- Diecimila metri quadrati di macchia mediterranea a due passi dal mare. Un convento molto caro a papa Giovanni Paolo II. Negli anni ‘80 era sede di una stamperia di un giornale clandestino polacco, vicino a Solidarnosc. E poi una cappella frequentata da molti cittadini e villeggianti, anche celebri, come i presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi.
- A mettere le mani sul bellissimo terreno a due passi dal mare è una società che si occupa di edilizia e compravendite immobiliari, la Lilium Maris. La Srl è stata fondata il 18 febbraio 2021, appena dieci giorni prima della stipula del contratto preliminare con i francescani.
- Una compravendita e una operazione immobiliare che coinvolge il Vaticano e l’Ordine dei francescani, su un terreno che in passato era stato adocchiato anche da pezzi grossi della criminalità capitolina. E ora solo un intervento della regione può salvarlo.
Diecimila metri quadrati di macchia mediterranea a due passi dal mare. Un convento molto caro a papa Giovanni Paolo II, che lo ha visitato spesso e vi ha benedetto una statua - oggi divelta - di san Massimiliano Kolbe, francescano polacco morto ad Auschwitz.
Negli anni ‘80 era sede di una stamperia di un giornale clandestino polacco, vicino a Solidarnosc. E poi una cappella frequentata da molti cittadini e villeggianti, anche celebri, come i presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. Una riserva di verde e di religiosità che ora lascerà posto a una cinquantina villette. Una compravendita e una operazione immobiliare che coinvolge il Vaticano e l’Ordine dei francescani, su un terreno che in passato era stato adocchiato anche da pezzi grossi della criminalità capitolina. E ora solo un intervento della regione può salvarlo.
Il via libera vaticano
Siamo a Santa Severa, frazione di Santa Marinella, a un’ora di macchina a nord della Capitale, rifugio estivo di molti romani. La chiesa e il convento dell’Immacolata si trovano in un bellissimo parco di 10mila metri quadrati, tra le villette a schiera che danno sul lungomare. Un’oasi verde tra il cemento, di fronte alla spiaggia. Che adesso rischia di scomparire. Lo scorso primo marzo l’Ordine dei frati minori conventuali ha ceduto tutto per 4 milioni e 500mila euro. Il motivo: ormai i frati erano pochi, non c’era più nessuno che potesse prendersi cura del convento.
Da quanto risulta a Domani ci sarebbero stati comunque dei tentativi da parte di alti prelati ed esponenti della diocesi per non far finire convento, cappella e parco in mani “profane”: tutte le offerte però sono state rifiutate. «Non ci sono state offerte, volevano che il terreno e il convento venissero donati. Insomma, donarlo ci sembrava un po’...», dichiara a Domani Fra Maurizio Di Paolo, procuratore generale dell’Ordine dei frati minori.
È molto disponibile, Fra Di Paolo, però non vuole scendere nei dettagli dell’operazione: «Lei chiede informazioni su una trattativa tra un ente e un privato e credo che non riguardino esattamente il pubblico, e non credo che come cittadino andrei a chiedere questo. Dobbiamo dare conto alla Santa Sede e alla diocesi per quanto riguarda l’uno e l’altra, ma su queste trattative deve riconoscere che c’è una certa discrezionalità».
La compravendita è stata molto favorevole agli acquirenti: 50mila euro versati al preliminare, il resto pagabile nei 36 mesi successivi alla stipula del contratto definitivo. Questo sarà siglato solo nel momento in cui il Comune di Santa Marinella darà tutti i permessi a costruire i 40 appartamenti: che è come dire, senza possibilità di tirare su le villette, salta tutto. Il rischio per chi compra, in caso non arrivi il permesso di costruire, è perdere 50mila euro. Poco, considerando che gli eventuali profitti possono essere milionari.
L’operazione immobiliare è stata approvata direttamente dal Vaticano: negli allegati del contratto, che Domani ha visionato, c’è infatti il nulla osta della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. La richiesta di José Rodriguez Caballo, segretario dei francescani, è rivolta direttamente al “Beatissimo Padre”, Papa Francesco. Ma se è chiaro chi vende, meno chiaro è chi compra.
Compratori inattivi
A mettere le mani sul bellissimo terreno a due passi dal mare è una società che si occupa di edilizia e compravendite immobiliari, la Lilium Maris. La Srl è stata fondata il 18 febbraio 2021, appena dieci giorni prima della stipula del contratto preliminare con i francescani. La società a oggi, a sei mesi dalla sua fondazione, risulta inattiva. Amministratrice della società è Maria Rosaria De Vita, classe 1946 di Trapani: detiene il 60 per cento delle quote. La sua carriera imprenditoriale inizia solo nel 2019, quando fonda la Antes, società con sede a Trento che si occupa di case di riposo. Nei documenti interni all’ordine dei francescani, che Domani ha consultato, c’è però scritto altro: l’ordine ha infatti autorizzato la “alienazione” non direttamente alla signora De Vita, ma al figlio, Ferdinando Concini.
