Dare una seconda vita agli scarti prodotti dallo spreco alimentare, una delle principali sfide per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità globale, è possibile. E ci sono molti esempi: gli agrumi per creare tessuti, gli scarti del pane per fare la birra, le bucce di mela per le creme per la pelle, le bioplastiche, la bioedilizia, il mais per creare stoviglie
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
Ogni anno, un terzo delle risorse alimentari prodotte nel mondo viene sprecato. Questo non è solo un problema etico e sociale, ma ha anche un impatto devastante sull’ambiente, poiché la produzione di cibo richiede il consumo di risorse naturali e contribuisce alle emissioni di gas serra. Lo spreco alimentare è una delle principali sfide che l'umanità deve affrontare per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità globali. Dare una seconda vita agli scarti alimentari trasformandoli in nuovi prodotti è uno dei modi di raggiungerli. Ecco alcune delle possibilità che emergono per riciclare gli scarti alimentari, da un’ottica ecologica e creativa.
Tessuti d’arancio
La moda sta rapidamente evolvendo verso l’adozione di materiali sostenibili, e uno degli approcci più promettenti è l’utilizzo degli scarti alimentari, come gli agrumi, per creare tessuti. Durante la loro lavorazione si produce una grande quantità di pastazzo (la polpa e la buccia rimasti dopo la spremitura), che tradizionalmente finisce nella spazzatura. Oggi, questo scarto può essere trasformato in cellulosa, che viene poi lavorata per ottenere una fibra tessile. Questa fibra può essere utilizzata da sola per produrre un tessuto completamente naturale o miscelata con altri materiali, come la seta, per ottenere un prodotto finito di alta qualità. Utilizzare gli scarti degli agrumi non solo riduce i rifiuti, ma promuove anche un ciclo di produzione tessile più ecologico, riducendo la dipendenza da risorse vergini e abbattendo l’impatto ambientale della produzione.
Allo stesso modo, le foglie di piante come l'ananas vengono spesso scartate, ma possono essere trasformate in un materiale alternativo alla pelle, che trova applicazione nell’industria della moda per borse, scarpe e giacche.
Birra dal pane
Gli scarti alimentari non si limitano solo a contribuire alla creazione di materiali non consumabili, ma anche a generare nuovi alimenti e bevande. Un esempio emblematico è l’utilizzo del pane invenduto per produrre birra. Ogni giorno, in molte città, vengono gettati enormi quantitativi di pane che, anziché finire tra i rifiuti, possono essere recuperati e utilizzati per creare birra artigianale, sfruttando i lieviti già presenti nel pane. In questo modo, si riduce lo spreco alimentare e si ottimizza l'uso di risorse naturali, diminuendo la quantità di malto d'orzo necessaria per produrre la birra.
Spalmarsi di mela
L’industria cosmetica sfrutta i residui di frutta, come le bucce e i semi, che solitamente vengono scartati durante la produzione di succhi e altri alimenti. Ad esempio, le bucce di mela, sono ricche di antiossidanti e possono essere trasformate in pasta di mela, un ingrediente altamente funzionale e utile per le formulazioni di prodotti per la pelle (creme o lozioni). Questi cosmetici sono noti per le loro proprietà idratanti e antiossidanti e possono essere realizzati in modo completamente sostenibile, con packaging ecologico, ad esempio con vetro riciclato o materiali biodegradabili.
Bioplastica
Un altro utilizzo degli scarti della lavorazione alimentare è quello degli…imballaggi. Si parte con l’estrarre da bucce e fibre dei biopolimeri naturali, come cellulosa e chitina. Questi biopolimeri sono una risorsa fondamentale per la produzione di imballaggi ecologici, che sostituiscono le plastiche tradizionali derivate dal petrolio. Le bioplastiche possono anche essere utilizzate per realizzare prodotti come utensili o contenitori, contribuendo a ridurre l'inquinamento da plastica e a limitare l'uso di risorse non rinnovabili. Molte aziende quando spediscono i loro prodotti ordinati online scelgono di imballarli in bioplastica: facci caso la prossima volta che ti arriverà un pacco!
Case di verdura
Un esempio particolarmente interessante di come gli scarti alimentari possano essere trasformati in risorse utili proviene dalla ricerca nell’ambito della bioedilizia. I ricercatori dell'Istituto di scienze industriali dell'Università di Tokyo hanno sviluppato un metodo rivoluzionario che consente di trasformare gli scarti di frutta e verdura in materiali da costruzione robustissimi.
Il processo si basa su una tecnica di "pressatura a caldo", già utilizzata per creare materiali da costruzione a partire da polvere di legno. Gli scarti alimentari, come le alghe, le bucce di arancia e cipolla, o le foglie di cavolo, vengono essiccati, polverizzati e miscelati con acqua e leganti. Successivamente, questa miscela viene pressata a alta temperatura per creare un materiale solido. I risultati sono sorprendenti: alcuni di questi materiali, come quelli ottenuti dalle foglie di cavolo cinese, hanno una resistenza alla flessione addirittura superiore a quella del cemento, mentre quelli ricavati dalla zucca, più deboli, possono essere rinforzati mescolandoli con altri scarti. Inoltre, questi materiali risultano resistenti a marciume, insetti e funghi, mantenendo sia la loro forza che un aspetto e un sapore inalterati anche dopo mesi di esposizione all’aria.
Il cibo diventa piatto
Una delle innovazioni a cui più siamo abituati in questo campo e che sicuramente ti è capitato di avere tra le mani almeno una volta è l’utilizzo delle fibre di mais per creare stoviglie compostabili, un’idea che contribuisce con facilità a ridurre la quantità di plastica monouso che inquina il nostro pianeta. Le fibre di mais, derivate dal processo di produzione del cereale e dai suoi scarti, come la crusca, offrono una soluzione naturale ed efficace per realizzare piatti, bicchieri e posate biodegradabili e compostabili.
Le fibre vegetali che rimangono dopo la raccolta del chicco vengono trattate per essere ridotte in polvere, che viene poi mescolata con un legante naturale. Successivamente, il composto viene modellato in forme di piatti, bicchieri e altri oggetti, che vengono infine essiccati e sterilizzati per garantire la loro durevolezza.
Si tratta di stoviglie sono completamente compostabili, il che significa che, se smaltite correttamente, si decomporranno in tempi relativamente brevi senza lasciare tracce inquinanti nell’ambiente. A differenza della plastica, che può impiegare centinaia di anni per decomporsi, le stoviglie in fibre di mais possono essere trasformate in compost utile per il terreno, contribuendo così alla riduzione dei rifiuti e alla promozione di pratiche agricole sostenibili. In poche parole si può riciclare sia lo scarto di frutta o verdura che consumiamo, sia il contenitore stesso! Oltretutto, la maggior parte di queste stoviglie può essere comunque riutilizzata se lavata a basse temperature.
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