repubblica. Sarà per noi una occasione preziosa per favorire le dinamiche partecipative in particolare dei giovani, perché si sentano parte di un sogno e di un progetto comune». E, appunto, resta da vedere quale forma assumerà tale progetto, se cioè si limiterà a un patto sottoscritto fra le grandi associazioni laicali, o prenderà la forma di un nuovo soggetto politico.
Nessuno venga lasciato indietro
Sul tema migrazioni e non solo, il capo della Cei ha citato poi le parole del papa rivolte ai vescovi italiani: «Siamo accoglienti! L’Italia, con il contributo prezioso di tanti laici e tante laiche, ha offerto doni di fede e umanità all’Europa e al mondo. Continuiamo a tenere vivi questi doni, in virtù del radicamento dell’Italia nella comunità dei popoli europei e della sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, tra est e ovest, tra sud e nord del mondo. Sogno un’Italia che non rinunci al suo contributo originale di umanità vivificata dalla fede a favore di tutto il mondo».
Se questo, ad ampio raggio, deve essere il contributo che la chiesa italiana può dare al mondo contemporaneo, per Zuppi, sul piano politico e progettuale, resta la necessità di «promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro».
«Questi problemi – ha proseguito – aumentano sensibilmente nelle aree interne del paese, che restano oggetto di tanta preoccupazione della chiesa. In realtà, se opportunamente aiutate in una visione strategica possono diventare luoghi di accoglienza per tutti, anche in riferimento all’emigrazione che deve rappresentare un’opportunità oltre che una necessità».
Ancora, ha affermato l’arcivescovo, «abbiamo bisogno di una legalità certa ed efficace che combatta gli abusi garantendo diritti e doveri e che permetta tra l’altro anche di rispondere ad una domanda di mano d’opera che diventa in alcuni casi una vera emergenza».
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