Il suo nome però non è presente nell’atto di compravendita firmato dal notaio. Concini, insieme alla moglie, è proprietario e presidente del consiglio d’amministrazione della Erest Holding, società che dal 2015 si occupa di compravendita di partecipazioni in altre società o enti. La società è inattiva e non risultano bilanci depositati alla camera di commercio.
Il nome di Concini però non è presente in altri atti, c’è solo quello della madre. «Abbiamo avuto tutte le attenzioni, i nostri consulenti di riferimento hanno studiato bene queste situazioni, da un punto di vista commerciale, finanziario, catastale e anche morale. Non abbiamo né svenduto né dilapidato il patrimonio che i nostri predecessori ci hanno lasciato», tiene a precisare Fra Di Paolo.
Le lacune nell’edilizia della signora De Vita sono però colmate dall’altro fondatore della Lilium Maris: Piero Vincenzi. Geometra, nato nel 1953, è molto conosciuto a Santa Marinella sia per la sua esperienza passata in consiglio comunale - alle amministrative del 2013 è stato il più votato in città nelle liste di centrosinistra - sia perché la sua famiglia è proprietaria di ristoranti e hotel molto in voga tra i vip e politici che frequentano la cittadina sul litorale. «Non sono stato io a gestire personalmente la trattativa con l’ordine, ma posso dirle che la società ha pagato centinaia di migliaia di euro in più rispetto a quanto chiesto dai francescani», spiega il geometra a Domani.
Non vuole che si parli di speculazione edilizia, «perché costruiremo il 65 per cento della quota prevista dal piano regolatore». Sui ruoli con la socia De Vita spiega: «Lei è stata la finanziatrice dell’operazione, io sono arrivato in un secondo momento, essendo già all’interno, c’era già un progetto, ero a conoscenza di tutto».
Vincenzi una settimana dopo la fondazione della Lilium, il 24 febbraio, reintesta le quote a suo nome - il 40 per cento - a una sua società: la Pi.Sa.Si. Anche questa Srl, fondata il 4 febbraio, un mese prima della compravendita del convento dei francescani, a oggi risulta inattiva. Le quote sono divise tra Piero Vincenzi e i figli Sara e Simone.
Soci che non si conoscono
La famiglia Vincenzi è molto attiva a Santa Severa, dove possiede locali e ristoranti. Uno di questi è L’Isola del Pescatore, sul lungomare poco distante dal castello. Frequentato da molti personaggi famosi, il ristorante è stato colpito da un attentato incendiario nella notte tra il 6 e il 7 ottobre: gli inquirenti ipotizzano sia un atto intimidatorio, non molto comune nella zona, di chi gestisce il racket sul litorale.
Simone Vincenzi, che gestisce l’altro ristorante della famiglia, è coinvolto nell’operazione immobiliare: ha un terzo delle quote della Pi.Sa.Si.. Ma ha anche un’altra società: la Blu Srl. Questai occupa di ristorazione, ma gli altri tre soci, ognuno con un quarto delle quote, non sono familiari. E due di questi, da quanto risulta a Domani, in passato sono finiti nel mirino degli investigatori antimafia. «Abbiamo fondato la società nel 2014 per aprire un locale, mi ha coinvolto nell’operazione Jacopo Giachetti (altro socio, ex playmaker della nazionale di basket), gli altri due me li ha presentati lui, io non sapevo chi fossero.
Uno degli altri due è Emanuele Mosconi, agente immobiliare e mediatore finanziario di Roma. Nel 2019 Mosconi è stato indagato dalla Guardia di Finanza di Bari: gli inquirenti lo considerano un prestanome dell’ex presidente della Bari Calcio, Cosmo Giancaspro, con cui è stato rinviato a giudizio lo scorso maggio. «Ma io non c’entro nulla. Mi contestano un prestito infruttifero di 30mila euro, pure fatturato, come riciclaggio. E i miei conti all’epoca erano sotto controllo», afferma l’imprenditore a Domani.
Quando parte quell’inchiesta, il suo nome era presente in un altro procedimento, aperto dalla procura antimafia di Bologna su persone vicine alla cosca di ‘ndrangheta degli Iamonte, di Melito Porto Salvo, ma da anni attiva in Emilia Romagna. Le indagini si sono concentrate sulle attività di riciclaggio della ‘ndrina attraverso due professionisti, Alberto Pizzichemi e Consolatina Scirocco. I due si sarebbero affidati a professionisti in tutta Italia, tra cui Emanuele Mosconi e la sua Santa Fe Real Estate, società che ha cancellato nel 2019. «Pochi giorni fa è arrivata l’archiviazione (chiesta dal pm per infondatezza del reato, accolta dal gip, ndr): non ho mai avuto a che fare con quelle due persone. Io ho preso la società da quello che era il loro prestanome, ma non lo sapevo. E quando negli immobili della società ho trovato una pistola con la matricola abrasa, l’ho subito denunciata», chiarisce a Domani. «Io però questo Vincenzi proprio non lo conosco, di che si occupa? Io ho una quarantina di società, questa persona proprio non so chi sia...», chiede Mosconi.
