Nel 1734 i Borboni inviarono alcuni coloni ischitani a Ponza a raccogliere legname per riparare e fabbricare i navigli del Regno di Napoli. Questi durante la spedizione, decisero di mettere a dimora la loro uva, la Biancolella, e di prodursi il proprio vino. Oggi la Biancolella di Ponza è considerata un vitigno autoctono in tutto e per tutto, con qualità e caratteristiche differenti da quello originario di Ischia
Dentro un bicchiere di vino, non c’è soltanto del vino. Ci sono idee, esperimenti, storie di famiglie che si intrecciano, si fondono e poi crescono. Dentro un bicchiere di vino ci sono filosofie di vita e di imprenditoria. Raccontare un vino significa raccontare persone e luoghi. Significa viaggiare, perché alla fine quello che chiediamo a un buon bicchiere è proprio questo: di portarci dentro una storia e donarci l’emozione di un viaggio, sorso dopo sorso.
Il vino protagonista di questa storia si chiama Faro della Guardia è prodotto dall’azienda vitivinicola laziale Casale del Giglio e ne vengono realizzate circa cinquemila bottiglie ogni anno. Salvo qualche rara, rarissima, occasione – questo vino si può trovare soltanto sulla piccola isola di Ponza: tremila abitanti, dieci chilometri quadrati di estensione al largo delle coste del sud laziale al cui interno sorgono due ettari di vitigno.
Il Faro della Guardia è un vino bianco il cui nome è stato scelto per omaggiare il maestoso faro dell’isola, edificato a fine Ottocento su una rocca a strapiombo sul mare, poco distante da dove sorgono oggi i vitigni di Biancolella, l’uva con cui è prodotto il vino. L’uva con cui inizia questo racconto.
Un vino da coloni
La Storia (quella con la maiuscola) vuole che il vitigno Biancolella, conosciuto anche come Jaunculella o Jaunculillosia, sia arrivato a Ponza grazie ad un viaggio. Alcuni coloni di Ischia (isola su cui nasce quest’uva) verso la metà del Settecento (era il 1734, stando ad alcuni racconti popolari tramandati) furono inviati dai Borboni a Ponza a fare legna per riparare e fabbricare i navigli del Regno di Napoli. Durante questa spedizione, dovendo anche ingannare il tempo, i coloni ischitani decisero di mettere a dimora la loro uva e di prodursi in totale autonomia il proprio vino.
«Circa dieci anni fa», ci racconta Antonio Santarelli, titolare di Casale Del Giglio, «abbiamo avuto l’opportunità di entrare in contatto con i viticoltori locali, che producevano sull’isola di Ponza piccole quantità di vino e di iniziare uno studio che ci ha permesso, prelevando inizialmente delle uve, di comprendere meglio le peculiarità di questo vitigno». È iniziato in questo modo grazie anche alla lungimiranza dell’enologo Paolo Tiefenthaler, un percorso che ha portato alla nascita di questo vino, ottenuto da uve di Biancolella vinificate in purezza, e coltivate sui terrazzamenti che caratterizzano l’isola di Ponza, sorretti dai tipici muri di pietre a secco, chiamati in gergo parracine.
Oggi la Biancolella di Ponza è considerata un vitigno autoctono in tutto e per tutto, con qualità e caratteristiche differenti da quello originario di Ischia. Come dichiarato anche dall’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura del Lazio, la Biancolella ponzese è una fotografia perfetta dell’adattamento della pianta al territorio e del lavoro dei contadini locali che per secoli hanno lavorato quelle terre e portato avanti, un piccolo passo alla volta, i frutti di quelle viti così antiche.
Un’esperienza unica
«I grappoli della Biancolella», continua Santarelli, «crescono a picco sulle scogliere e vengono accarezzati dalla brezza marina e maturati dal calore del sole, prima di essere raccolti uno ad uno con cura e attenzione. Il particolare microclima dell’isola, insieme al suo terreno vulcanico e calcareo, conferiscono al nostro vino un gusto sapido e minerale e rendono ogni calice un’esperienza unica».
Cinquemila bottiglie prodotte ogni anno non sono molte, ma non sono nemmeno così poche. Il Faro della Guardia si trova quasi esclusivamente a Ponza per scelta del produttore che ha voluto siglare una sorta di patto etico con la popolazione dell’isola. La posizione di Ponza, la particolarità della vigna terrazzata, il vento di mare e il sole rendono questo prodotto unico.
Ed è proprio questa unicità che merita di essere premiata facendo trovare il vino solo a chi avrà voglia di andarselo a cercare. Se quell’uva così antica cresce e matura lì, allora è lì che deve restare. A disposizione degli isolani impiegati nelle attività di ristorazione e di tutti i viaggiatori che vorranno prendere un traghetto per passare del tempo a Ponza. Un modo sincero ed etico (e soprattutto non scontato) per dare un valore tangibile a una terra e ai suoi prodotti.
Il Faro della guardia contiene una peculiarità che pochi altri vini posseggono: in ogni sorso puoi sentire lo spazio e il tempo fondersi insieme. Ogni assaggio è quasi un’esperienza fisica. Prima sei a Ponza, su una scogliera vista mare.
Poi sei nel regno dei Borboni nel XVIII secolo; al terzo sorso sei nel terreno di un piccolo produttore locale e quindi su un vitigno terrazzato spazzato dal vento e dall’aria di mare. Lo stesso vento e lo stesso sole di quasi trecento anni fa. Tutto questo è possibile trovarlo dentro ogni bicchiere e dentro ogni acino di Biancolella.
A Ponza si scherza spesso sull’unicità di questo loro prodotto. Dicono che se vuoi bere la Biancolella, allora devi venire a Ponza! E in fondo hanno ragione loro. E in questa estate bollente cosa c’è di meglio di un’isola e di un vino bianco, freddo e sapido, da gustare dopo una lunga giornata in mare? La Biancolella, alla fine, val bene un viaggio.
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