Un testimone scomodo, ore e ore di interrogatorio e nuove segnalazioni dell’antiriciclaggio anche sul ruolo del tesoriere. Le inchieste sui soldi della Lega di Matteo Salvini sono a una svolta. La continua collaborazione tra le due procure, Milano e Genova, potrebbe riservare colpi di scena anche perché c’è un verbale di duecento pagine con le dichiarazioni di un commercialista che preoccupano molto il partito.

Si tratta di Michele Scillieri, beneficiario di pagamenti mai chiariti dalla Lega tra il 2016 e il 2018 e coinvolto nell’indagine della procura di Milano sulla Lombardia film commission, la fondazione della regione guidata dal leghista Attilio Fontana al centro della compravendita immobiliare che ha portato all’arresto di Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, revisori contabili dei conti dei gruppi parlamentari del partito.

La vicenda film commission inizia nel 2017 quando Di Rubba, contabile della Lega, viene messo alla presidenza della fondazione su richiesta della segreteria del partito guidato da Salvini. È all’epoca che Di Rubba chiude la compravendita di un capannone a Cormano, provincia di Milano, al prezzo di 800mila euro, il doppio di quanto valeva.

Il tesoretto pubblico pagato dalla film commission finisce a una società immobiliare, Andromeda Srl, per poi disperdersi in mille rivoli che portano direttamente a Di Rubba, Manzoni e a Francesco Barachetti, imprenditore amico dei primi due e soprattutto fornitore milionario della Lega. Dietro l’immobiliare che piazza il colpaccio con la regione c’era Michele Scillieri, che era e continua a essere (nonostante l’arresto) consulente della fondazione che dovrebbe occuparsi di promuovere produzioni cinematografiche sul territorio lombardo.

Sul capitolo film commission l’inchiesta dei magistrati sta per concludersi e gli inquirenti stanno vagliano la possibilità di chiedere il giudizio immediato vista la mole di documentazione raccolta dagli investigatori della Guardia di finanza.

Dieci ore di interrogatorio

I destini di Scillieri e della Lega si incrociano almeno a partire dalla fine del 2016. Ma si comincia a parlare di lui solo nel 2018, quando si scopre che nel suo studio milanese di via Private delle Stelline era stata domiciliata la Lega per Salvini premier, il nuovo partito sovranista di Matteo.

Intervistato all’epoca dal Corriere della Sera il commercialista aveva assicurato che lui non c’entrava niente con la Lega. Nel frattempo, però, Scillieri è stato arrestato insieme ai commercialisti leghisti e ha iniziato a parlare, l’ultimo interrogatorio di sabato 28 novembre è durato dieci ore, dalle dieci di mattina alle otto di sera. I suoi verbali sono top secret. Si sa soltanto che sono più di duecento pagine ricche di informazioni che vanno oltre l’affare Lombardia film commission.

Scillieri non era sconosciuto alla Lega come hanno voluto far credere i leader del partito. Il professionista, infatti, era quantomeno in rapporti economici con la Lega nord a partire dal 2016. Salvini e il tesoriere Giulio Centemero avrebbero dovuto saperlo. Le date non mentono.

Il 10 ottobre 2017 viene costituita la Lega per Salvini premier con sede in via Privata delle Stelline, dunque presso lo studio di Scillieri; nove mesi prima, a dicembre 2016, Scillieri ha incassato dalla Lega nord oltre 25mila euro; quasi 65mila li riceve a giugno 2018, otto mesi dopo la costituzione della nuova Lega.

Abbiamo chiesto a Centemero il perché di questi bonifici ma non ci ha risposto.

Genova chiama Milano

Il romanzo delle finanze leghiste ha molti capitoli intrecciati tra loro: a partire da quello sui 49 milioni di euro che la Lega deve restituire in comode rate, 75 anni, allo stato.

La procura di Genova indaga con l’ipotesi di riciclaggio: il sospetto è che una decina di milioni di euro siano stati fatti sparire invece di custodirli per poi restituirli. In che modo lo stano scoprendo passo dopo passo i magistrati liguri, che da qualche tempo hanno avviato un coordinamento e un confronto con i loro colleghi di Milano.

Le procure si sono scambiate informazioni e indizi che riguardano i commercialisti Di Rubba e Manzoni. In particolare la procura di Milano avrebbe acquisito il materiale sequestrato durante una delle prime perquisizioni fatte dalla Guardia di finanza di Genova nello studio di Bergamo dei due professionisti fedeli a Salvini: mail, chat, atti societari. Documentazione che permetterà di mappare con ancora più dettagli le relazioni economiche tra i due contabili e il partito.

La perquisizione era stata fatta a dicembre 2018 nello studio di via Angelo Maj 24 a Bergamo. Qui aveva sede anche una società amministrata dal tesoriere del partito il deputato Giulio Centemero e controllata da una fiduciaria con la testa in Lussemburgo.

Il tesoriere

Sul ruolo di Giulio Centemero, non indagato, la procura di Genova aveva provato a vederci chiaro chiedendo all’unità informazione finanziaria (Uif), l’antiriciclaggio di Banca d’Italia, un report sui movimenti sospetti che lo riguardavano.

Su Centemero pendono due richieste di rinvio a giudizio per finanziamenti illeciti, passati dall’associazione Più Voci, che per i pm è un’articolazione del partito creata da Centemero e dai due commercialisti Di Rubba e Manzoni. Ancora loro, figure onnipresenti nella geografia finanziaria della nuova Lega di Salvini, il partito che avrebbe dovuto far dimenticare gli scandali giudiziari del Carroccio di Umberto Bossi.

C’è anche una segnalazione inedita dell’antiriciclaggio, riguarda lo studio Mdr Stp, fondato dalla coppia Manzoni e Di Rubba, che vede nell’azionariato anche Centemero e Stefano Borghesi, senatore della Lega.

Oltre a elencare una serie di operazioni in entrata e in uscita, c’è un elemento che ha destato sospetti: le quote dei soci parlamentari sono state versate dai commercialisti. «Andrea Manzoni ha coperto la propria quota e quella di Centemero», si legge nella relazione dei detective.

Domani ha chiesto a Centemero perché la sua quota sia stata pagata da Manzoni, ma non ha risposto. Lo studio di cui è socio insieme ai due commercialisti arrestati ha fatto affari con il partito. Ed è l’unico luogo ancora inviolato da parte dei magistrati, che hanno perquisito tutte le aziende riconducibili a Di Rubba e Manzoni, tranne il nuovo studio: non è facile per chi indaga entrare in un luogo dove sono presenti uffici dei parlamentari, che godono dell’immunità.

 

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