Vincenzi però lo smentisce: «L’ho conosciuto dal notaio quando abbiamo fondato la società, poi non ci ho avuto niente a che fare. Avevo saputo cose su lui e Michele che non mi piacevano, infatti ho dato mandato di chiudere la società». Vincenzi non racconta le “voci” che gli erano giunte e non sa che la società è ancora aperta. Il Michele a cui fa riferimento è Michele Aprile, imprenditore molto attivo nel settore della ristorazione e amministratore unico della Blu. Anche il suo nome è negli atti di indagine della procura antimafia di Bologna: è stato amministratore unico tra 2014 e 2017 (non indagato, ndr) della AP Srl, società fondata dalle due persone considerate vicine alla ‘ndrangheta nel 2009. Neanche con lui Vincenzi ha rapporti: «Anzi, adesso mi attiverò per far chiudere la Blu».
Il Cecato ci aveva visto lungo
La crisi delle vocazioni dei francescani che ha colpito il Convento dell’Immacolata va avanti da tempo. E sono anni che l’ordine cerca di disfarsi del terreno. La notizia non girava solamente tra gli uomini d’affari, locali e non. Ma anche tra chi avrebbe potuto utilizzare il terreno su cui costruire villini residenziali per riciclare denaro sporco.
Di un “progetto Santa Marinella” c’è traccia pure nelle carte dell’inchiesta Mondo di mezzo, che nel 2014 ha svelato le associazioni a delinquere di cui erano a capo il ras delle cooperative Salvatore Buzzi e il Cecato Massimo Carminati. Nel 2012, i carabinieri ricostruiscono alcuni contatti per l’acquisizione del terreno sulla cittadina sul mare. A portare avanti la trattativa sono Daniele Pulcini, immobiliarista rinviato a giudizio ma assolto nel processo, e Stefano Massimi, imprenditore romano: entrambi in quegli anni erano molto vicini a Carminati.
Massimi avrebbe avuto contatti - scrivono i militari - con tale “Fra Giorgio” per l’acquisto del terreno. Non se ne fece nulla. Il prezzo allora era di 6,5 milioni di euro, due milioni in più rispetto a quanto pagheranno gli attuali acquirenti quando arriverà il permesso di costruire. Un vero e proprio affare.
I cittadini senza risposte
Da quando in città si è diffusa la notizia che il convento sarebbe stato venduto, un gruppo di cittadini di ogni età, schieramento politico, credo religioso, si è riunito in un comitato per la sua salvaguardia. Si incontrano ogni settimana in piazza, hanno lanciato una petizione su Change, si sono rivolti a vescovi e cardinali per chiedere una presa di posizione della Chiesa. E si sono rivolti più volte al primo cittadino, Pietro Tidei, avvocato e maggiorente del Partito democratico nel nord del Lazio, in politica dagli anni ‘70, eletto due volte alla Camera, da metà degli anni ‘90 ha collezionato mandati come sindaco di Civitavecchia prima e Santa Marinella poi.
Il comitato ha espresso molti dubbi sulla conformità del progetto delle villette con il piano regolatore cittadino e con la delibera del comune che vieta di abbattere gli alberi, che dovrebbero lasciare il posto alle case. Non solo, chiedono il motivo per cui il terreno non venga inserito tra i beni paesaggistici e storici, apponendo un vincolo di non edificazione. «Il comune non può fare niente. Sono completamente d’accordo con il movimento di protesta. A noi dispiace tantissimo che lì si costruiscano 40 ville, ma il piano regolatore lo permette», spiega a Domani il sindaco Tidei. «Non potevamo porre vincoli.
Poteva imporli lo Stato, la regione, la sovrintendenza: noi possiamo seguire il piano regolatore del 1971. Non possiamo dire: “No, lì non si costruisce”. Nemmeno in Cina, in Russia, in Corea del Nord lo farebbero, ma che scherziamo? Sarebbe un abuso e il comune sarebbe condannato al risarcimento danni». Per il primo cittadino, però, c’è ancora una speranza: «Abbiamo chiesto un’autorizzazione paesaggistica alla regione, spero che in quella sede venga eccepita qualche cosa. Personalmente sarei contento se arrivasse un parere contrario». Per il momento le ruspe possono attendere.
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