«Mille volte ho detto no, mille volte ho cercato di tergiversare, di andare oltre, di non farci caso». C’è una costante nel racconto che l’allieva della scuola per ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza di Coppito-L’Aquila affida a chi sta indagando sull’abuso che a maggio scorso avrebbe subito da parte di un capitano in servizio nella stessa caserma. La costante è il “no” alle continue attenzioni del graduato, oggi accusato di violenza sessuale e lesioni.

La memoria

Nella memoria consegnata agli investigatori l’allieva scrive, così come ribadito nella denuncia presentata in questura a L’Aquila, di aver conosciuto il capitano a novembre 2022 mentre svolgeva la specializzazione presso la scuola nautica di Gaeta.

«Iniziava a corteggiarmi, invitandomi ripetutamente ad uscire con lui e io con garbo rifiutavo». Poi l’incontro a Roma, dove la ragazza si era recata per salutare un’amica, e un pranzo insieme in centro, consumato velocemente, quasi a voler porre fine al circolo vizioso che si era instaurato.

I due, da allora, si rivedono solo a gennaio del 2024: lei è entrata in accademia, la stessa dove lui, anni 33, è appunto in servizio. «Mi disse che mi avrebbe fatto passare l’inferno», si legge nella memoria del 28 maggio. «Si vantava delle sue conquiste, mi scriveva quando voleva, mi chiese di stare insieme nei weekend, si avvicinava quando faceva lezione in aula (…), mi scrisse in palestra e mi disse «ti sto mangiando con gli occhi con il piercing e con quel culo”». Anche nelle conversazioni sui social «i suoi riferimenti erano sempre allusivi nel senso che si evinceva l’interesse nei miei confronti che io non ho mai alimentato e ricambiato», ribadisce la finanziera.

Da ultimo la richiesta dell’ufficiale alla ragazza di recarsi a casa sua per parlare di esami. Nelle carte giudiziarie si legge: l’ufficiale «attirava l’allieva nella propria abitazione con la promessa di fornirle preventivamente le risposte ad un test d’esame e in casa l’aggrediva e la violentava (…) nonostante l’allieva gli avesse esplicitamente negato il consenso con espressioni del tipo “non è il contesto quindi non voglio”».

Ricordando le parole utilizzate dal capitano durante la presunta violenza, la ragazza nella memoria scrive anche che è come se il graduato avesse voluto intendere «che io lo provocavo con quanto pubblicato su Instagram». A ogni modo i fatti vengono subito denunciati, anche grazie ai vertici della caserma con cui la ragazza si confida e che la sollecitano a recarsi nell’immediato in questura.

«Senza scrupoli e senza pudore», riferirà la ragazza, difesa dall’avvocato penalista Francesco Vetere del foro di La Spezia, in sede di denuncia. «Senza scrupoli e senza pudore», sono dunque le parole con cui descriverà l’atteggiamento del capitano.

«Disprezzo per le allieve»

Nell’inchiesta su cui, oltre alla procura aquilana indaga anche quella militare di Roma, sono poi coinvolti altri tre capitani, tutti trentenni. Sono accusati di maltrattamenti in famiglia, con le aggravanti «di aver commesso il fatto approfittando della loro qualità di ufficiali istruttori e della loro posizione di supremazia nei confronti di allieve marescialle subordinate così ostacolando la privata difesa».

L’ipotesi investigativa su cui si lavora è quella, come già anticipato da questo giornale, secondo cui altre ragazze, ancora in corso di identificazione, sarebbero state vittime dei comportamenti dei graduati, i cui telefoni e computer sono stati attualmente sequestrati. E ancora l’ipotesi al vaglio è che i capitani «promettessero in cambio di prestazioni sessuali aiuti indebiti per il superamento degli esami del corso».

Intanto nelle ultime ore gli investigatori hanno raccolto le testimonianze di altre studentesse, chiamate a rendere sommarie informazioni, specie sul clima e sull’atmosfera caratterizzante la caserma-modello di Coppito, passerella di numerosi esponenti del governo.

Da ultimo, oltre a quelle dei ministri Piantedosi e Sangiuliano in occasione della cerimonia di giuramento degli allievi finanzieri, si ricorda la visita della sottosegretaria per l’Economia e le finanze, Lucia Albano, che ha lodato l’accademia, elogiandone i «giovani schierati nelle belle uniformi pronti a servire il paese».

Dalle chat del gruppo WhatsApp composto dai quattro graduati coinvolti – e immediatamente trasferiti da Coppito – emerge inoltre un certo «disprezzo» per le allieve della caserma. Disprezzo che viene sottolineato dagli stessi magistrati che vogliono far luce sulla vicenda.

«La scoperesti? Sì fortissimo», dicono gli ufficiali nella chat richiamata, piena di foto e video sulle ragazze. «La scoperei per mostrare tutto il mio disprezzo per un essere che irrimediabilmente me lo metterebbe nel culo», risponde un altro. E il collega ribatte: «Troie, chissà dove stanno scopando».

È con queste parole pertanto che le aspiranti finanziere vengono descritte. Sono «le stesse finanziere – chiosano i magistrati – che ai capitani erano state affidate per ragioni di istruzione». Ma alla fine i loro educatori non si sarebbero rivelati tali.

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