Non tutta la politica condanna fermamente le violenze e le torture avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. C’è il silenzio del Movimento 5 Stelle, alle prese con i problemi interni sì, ma che allora era al governo con il Pd ed esprimeva il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. E poi ci sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni: i due leader di Lega e Fratelli d’Italia si sono schierati al fianco degli agenti arrestati. Non solo loro: anche i sindacati più che prendersela con i loro colleghi, se la prendono con i quotidiani che informano sulla «orribile mattanza» avvenuta nell’istituto di pena campano e annunciano provvedimenti.

Il silenzio del Movimento 5 Stelle

La “spedizione punitiva” degli agenti della polizia penitenziaria è avvenuta il 6 aprile 2020. Allora al governo c’era il Movimento 5 Stelle con il Partito democratico. Dopo l’uscita delle prime notizie sui pestaggi, il loro esecutivo aveva risposto a un’interrogazione parlamentare del 16 ottobre scorso dicendo che ciò che era successo era solo una «doverosa azione di ripristino di legalità e agibilità dell’intero reparto». Allora ministro della Giustizia era un pentastellato, Alfonso Bonafede.

Domani ha chiesto all’ex capo del Dap Francesco Basentini – fortemente voluto proprio da Bonafede e che era stato informato della “perquisizione straordinaria” dal provveditore Antonio Fullone – se il ministro ne fosse stato messo al corrente, ma non ha voluto rispondere.

Forse è per questo motivo, o forse perché è alle prese con la querelle Grillo-Conte, che dal Movimento non si è levata ancora nessuna ferma condanna dalle personalità di vertice. Dopo la pubblicazione dei video, abbiamo chiesto una dichiarazione al capo politico ad interim Vito Crimi, ma il suo portavoce ha detto che era irreperibile per le vicende interne ai 5 Stelle.

La destra con i poliziotti

Non solo condanne e silenzi, c’è anche chi sta con i poliziotti. Come il segretario della Lega Matteo Salvini, che oggi alle 17 è atteso fuori dal carcere di Santa Maria Capua Vetere per testimoniare la sua solidarietà agli uomini delle forze dell’ordine coinvolti nell’inchiesta.

Dopo la pubblicazione dei video, il segretario della Lega non ha voluto commentare su Domani le violenze perpetrate dagli agenti nel carcere campano. Si è espresso solo ieri mattina, affermando che «Serve rispetto per uomini in divisa che ci proteggono in strada, i singoli errori vanno puniti. Conosco quei padri di famiglia sotto accusa e sono convinto che non avrebbero fatto nulla di male». E per dimostrare il suo sostegno si presenterà proprio fuori la prigione del «massacro».

Nessun commento invece dalla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che si è limitata a dare sostegno agli agenti arrestati nella giornata di lunedì, a cui aveva espresso «solidarietà e vicinanza»: «Fratelli d’Italia ha piena fiducia nella Polizia Penitenziaria, negli agenti e nei funzionari del Dap intervenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per reprimere la gravissima rivolta organizzata dai detenuti durante il lockdown», aveva affermato in una nota alle agenzie lunedì.

Il vicepresidente della Camera di Fdi, Fabio Rampelli, era stato ancora più netto esprimendo il suo «sconcerto» per gli arresti: «Qualcuno ha la memoria corta. Gli agenti furono completamente abbandonati dalle istituzioni. La magistratura forse dovrebbe indagare su quello e non su agenti che compiono quotidianamente il loro dovere senza risorse umane sufficienti, senza dotazioni adeguate».

I sindacati all’attacco (dei giornali)

Chi difende a spada tratta gli autori dei pestaggi sono i sindacati. Dopo gli arresti, tutte le sigle – dal Sappe, alla UilPa, fino alla Fp Cgil – avevano espresso la loro solidarietà ai 52 poliziotti arrestati. Nessuna marcia indietro c’è stata dopo la pubblicazione dei video e delle prove a carico dei loro colleghi. Al contrario, i vari segretari se la sono presa con quei quotidiani che hanno raccontato le violenze e hanno dato conto all’opinione pubblica dei funzionari di polizia coinvolti.

Sia il segretario del Sappe, Donato Capece, sia quello di Fp Cgil, Stefano Branchi, hanno scritto due diverse lettere. Branchi protesta con il capo del Dap: «Appare del tutto discutibile ed aberrante, tenendo altresì conto delle eventuali violazioni normative in materia di privacy», stigmatizzando «la diffusione mediatica, specie a mezzo stampa locale, delle specifiche generalità (compreso foto) dei poliziotti penitenziari coinvolti nei fatti argomenti».

Donato Capece invece parla di “gogna mediatica”: «La polizia penitenziaria è formata da persone che hanno valori radicati, un forte senso d’identità e d’orgoglio». Poi annuncia una reazione: «Il Sappe intende anche costituirsi parte civile nei confronti di coloro i quali, con il loro scorretto comportamento professionale, hanno di fatto prodotto ed alimentato una campagna denigratoria verso tutta l’istituzione penitenziaria, che ogni giorno svolge delicati compiti istituzionali, e messo in serio pericolo l’incolumità delle persone».

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