Il progetto di educazione anti-violenza nelle scuole presentato dal ministero dell’Istruzione e del Merito lo scorso 22 novembre. Alla Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio il ministro ha precisato che alla guida c’è l’ex deputata del Pd Paola Concia
«L’attuazione specifica di questo progetto l’ho affidata a tre donne, di cui una si è battuta molto per la difesa dei diritti delle donne», ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, parlando alla Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio del piano di educazione affettiva nelle scuole “Educare alle relazioni”, presentato lo scorso 22 novembre.
Tre donne di cui inizialmente non ha specificato i nomi, per poi dire, durante la parte finale dell’audizione, contestato dalle opposizioni, «se volete anche il nome, si chiama Paola Concia la persona che ha guidato il progetto dall’inizio». Concia, ex deputata del Partito democratico, si è sempre battuta per i diritti delle donne e i diritti civili, e dal 2016 ha lavorato per portare in Italia la fiera della scuola Didacta, sul modello di quella tedesca.
«Con Valditara lavoro da quando è diventato ministro e mi trovo molto bene», ha commentato Concia, «dalla prima volta che ci siamo incontrati ha detto di voler costruire un progetto contro la violenza di genere, sulla cultura del rispetto. Poi mi ha chiesto di guidare “Educare alle relazioni” e io ho accettato».
Chi è Amadori?
«In nessun atto ufficiale è Alessandro Amadori il coordinatore del progetto», precisa inoltre il ministro rispondendo alle polemiche delle scorse settimane. Amadori, docente a contratto di psicologia all’università Cattolica di Milano, è consulente del ministero dell’Istruzione e del Merito e fa parte dello stesso think tank del ministro, con cui ha pubblicato un libro nel 2022 È l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il paese.
Il professore universitario ha autopubblicato nel 2020 un altro libro, La guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere, in cui riconduce la violenza di genere alla cattiveria: «Ma allora, parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è “sì”, cioè che anche le donne sanno essere cattive, più di quanto pensiamo». Sollevato il caso, il professore universitario all’Ansa aveva detto che non si sarebbe dimesso.
Alle domande del senatore Filippo Sensi sull’adeguatezza di Amadori come coordinatore del progetto rivolto alle scuole, Valditara ha chiesto di lasciar «perdere queste polemiche» e ha quindi smentito il suo incarico, citando però le conclusioni del libro del professore: «È arrivato il momento di mettere fine a tutte le forme di archia, che si tratti dell’ormai obsoleta patriarchia, o di un’ipotetica altrettanto arcaica Ginarchia, auspichiamo un terzo scenario che ponga fine alla guerra dei sessi che porti finalmente verso un mondo migliore». Le parole del libro, dice il ministro, dimostrano che Amadori «auspica il superamento del patriarcato».
Formare i formatori
Valeria Valente, ex presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio al Senato e componente dell’attuale commissione bicamerale, ha commentato il ruolo di Concia positivamente: «Paola è una femminista, con la visione e le competenze per svolgere bene questo compito, quindi buon lavoro».
Valente, in audizione, ha evidenziato al ministro l’importanza che nelle scuole vadano «solo figure appositamente formate, in grado di usare un linguaggio corretto», che conoscano «il fenomeno della violenza maschile contro le donne e in ogni caso persone consapevoli di cosa siano stereotipi e pregiudizi sessisti, purtroppo spesso tanto diffusi anche tra gli operatori, che ne divengono così paradossalmente portatori e portatrici inconsapevoli».
Per la senatrice non è sufficiente essere psicologi o insegnanti, «bisogna essere formati», e per questo sarebbe fondamentale coinvolgere le operatrici dei Centri antiviolenza, prosegue Valente, le persone più specializzate in materia.
Come Valente, anche la deputata del Pd Valentina Ghio chiede un coinvolgimento diretto dei Centri antiviolenza e una cura nei materiali di studio, in modo tale che non siano essi stessi veicolo di stereotipi di genere.
© Riproduzione riservata