Il dicastero per la Dottrina della fede ha convocato il 20 giugno monsignor Carlo Maria Viganò «affinché lo stesso possa prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è stato accusato». Lo ha annunciato lo stesso Viganò sui suoi profili social: «Considero le accuse contro di me un onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi», ha scritto l’arcivescovo su X.

Le accuse

L’accusa rivolta all’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti è tra le più gravi e temute. Il canone 1364 del diritto canonico recita: «L’apostata, l’eretico e lo scismatico incorrono nella scomunica latae sententiae». Il processo aperto dal Vaticano, ampiamente previsto, è un procedimento penale extragiudiziale.

In particolare, le accuse nei confronti di Viganò ruotano attorno ad alcune affermazioni pubbliche che devierebbero dalle posizioni della Santa sede: dalla negazione della legittimità di papa Francesco al rifiuto dei prìncipi del Concilio Vaticano II. Nell’agosto del 2018 era arrivato a chiedere le dimissioni di Bergoglio accusandolo di aver coperto, con il silenzio, il cardinale americano Theodore McCarrick, accusato di aver molestato sessualmente un 18enne nel 1977. 

Le parole di Viganò e di Parolin

L’arcivescovo Viganò affida ai social il suo commento sul procedimento aperto dal Vaticano: «Presumo che la sentenza sia già stata preparata dato che si tratta di un processo extragiudiziale. Io considero le accuse contro me un onore. È necessario che l'Episcopato, il clero e il popolo di Dio si chiedano seriamente se sia coerente con la professione della fede cattolica assistere passivamente alla distruzione sistematica della Chiesa da parte dei suoi leader proprio come altri sovversivi stanno distruggendo la società civile. Nessun cattolico degno del nome può essere in comunione con questa “chiesa bergogliana” perché agisce in chiara discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo».

Poi le parole durissime verso Bergoglio: «La Chiesa cattolica è stata lentamente ma inesorabilmente rilevata e a Bergoglio è stato affidato il compito di renderla un'agenzia filantropica, la “chiesa dell'umanità, dell'inclusione, dell'ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa cattolica: è la sua contraffazione».

«Mi dispiace tantissimo perché ho sempre apprezzato monsignor Viganò come grande lavoratore, fedele alla Santa Sede ed era di esempio, anche quando è stato nunzio ha lavorato bene», ha affermato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. «Viganò – osserva Parolin a margine di un evento all’università Urbaniana – ha assunto alcuni atteggiamenti e gesti di cui deve rispondere. È normale che la Dottrina della fede abbia preso in mano la situazione svolgendo una indagine necessaria per approfondire la situazione».

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