Ormai è chiaro che in Italia abbiamo vaccinato meno anziani e persone fragili rispetto ad altri paesi. Governo e regioni hanno preferito destinare una parte rilevante dei vaccini ad altre categorie ritenute altrettanto prioritarie.

Il piano vaccinale che stabilisce gli ordini di priorità di vaccinazione è stato interpretato in maniera flessibile e molte regioni hanno preferito vaccinare chiunque avessero a disposizione, pur di non finire in fondo alle classifiche delle regioni che vaccinavano di meno.

Nelle ultime settimane la situazione è lentamente migliorata e negli ultimi aggiornamenti del piano vaccinali, concordati con la conferenza stato regioni, sono state eliminate alcune delle scappatoie che permettevano alle regioni di vaccinare, sostanzialmente, chi volevano.

A quasi tre mesi dall’inizio della campagna vaccinale, la situazione delle categorie prioritarie si presenta quindi in questo modo.

Operatori sanitari

Il piano vaccinale li considera, insieme agli ospiti delle Rsa, la categoria prioritaria per eccellenza e quasi tutti sono stati ormai vaccinati.

Dare la priorità a chi lavora in ospedale è stata una scelta comune in Europa, ma fuori dal nostro paese questa indicazione è stata spesso accompagnata da altre precisazioni. In Francia e Germania, ad esempio, il personale sanitario è stato diviso per età o per il rischio che correva di contrarre il virus (un infermiere di terapia intensiva ha quindi una priorità più alta di un medico che lavora in un laboratorio).

In Italia, non solo tutti gli operatori sanitari e sociosanitari sono considerati categoria prioritaria, ma l’esatta definizione della categoria è stata lasciata alle singole regioni. Ai medici e agli infermieri si sono così aggiunti impiegati amministrativi, lavoratori delle mense e dei servizi di pulizia, studenti di medicina e così via.

Inizialmente il piano vaccinale prevedeva di vaccinare 1,4 milioni in di persone in questa categoria. Ma ad oggi, le regioni hanno vaccinato 2,8 milioni di “operatori sanitari o sociosanitari”: esattamente il doppio del numero previsto all’inizio.

Insegnanti

Gli insegnanti sono un’altra categoria che fin dall’inizio era considerata prioritaria e da vaccinare non appena terminate le somministrazioni agli operatori sanitari e agli anziani.

La precedenza agli insegnanti non è una scelta comune negli altri grandi paesi europei, ma in Italia è stata difesa da quasi tutte le forze politiche durante lo scorso gennaio (il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha fatto una battaglia particolarmente vocale in proposito) con la motivazione di rendere più facile l’apertura le scuole.

La vaccinazione degli insegnanti è iniziata in quasi tutte le regioni nella prima metà di febbraio, quando sono diventate disponibili numerosi dosi del vaccino AstraZeneca, che fino allo scorso 8 marzo si poteva somministrare soltanto agli under 65.

In teoria, dopo questa data, il vaccino avrebbe potuto essere utilizzato anche per la fascia d’età 70-79 anni, che nell’ordine di priorità è più in alto degli insegnanti (AstraZeneca rimane invece “non raccomandato” per le categorie più fragili e per questo di solito non viene somministrato agli over 80).

In realtà, quasi tutte le regioni hanno proseguito a vaccinare insegnanti e altro personale scolastico e universitario anche dopo questa data. Attualmente, la categoria ha ricevuto in tutto 766mila dosi di vaccino. La regione che ha vaccinato più è la Campania che con oltre 90mila somministrazioni ha praticamente terminato la distribuzione della prima dose al personale scolastico.

Magistrati, avvocati e giornalisti

Gran parte del caos delle “categorie” è stato causato dal divieto di somministrare AstraZeneca ai più anziani che ha costretto le regioni a individuare in poco tempo su quali basi distribuirlo alla popolazione under 65.

Alcune, come il Lazio, hanno adottato criteri semplici e lo hanno distribuito ad insegnanti, forze dell’ordine e medici di medicina generale, con l’indicazione di somministrarlo in base a criteri anagrafici.

Altre regioni invece hanno utilizzato una “scappatoia” presente nel piano vaccinale. Insieme a insegnanti e forze dell’ordine, infatti, il piano indicava un’altra categoria prioritaria: i “lavoratori essenziali” non meglio definiti.

Regioni come Puglia, Sicilia e Toscana hanno quindi deciso di distribuire il vaccino a magistrati, dipendenti dei tribunali e avvocati. In Lazio, soltanto alcuni piccoli gruppi di magistrati sono stati vaccinati a Roma, mentre la regione Campania ha aggiunto ai lavoratori della giustizia anche i giornalisti. In Umbria gli ordini degli avvocati sono stati chiamati per ricevere i vaccini avanzati e che rischiavano di essere gettati.

Con l’ultimo aggiornamento del piano vaccinale la categoria “lavoratori essenziali” è stata eliminata e negli ultimi giorni quasi tutte le regioni hanno comunicato la sospensione delle somministrazioni a questi gruppi.

Personale non sanitario

Ad oggi è impossibile sapere chi sono e quanti sono questi “lavoratori essenziali” che hanno ricevuto il vaccino. Gran parte di loro è probabilmente finita nella vasta categoria del “personale non sanitario”, una classificazione presente nei dataset del ministero, ma che non è mai stata definita con precisione.

Probabilmente comprende tutti coloro che non rientrano nelle altre categorie (over 80, personale scolastico, operatori sanitari e forze armate o di polizia). Al suo interno sono conteggiati i dipendenti amministrativi degli ospedali (anche se alcune regioni hanno probabilmente inserito almeno parte di questi ultimi tra gli operatori sanitari), ma anche magistrati, avvocati, giornalisti. Dopo operatori sanitari e over 80 quest’ultima è la categoria più vaccinata, con 1,3 milioni di dosi ricevute.

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